Sabato 18 Maggio 2024

16.02-22 Mindestsicherung a ViennaIn Austria si sta discutendo in questi giorni di “reddito minimo di cittadinanza”. In realtà si chiama “Mindestsicherung” (che vuol dire “assicurazione minima”), ma corrisponde grosso modo al meccanismo che si vorrebbe introdurre anche in Italia, per dare una mano a chi è senza lavoro. In Austria il “reddito di cittadinanza” esiste già e ora se ne discute per limitarne gli abusi e le storture.

L’urgenza è motivata dall’arrivo in massa di profughi dalla Siria e da altre regioni in guerra. Lo scorso anno ne sono passati 700 mila, che hanno proseguito il viaggio per la Germania e la Svezia, ma 90.000 si sono fermati in Austria e vi hanno chiesto asilo. Si stima che ad almeno la metà di essi verrà concesso e, da quel momento, anche i nuovi venuti beneficeranno dell’aiuto pubblico, con un aumento esorbitante dei costi, che potrebbe mandare in tilt il welfare state austriaco.

Attualmente chi è senza reddito riceve in Austria 827,82 euro al mese, per 12 mesi all’anno. Se è sposato o convive, l’importo sale a 1.241,74 euro. Se in famiglia vi sono figli minori si aggiunge un contributo di 149 euro per figlio; se vi sono altre persone adulte a carico, si aggiunge un contributo di 620,81 euro. Questo spiega perché nel diritto del lavoro non esista un “articolo 18” e perché in Austria un’azienda possa licenziare i suoi dipendenti quando vuole, perché per essi esiste comunque un paracadute pubblico che, per una famiglia di più persone, può sfiorare o superare i 2.000 euro al mese. Naturalmente se in famiglia qualcuno fa un lavoretto, magari part-time, la “Mindestsicherung” non salta, ma viene ridotta, in maniera da garantire comunque quel non disprezzabile reddito minimo che abbiamo indicato prima.

Il sistema per il momento regge, con un costo per lo Stato che lo scorso anno è stato di 673 milioni. Ma potrebbe non reggere più quest’anno, con l’estensione della Mindestsicherung a decine di migliaia di rifugiati, i quali, non disponendo almeno inizialmente di alcun reddito, riceverebbero dallo Stato l’intero importo previsto, facendo salire l’onere complessivo oltre il miliardo.

Vi è poi un’anomalia da sanare: vi sono più beneficiari di “reddito di cittadinanza” a Vienna che non in tutti gli altri Länder messi insieme e ad essi – ai viennesi – vanno i due terzi dell’importo erogato (427 milioni su 673). È chiaro qui che qualcuno imbroglia, perché non è possibile che tutti i disoccupati si siano dati appuntamento nella capitale.

Da ciò il progetto di riforma che mira, da un lato, ad evitare abusi e, dall’altro, a contenere i costi. Una prima misura fissa un tetto massimo del contributo in 1.500 euro. L’importo non sarà più erogato interamente in contanti, ma in forma di pagamento di affitti, bollette del gas, generi alimentari. Sarà ridotto gradualmente a chi rifiuta offerte di lavoro senza giustificati motivi. Infine, poiché un simile aiuto di “papà Stato” potrebbe far venire la voglia di restare disoccupati a vita, è previsto un bonus incentivante, ma temporaneo, per chi trova lavoro.

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