Sabato 18 Maggio 2024

16.06.30 Elezioni in Austria, voti per postaLa Corte costituzionale austriaca ha sentito ieri i rappresentanti dei due candidati alla presidenza della Repubblica, Norbert Hofer, dell’Fpö (destra liberalnazionale), e Alexander Van der Bellen (candidato indipendente, ma in passato portavoce dei Verdi). Quest’ultimo ha vinto – o avrebbe vinto – le elezioni, battendo l’avversario per soli 30.864 voti. Il condizionale è d’obbligo, poiché l’Fpö ha presentato ricorso contro il risultato, denunciando una mole incredibile di irregolarità. La votazione, quindi, potrebbe essere dichiarata nulla e si renderebbero necessarie nuove elezioni.

Per questo la Corte costituzionale è al lavoro e, ovviamente, ha accantonato tutti i suoi precedenti impegni, per dare la precedenza a questo caso, considerandolo prioritario, perché riguarda la massima carica dello Stato. Come abbiamo già riferito in questo blog, nei primi quattro giorni della scorsa settimana la Corte aveva interrogato 67 di quelle che potremmo definire “persone informate sui fatti” (ma che presto però potrebbero finire sotto processo come imputati di falso in atto pubblico, come spiegheremo più sotto): dirigenti degli uffici elettorali del ministero, delle circoscrizioni, dei singoli comuni, presidenti di seggio e scrutatori.

Ieri è stata la volta dei legali dei due candidati e del dirigente dell’ufficio elettorale al Ministero degli interni, Robert Stein. Nessuna delle parti ha sostenuto che nel corso delle elezioni siano stati commessi brogli. Fuori discussione, invece, le irregolarità, consistite soprattutto nell’inizio dello spoglio delle schede inviate per posta prima dell’ora fissata per legge (le 9 del lunedì mattina) e non sempre in presenza di tutti gli scrutatori.

Le tesi delle due parti sono ben chiare. I legali di Van der Bellen sostengono che i comportamenti irrituali di scrutatori e funzionari addetti alle elezioni ci sono stati, ma non abbiano in alcun modo influito sul risultato. Non servirebbe, dunque, ripetere le elezioni. Per richiamare i cittadini alle urne occorrerebbero indizi di manipolazioni, che invece mancano del tutto. Persino gli scrutatori dell’Fpö (il partito del candidato perdente, che ha presentato ricorso) hanno negato categoricamente che vi siano stati brogli

I legali di Hofer, al contrario, ritengono che il mancato rispetto delle norme di legge sia sufficiente da solo per invalidare le elezioni e indire nuove votazioni. Un giudice della Corte, in proposito, ha citato un precedente del 1927, che riguardava elezioni in un distretto di Vienna. Fu presentato ricorso anche allora alla Corte costituzionale, perché le schede non erano state aperte e contate dal personale del seggio. In quell’occasione la Corte invalidò il risultato e si dovette tornare al voto. Dettaglio interessante: in quella circostanza uno del giudici era Hans Kelsen, “padre” della Costituzione e uno dei più importanti teorici del diritto del ‘900. Anche allora fu svolto un processo, con audizioni di testi che esclusero brogli. Tuttavia i giudici di allora, tra cui Kelsen, ritennero che le votazioni andassero ripetute, non perché fossero state manipolate, ma per la sola possibilità che una manipolazione si sarebbe potuta attuare.

L’ascolto delle parti ieri è durato quasi due ore, dalle 14 a poco prima delle 16. Poi il presidente ha chiuso la seduta, assicurando che i giudici faranno tutto il possibile per esprimere il loro verdetto entro il 6 luglio. Nel frattempo la cancelleria del Bundesrat ha già spedito gli inviti alla cerimonia dell’8 luglio, nella storica sala del Reich (il salone dove si riunivano i deputati dell’impero e che ora non si usa più, perché troppo grande per la piccola Austria di oggi), per il saluto al presidente Heinz Fischer, che cessa dalla carica, e per il giuramento del nuovo presidente Alexander Van der Bellen. Il cartoncino reca una postilla sul retro, in cui si spiega che il giuramento potrebbe non aver luogo in quella data, essendo il caso all’esame della Corte costituzionale.

Dicevamo prima delle persone ascoltate la scorsa settimana, che da testimoni potrebbero diventare imputati. È più che una ipotesi. Nelle audizioni molti di essi hanno riferito di non aver partecipato allo spoglio delle schede, mentre poi avevano firmato falsamente il verbale del seggio in cui risultavano essere stati presenti. Si tratta di reato di falso in atto pubblico non rilevante per la Corte, che deve decidere soltanto se le votazioni siano da considerarsi valide o nulle, ma rilevante per la Procura nazionale anticorruzione, che ha già convocato alcuni di questi disgraziati.

Il pericolo di finire sotto processo riguarda tutti gli scrutatori, ma in particolare quelli dell’Fpö, il partito di Hofer. I legali del candidato perdente, infatti, si erano fatti rilasciare dai propri scrutatori dichiarazioni giurate in cui asserivano di aver disertato la riunione per lo spoglio delle schede e queste dichiarazioni sono state allegate al ricorso, per sostenere la nullità delle votazioni. La Procura anticorruzione, in questo modo, non deve svolgere alcuna indagine, perché almeno per gli scrutatori dell’Fpö ha già in mano una “confessione” giurata.

Insomma, l’Fpö, anziché esprimere gratitudine ai propri scrutatori per il lavoro fatto, li ha messi a loro insaputa nei guai, perché finiranno sotto processo e dovranno anche sostenere spese legali e giudiziarie per difendersi. Concorrerà l’Fpö con la propria cassa? No, al contrario. Norbert Hofer ha già dichiarato che in sede penale intende costituirsi parte civile, per chiedere il risarcimento del danno. Siamo alle comiche finali: gli scrutatori dell’Fpö dovranno risarcire il loro candidato, che si è  avvalso delle dichiarazioni loro estorte per poter ricorrere contro la vittoria di Van der Bellen ed eventualmente essere eletto lui presidente.

Ne vedremo ancora delle belle.

________________________

AUSTRIA VICINA è anche su Facebook. Clicca “mi piace” alla pagina https://www.facebook.com/austriavicina

 

 

Lascia un commento