La coalizione di governo che guida l’Austria ha rischiato ieri, per la prima volta, di incrinarsi. La crisi è stata evitata per un soffio, ma sarà difficile che tutto torni come prima, come se nulla fosse accaduto.
L’elemento scatenante è stata la recente espulsione di tre ragazze, figlie di immigrati non regolarizzati, ordinata dal ministro degli Interni, Karl Nehammer, del Partito popolare (Övp). Sono state rispedite con un aereo nei loro Paesi di provenienza, Georgia e Armenia, anche se per due di esse la parola “provenienza” è impropria, essendo nate e vissute a Vienna. Quindi, se le parole hanno un senso, il loro “Paese di provenienza” è l’Austria, mentre quello in cui sono state rispedite è per loro a tutti gli effetti un Paese straniero, a cui sono legate solo dal fatto che là sono nati i loro genitori.
L’episodio, di cui avevamo riferito in questo blog il 29 gennaio, aveva suscitato profonda emozione in tutta l’Austria, di cui si era fatto interprete lo stesso Capo dello Stato, Alexander Van der Bellen (“Io non posso e non voglio credere – aveva detto – di vivere in un Paese in cui sia necessario agire davvero in questo modo”). Le parole del presidente e la reazione di molti elettori aveva messo in croce, per così dire, il partito dei Verdi, che attualmente è al governo assieme all’Övp. Il rispetto dei diritti umani, l’accoglienza dei rifugiati, la loro integrazione sono temi che avevano sempre visto i Verdi in prima linea e per i quali in passato avevano combattuto contro governi di vario colore (da ultimo contro quello che aveva visto la partecipazione dell’Fpö, il partito dell’estrema destra sovranista). E ora proprio il governo di cui fanno parte si comporta allo stesso modo?
Nei giorni scorsi il partito è stato attraversato da scosse telluriche che sono culminate mercoledì pomeriggio con la pubblicazione da parte del gruppo viennese dei Verdi di un documento (che perciò è stato chiamato “Wiener Erklärung”, “Dichiarazione di Vienna”), in cui si accusa “l’intero governo di aver assunto un volto disumano” e si afferma che con l’espulsione di giovani cresciute in Austria e con il rifiuto di accogliere un centinaio di famiglie dai lager di Moria (il riferimento è a un campo di raccolta profughi nell’isola di Lesbo, dove alcune migliaia di disperati vivono in tende sotto la neve, dopo che le loro baracche sono state distrutte da un incendio) “è stata superata la linea rossa”. Insomma, è stata superata la soglia di sopportazione per un partito umanitario come quello verde. Ergo, si deve andare a una resa dei conti con l’alleato Övp.
Il momento per rendere pubblica la “Wiener Erklärung” non era stato scelto a caso. La pubblicazione è avvenuta alla vigilia di una seduta del Parlamento, quella di ieri, in cui era all’ordine del giorno una mozione dell’Spö (Partito socialdemocratico) e della Neos (partito liberale di centro), nella quale si sollecitava l’introduzione di un diritto di soggiorno per ragioni umanitarie e il ritorno delle tre ragazze espulse la settimana scorsa. Il messaggio dei verdi viennesi – che, lo ricordiamo, è il nucleo più forte e più numeroso dei Verdi in Austria – era inequivocabile: approvare la mozione. Il che, però, avrebbe comportato la caduta del governo.
Le cose sono andate diversamente ed è prevalsa la Realpolitik, anche se per questa i Verdi dovranno inevitabilmente pagare un prezzo ai prossimi appuntamenti elettorali. Ieri non hanno dato il loro voto alla mozione dei due partiti di opposizione (il terzo partito, quello di estrema destra, era ovviamente contrario), ma hanno manifestato diversamente il loro dissenso dalla linea del Partito popolare: durante il dibattito e durante la votazione i ministri verdi hanno lasciato i banchi del governo, lasciando da soli i colleghi dell’Övp.
Un modo pilatesco di lavarsi le mani, per non esprimere un voto che avrebbe aperto una crisi e tolto loro le poltrone? I Verdi ne hanno dato una spiegazione diversa, che ha una sua logica: meglio restare al governo per cambiare le cose, che non andarsene lasciando che tutti resto così com’è.
E, per dimostrare che non erano solo parole, già ieri pomeriggio il vicecancelliere Werner Kogler ha annunciato l’istituzione di una speciale commissione, che dovrà esprimersi sull’importanza dei diritti dei minori, quando è in discussione il loro diritto all’asilo o al soggiorno. A presiedere la commissione è stata indicata Irmgard Griss, ex deputata della Neos e prima presidente della Corte suprema. La commissione opererà nell’ambito del Ministero della Giustizia, retto temporaneamente dallo stesso Kogler, in assenza della ministra Alma Zadic (in congedo di maternità). Se sono rose…
NELLA FOTO, la capogruppo dei Verdi in Parlamento, Sigrid Maurer, mentre sta inserendo il suo voto nell’urna. È stata lei a spiegare perché il suo partito non avrebbe appoggiato la mozione di Spö e Neos.
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