Giovedì 19 Settembre 2024

Alla fine la “cellula terroristica” che ha fatto annullare i concerti di Taylor Swift a Vienna era formata da una sola persona di 19 anni, armata di una bomba rudimentale fatta in casa con esplosivo chimico liquido (ma non ancora funzionante) e di una collezione di coltelli e machete (di cui, però, essendo solo, avrebbe potuto usare uno alla volta). Degli altri due arrestati, uno ha sempre negato di essere partecipe del progettato attentato e l’altro è risultato completamente estraneo, come ha ammesso lo stesso ministro degli Interni, Gerhard Karner.

Tanto rumore per nulla? Sì è no. Dalle indagini risulta che il giovane islamico invasato, sedotto in tempi recenti dall’Is, avesse davvero intenzione di uccidere più persone possibili al concerto della pop-star statunitense. È stato un bene, quindi, bloccarlo in tempo, prima che potesse nuocere. Ma intorno al suo arresto si è fatto probabilmente troppo rumore, con uno spiegamento spropositato di forze di polizia e con interventi in diretta tv di ministri e dello stesso cancelliere. E soprattutto la conseguenza è stata l’annullamento dei tre concerti di Taylor Swift, per i quali da mesi erano stati venduti tutti i 195.000 biglietti disponibili, quando ormai il pericolo era scampato.

Perché è accaduto tutto questo? Perché l’arresto di un “apprendista attentatore” è stato fatto sembrare come l’arresto di Bin Laden? La risposta è probabilmente nei tempi stretti o strettissimi in cui si è svolto il tutto. Gli inquirenti hanno individuato il giovane aspirante terrorista un paio di giorni prima dei concerti. Non hanno avuto il tempo necessario per approfondire le indagini (pedinarlo, intercettare le sue telefonate, verificare che ci fossero complici) e di conseguenza, per ragioni di cautela, hanno agito valutando l’ipotesi peggiore e cioè che con lui vi fossero molti complici, armati e istruiti dall’Is. Quando poi hanno scoperto che il diciannovenne agiva praticamente da solo e che, arrestato lui, non sussistevano più altre minacce, era troppo tardi per tornare indietro.

Il risultato surreale è il danno d’immagine per l’Austria e per le sue forze di polizia. “L’arresto del giovane – ha osservato Paul Schliefsteiner, dell’Austrian Center for Intelligence Propaganda and Security Studies di Graz – è un parziale successo per il terrorismo”. Intervistato dalla Kleine Zeitung, ha dichiarato: “Se un mega evento (come il concerto di Swift, nda) viene affondato da poche persone, senza grandi mezzi, questo dimostra quanto la società austriaca si senta insicura”. In proposito, secondo lo studioso di Graz, non ci sono informazioni convincenti da parte del governo e delle fonti ufficiali (lo avevamo scritto anche noi venerdì scorso) e alla fine “si deve prendere atto che Vienna rimane l’unica città al mondo dove questo concerto non ha potuto aver luogo”.

Interessanti alcuni dettagli trapelati sull’identificazione dell’attentatore. Il ministro Karner aveva rivelato che informazioni generiche di possibili attentati erano giunte a Vienna da due diversi servizi di intelligence stranieri. Sono segnalazioni che avevano indotto ad alzare la guardia, ma altro non era possibile fare, perché sarebbe stato come cercare l’ago in pagliaio.

Alla vigilia quasi del concerto, invece, la NSA (National Security Agency) era stata in grado di comunicare nome e cognome del sospettato all’HNaA (Heeres Nachrichtenamt), il Servizio informazioni dell’Esercito austriaco. I sistemi tecnologicamente avanzati americani di videosorveglianza avevano intercettato in rete il video in cui il diciannovenne prestava giuramento di fedeltà all’Is. Da allora lo avevano tenuto costantemente sotto sorveglianza, cosa non possibile in Austria, sia perché la legislazione non lo consente, sia per l’indisponibilità di infrastrutture e di personale qualificato. L’HNaA ha subito passato l’informazione alla DSN (Direktion Staatsschutz und Nachrichtendienst), la Direzione per la protezione dello Stato e il Servizio informazioni. Il seguito è noto.

In questa parte della vicenda colpisce soprattutto il fatto che la NSA non si sia rivolta direttamente alla DSN, ma lo ha fatto tramite il Servizio informazioni dell’Esercito. Se ne deduce che l’organo di intelligence austriaco, alle dipendenze del Ministero degli Interni, non gode di buon nome all’estero. Sicuramente non lo gode negli Usa. La DSN e soprattutto la struttura che l’aveva preceduta fino al 2021, il BVT (Bundesamt für Verfassungsschutz und Terrorismusbekämpfung) non avrebbero dato prova di grande affidabilità. Nel 2020 non erano riusciti a sventare l’attentato di un giovane di 20 anni, di origini macedoni, che nella Schwedenplatz di Vienna aveva ammazzato con un fucile mitragliatore 4 persone, ferendone una ventina di altre. Quattro mesi fa avevano arrestato Egisto Ott, un loro alto funzionario. Da anni spiava per i russi e non se n’erano accorti. Per non parlare dell’”Affäre” che nel 2018 aveva condotto la Procura nazionale anticorruzione a perquisire gli uffici del BVT per presunti abusi e intrecci con il potere politico, ragione per cui poco dopo il governo si era visto costretto a liquidare questa struttura e a sostituirla con quella della DSN.

NELLA FOTO, il dirigente di Polizia Omar Haijawi-Pirchner, direttore della DSN dal giorno della sua fondazione. Haijawi-Pirchner è figlio di un immigrato giordano e di una austriaca.

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