Domenica 2 Giugno 2024

12.11.14 Eurofighter austriaci 1684196La bomba non è ancora scoppiata, ma sta per scoppiare. È stata “sganciata” da uno dei 15 caccia intercettori Eurofighter acquistati dall’Austria nel 2002 e da sempre sospettati di essere al centro di uno passaggio di mazzette, per agevolarne la vendita. Sono passati dieci anni da allora e le inchieste più volte avviate dalla magistratura austriaca si erano sempre arenate senza giungere ad alcun risultato.

 

Ma stavolta la musica è diversa. A far riaprire quasi per caso il “dossier Eurofighter” era stato  lo scorso anno l’arresto a Roma del mediatore finanziario Gianfranco Lande, il “Madoff dei Parioli”, accusato di un crack da 300 milioni di euro, che aveva coinvolto 1.700 investitori grandi e piccoli, tra cui alcuni nomi noti dello spettacolo e dello sport. Mentre indagava sui suoi affari, la Guardia di finanza aveva scoperto che attraverso la sua società decine e decine di milioni legati all’affare Eurofighter erano finiti in Austria.

 

La notizia non poteva passare inosservata agli inquirenti austriaci, che, avvalendosi delle informazioni ricevute dalla Guardia di finanza, aveva subito riaperto le indagini. Indagini discrete, di cui nessuno si era accorto fino a qualche giorno fa, fino a quando cioè la Procura di Vienna e quella di Monaco hanno disposto congiuntamente una raffica di perquisizioni in Austria, Germania e Svizzera, in abitazioni e uffici di persone legate al consorzio Eads, colosso dell’aerospazio e della difesa che ha prodotto e venduto gli Eurofighter. Il sospetto è che siano stati pagati fino a 180 milioni di euro, per corrompere chi doveva deciderne l’acquisto.

 

Per ora sono indagate una dozzina di persone. Nessun politico tra loro, ma è probabile che prima o poi qualche nome verrà fuori. Perché l’ultima parola sull’acquisto degli Eurofighter, la più costosa commessa che si sia mai vista nella storia delle forze armate austriache, l’ha data il governo, che all’epoca era quello di centrodestra, presieduto da Wolfgang Schüssel, con la partecipazione del partito di Haider.

 

Ricordiamo, en passant, che allora tutto lo stato maggiore dell’esercito (in Austria non esiste l’aeronautica e i reparti di volo sono inquadrati nell’esercito) era favorevole all’acquisto di caccia intercettori Saab, meno costosi e prodotti dalla stessa azienda svedese che venti anni prima aveva fornito i Draken fino ad allora in dotazione e ormai da rottamare. Il governo preferì invece il concorrente dell’Eads, molto più costoso. Non fu una decisione facile, perché Haider, leader di uno dei due partiti della coalizione, era visceralmente contrario agli Eurofighter. Anzi, aveva impostato la sua campagna elettorale del 2002 usando lo slogan “Jörg Haider stoppt den Abfangjäger Kauf” (“Jörg Haider blocca l’acquisto dei caccia intercettori”), uno slogan che compariva anche sui suoi manifesti. Poi, da un giorno all’altro, aveva cambiato idea e i suoi ministri nel governo avevano detto di sì all’acquisto.

 

L’indagine in corso forse darà una spiegazione a quella strana giravolta. Una traccia la si trova già nel finanziamento di 5 milioni di euro da parte dell’Eads al Lakeside Tchnologiepark di Klagenfurt, fortemente voluto dal governatore. Nulla di illecito: nel contratto di acquisto degli Eurofighter erano previsti interventi finanziari dell’Eads in favore dell’economia austriaca. Il problema è che alla fondazione del parco tecnologico Lakeside sono giunti 4 milioni. E il quinto che fine ha fatto?

 

Nella foto, un Eurofighter austriaco in fase di rullaggio alla base di Zeltweg, in Stiria.

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