Giovedì 19 Settembre 2024

C’è qualcosa che non torna nell’attentato terroristico di matrice islamica sventato a Vienna. C’era davvero il rischio che qualcuno facesse esplodere una bomba in mezzo alla folla accorsa per uno dei tre concerti di Taylor Swift all’”Ernst Happel” Stadion? O, in altre parole, era necessario annullare i concerti, per i quali erano stati venduti da mesi 195.000 biglietti? Evidentemente c’è qualcosa che la Polizia austriaca e i servizi di intelligence non ci hanno detto.

I dubbi sono giustificati innanzitutto dai personaggi coinvolti nell’operazione. Le forze dell’ordine hanno arrestato un giovane di 19 anni, di famiglia originaria della Macedonia del Nord (ex Jugoslavia), che ha reso piena confessione; un giovane di 17 anni, con genitori della Turchia e della Croazia, che invece ha negato e continua a negare ogni responsabilità nell’attentato. L’accusa per entrambi è di associazione terroristica e organizzazione criminale.

Un terzo giovane di 18 anni, di nazionalità irachena, è stato arrestato oggi, perché aveva saltuari contatti con il sospettato principale e per il quale – come ha ammesso il ministro degli Interni, Gerhard Karner – non sussiste alcun indizio che fosse partecipe del progettato attentato al concerto di Taylor Swift. Un quarto giovane di 15 anni, di origini turche, è stato interrogato e poi rilasciato, perché evidentemente non c’entrava nulla con l’attentato.

In altre parole, la Polizia ha individuato una sola persona certamente intenzionata ad ammazzare più “infedeli” possibili e altre due che negano ogni responsabilità, pur ammettendo di essere simpatizzanti o addirittura membri dello Stato islamico. Erano coinvolti altri attentatori di cui ancora non sappiamo nulla? La risposta dovrebbe essere negativa, perché, se è vero che il principale imputato ha vuotato il sacco, la polizia ne conoscerebbe l’identità e li avrebbe già arrestati.

Il secondo elemento che suscita qualche dubbio è l’”arsenale” predisposto per compiere l’attentato. Non ci sono bombe ad orologeria, non ci sono granate, non ci sono cariche di esplosivo, ma soltanto un ordigno esplosivo fatto in casa, composto da sostanze chimiche liquide, trovato in casa del sospettato principale. Nelle abitazioni degli altri attestati non è stato trovato nulla, se non materiale di propaganda jihadista.

E le armi c’erano? Sì, ci dice la polizia, molti coltelli e machete. Non pistole, non fucili mitragliatori e nemmeno un kalashnikov. Senza armi da fuoco, che cosa pensava di fare l’attentatore (o gli attentatori, ammesso che fossero più d’uno) dopo aver fatto esplodere la bomba “liquida”? La giovane età e l’assoluta mancanza di addestramento di certo non possono far sottovalutare il pericolo. Anche l’attentatore che nel novembre 2020 sparò all’impazzata nella zona della Schwedenplatz aveva solo vent’anni (e curiosamente era di origine macedone come il mancato attentatore di ieri), ma imbracciava una potente arma da fuoco.

Un ultimo punto interrogativo riguarda l’annullamento dei tre concerti. Una volta arrestato quello che al momento sembra essere l’unico attentatore, quali ragioni c’erano di suscitare un ingiustificato allarme nella popolazione e un danno d’immagine per Vienna, che d’ora in poi potrà sembrare una città meno sicura? Per non parlare del danno alla Barracuda Music, organizzatrice del concerto, che dovrà rimborsare il prezzo di 195.000 biglietti.

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