Sabato 18 Maggio 2024

18.06.21 Budapest, Sebastian Kurz e Viktor OrbanÈ una settimana di viaggi questa per il governo austriaco. Ieri abbiamo dato notizia dell’incontro al Viminale del vicecancelliere Heinz-Christian Strache e del ministro degli Interni Herbert Kickl, con il nostro ministro Matteo Salvini. Contemporaneamente il resto del governo teneva una seduta a Linz (capoluogo dell’Alta Austria), con la partecipazione del capo del governo della Baviera. E ieri il cancelliere Sebastian Kurz si è recato a Budapest, per partecipare a un vertice dei capi di governo dei Paesi del gruppo di Visegrad (Ungheria, Polonia, Cechia, Slovacchia).

Cos’hanno in comune questi contatti alla vigilia del semestre di presidenza austriaca dell’Unione Europea? Gli interlocutori del governo austriaco sono tutti esponenti di governi e di partiti antieuropeisti, fautori di una linea dura nei confronti dei migranti. Il che significa: chiusura dei confini esterni dell’Ue, blocco navale nel Mediterraneo, creazione di campi di internamento al di fuori del perimetro europeo (nel Nord Africa, per esempio, ma anche in Paesi balcanici come l’Albania, non ancora membri dell’Unione), dove rispedire i migranti che avessero già messo piede in Europa.

Il piano ha una clausola aggiuntiva non detta: qualora il meccanismo non dovesse funzionare (e vi sono mille ragioni perché non funzioni: come potrebbe il blocco navale fermare navi e gommoni in arrivo? affondandoli con i siluri? E perché mai altri Paesi non europei dovrebbero ospitare sul loro territorio campi di internamento per profughi che l’Europa non vuole?), qualora il meccanismo non dovesse funzionare – dicevamo – ognuno di questi Stati si sentirebbe legittimato a chiudere i propri confini: è quello che intende fare il ministro degli Interni tedesco, Horst Seehofer, in dissidio con Angela Merkel; è quello che intende fare il cancelliere Kurz ai confini con Italia, Slovenia, Ungheria e Slovacchia; ed è anche quello che intendono fare – e in parte lo hanno già fatto – i Paesi del gruppo di Visegrad.

Insomma, l’Austria nell’ultima settimana ha scelto di avvicinare questa parte dell’Europa, anziché quella di Merkel, Macron e Sanchez. Semplificando il discorso, potremmo dire che tra chi tenta di trovare una soluzione comune europea al problema profughi e chi invece vuole dargli una soluzione sovranista, il governo austriaco ha scelto i secondi.

Ecco un esempio che ci riguarda. Il ministro degli Interni tedesco Seehofer è bavarese ed è espressione dalla Csu. A differenza della cancelliera Merkel, vorrebbe che i confini con l’Austria, attualmente vigilati da polizia e militari, continuassero ad essere controllati anche dopo novembre, quando scadrà la deroga al trattato di Schengen concessa dall’Ue. Lo stesso Seehofer ha chiesto all’Italia di riprendersi i profughi che avevano chiesto asilo nel nostro Paese e poi si erano trasferiti clandestinamente in Germania. Risposta di Salvini: “Prima gli italiani”.

Tutti questi Paesi ragionano allo stesso modo. Quelli di Visegrad, per esempio, non hanno accolto nemmeno un profugo dall’Italia e dalla Grecia del piano di ricollocamento approvato a livello europeo. L’Austria non è ancora su questa linea. Nell’incontro di ieri a Budapest, il cancelliere Kurz si è detto d’accordo con Viktor Orbán sulla necessità di proteggere il confine esterno dell’Ue, per dare maggiore sicurezza ai cittadini, ma ha preso le distanze dall’ospite ungherese sulla questione delle quote di ripartizione dei profughi.

Domenica è in programma un mini vertice europeo sull’immigrazione, cui parteciperà l’Austria, ma non i Pasesi di Visegrad. Si gioca il futuro dell’Europa. Qualora non si dovesse trovare una soluzione soddisfacente per tutti, Seehofer farebbe cadere il governo Merkel. Le conseguenze sono facilmente immaginabili.

 

NELLA FOTO, Sebastian Kurz e Viktor Orbán alla conferenza stampa seguita all’incontro con i Paesi di Visegrad.

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