Sabato 18 Maggio 2024

images70M72NUWNello scorso inverno i giornali riferirono di uno sciatore italiano che si era infortunato sulle piste di sci del Tirolo. Era stato soccorso e curato in una clinica di Innsbruck, ma alla fine aveva dovuto pagare il conto, pur esibendo la tessera sanitaria. Il turista giustamente s’era lamentato: “Siamo o non siamo in Europa? Possibile che non si sia pensato a un rapporto di reciprocità tra i servizi sanitari dei Paesi membri?”.

 

La risposta alle domande legittime dello sciatore infortunato è affermativa. Quell’integrazione tra i servizi sanitari effettivamente esiste, tant’è che chi si è trovato nella necessità di ricorrere alle cure di un ospedale di Klagenfurt o di Villach non ho dovuto metter mano al portafogli (o forse ha dovuto pagare solo il conto peraltro piuttosto salato dell’elicottero, se è stato soccorso in montagna o in zona impervia).

 

Perché allora la pretesa del pagamento cash della clinica di Innsbruck? Perché in Tirolo non arrivano soltanto turisti del Friuli Venezia Giulia, ma da tutta Italia. E in altre regioni del “bel paese” i tempi di rimborso da parte delle Aziende sanitarie non sono relativamente rapidi come i nostri. Dal servizio studi della Camera dei deputati sul decreto che sblocca i pagamenti delle pubbliche amministrazioni si apprende infatti che in Piemonte, Lazio e Sicilia il ritardo mediamente è di due mesi; in Campania è di 5 mensilità, con un picco di 7 a Napoli.

 

Quel che accade nella sanità si ripete anche in altri settori. Nell’edilizia 8 aziende su 10 hanno crediti nei confronti dello Stato che risalgono allo scorso anno o a tempi addirittura anteriori; soltanto in questo 2013 i ritardi sono mediamente di 235 giorni. In generale, secondo l’Osservatorio di Confartigianato, le pubbliche amministrazioni ci mettono in media 170 giorni a pagare.

 

Siamo partiti menzionando il caso capitato allo sciatore italiano in Austria, perché anche nella vicina repubblica lo Stato è un… lento pagatore. E i creditori, aziende e privati cittadini, se ne lamentano, paragonando i tempi di saldo delle fatture dei privati e del settore pubblico (Stato federale, Länder, Comuni). Per questi ultimi il bonifico arriva entro il mese. Anzi, risulta da un’indagine, che due aziende su tre riescono a saldare il conto prima di 25 giorni.

 

E il pubblico? Qui le cose si mettono male, si fa per dire. I dati ufficiali rivelano che nei pagamenti si può arrivare addirittura – udite udite! – a un ritardo di 41 giorni. Capito? Tempi che in Italia sarebbero considerati eccellenti e per i quali qualsiasi privato fornitore di merci o servizi metterebbe la firma, in Austria sono motivo di allarme e preoccupazione. E, come noi facciamo la differenza tra la nostra regione e quelle del sud, così in Austria si sottolinea la differente “Zahlungsmoral” (morale nei pagamenti) tra i Länder dell’ovest e quelli dell’est. Nei primi il settore pubblico è più rapido nel saldare i propri debiti: lo fa mediamente in 36 giorni; negli altri ci impiega più tempo. In Stiria e a Vienna si arriva addirittura, pensate un po’, a… 44 giorni.

 

Fortuna che il governo è corso ai ripari, adottando in marzo la nuova direttiva europea, che fissa l’obiettivo del pagamento (soltanto nel campo sanitario) entro i 30 giorni. Quello dei 30 giorni, come si evince dalla direttiva, è un obiettivo da raggiungere, non un termine perentorio immediato. Eppure in Austria ci si lamenta che non sia stato subito applicato ovunque, osservando che una simile negligenza da parte dello Stato potrebbe causare l’insolvenza di molte aziende private. Da parte dello Stato si replica che la direttiva europea è stata presa in seria considerazione, ma che l’applicazione richiede gradualità e che per questo si conta sulla pazienza dei creditori.

 

Il confronto con l’Italia e con la condizione in cui devono operare le nostre imprese è sconfortante. Da quanto abbiamo riferito emergono due considerazioni. La prima è che una delle tante ragioni per cui l’Austria risulta così attraente per gli imprenditori italiani, tanto da aver indotto alcuni a trasferirvi la loro attività, sono i tempi di pagamento dello Stato e degli altri enti pubblici territoriali: tempi brevi e soprattutto certi.

 

La seconda considerazione è che la pretesa della clinica di Innsbruck di essere pagata direttamente dallo sciatore infortunato, senza attendere il rimborso chissà quando da una azienda sanitaria italiana forse non riflette lo spirito europeo, ma è perfettamente comprensibile, considerando i tempi di pagamento delle pubbliche amministrazioni italiane.

 

[Questo articolo è già stato pubblicato in “Realtà Industriale”, mensile di Confindustria Udine]

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