Sabato 18 Maggio 2024

17.05.26 Norbert Hofer, Alexander Van der Bellen - CopiaUn anno fa, di questi giorni, gli austriaci erano stati chiamati al ballottaggio per l’elezione del presidente della Repubblica. Dovevano scegliere tra Norber Hofer, della destra populista e xenofoba, e Alexander Van der Bellen, ex verde, di orientamento liberale progressista.

Dal punto di vista organizzativo un ballottaggio è l’operazione elettorale più semplice in assoluto. Non ci sono schede complicate, non ci sono tante liste e tanti nomi tra cui scegliere, non ci sono distinzioni tra Land e Land, dovute a candidature locali non presenti sul resto del territorio nazionale. La scheda presenta due soli nomi, l’elettore deve scegliere uno dei due e gli scrutatori poi devono semplicemente contare quanti voti sono andati al primo e quanti al secondo. Punto.

Più semplice di così si muore. E pur tuttavia quel ballottaggio ha segnato per l’Austria e per gli austriaco l’inizio di un calvario durato fino a dicembre. Van der Bellen aveva superato d’un soffio Hofer e il partito di quest’ultimo, l’Fpö, aveva presentato ricorso, denunciando irregolarità nello spoglio delle schede. Non lo avrebbe fatto se lo scarto fosse stato maggiore, ma, trattandosi di una differenza di pochi voti, aveva voluto tentare. Chissà.

Il resto è noto. La Corte costituzionale accoglie il ricorso – non per aver riscontrato brogli, ma perché il pressapochismo con cui si era proceduto allo spoglio delle schede in alcuni distretti non offriva sufficienti garanzie sulla regolarità delle operazioni – e ordina nuove elezioni. Il Ministero degli Interni provvede, indicendole per ottobre, ma poi è costretto a riconvocarle in dicembre, perché le buste per il voto per corrispondenza hanno la colla difettosa e vanno ristampate.

Per avvalorare i rilievi di irregolarità nelle operazioni di scrutinio, il ricorso dell’Fpö aveva menzionato le testimonianze di decine e decine di scrutatori e scrutatrici, per lo più del proprio partito, che avevano riferito di come lo spoglio fosse iniziato prima dell’ora fissata per legge, di come loro talvolta si fossero assentati dal seggio, di come alla fine avessero firmato lo stesso il verbale di chiusura, attestando falsamente di essere stati presenti e aver partecipato ai conteggi. Insomma, tante belle autodenunce con cui i rappresentanti di seggio dell’Fpö (ma non solo dell’Fpö) dichiaravano di aver violato la legge, perché “si era sempre fatto così, per accelerare i tempi e poter trasmettere rapidamente i risultati a Vienna”.

Era evidente che tutte quelle autodenunce, che un anno fa erano servite all’Fpö per far ripetere il ballottaggio e per dare quindi a Hofer una nuova opportunità di vittoria, non potevano restare nel cassetto. E così infatti non è stato. Già due giorni dopo la presentazione del ricorso il Ministero degli Interni aveva trasmesso la documentazione alla Procura nazionale anticorruzione. Gli accertamenti successivi, che hanno comportato anche l’acquisizione di numerose testimonianze, hanno portato alla fine alla denuncia di 246 persone, accusate di abuso d’ufficio, falso ideologico, falsa certificazione, violazione del segreto d’ufficio e di altri reati minori. Rischianofino a 5 anni di reclusione.

Questi dati sono noti, perché sono stati comunicati ora in Parlamento dal ministro degli Interni Wolfgang Sobotka, in risposta a una interpellanza del deputato dei Verdi Albert Steinhauser. Le persone accusate sono in gran parte funzionari e scrutatori dei 17 uffici elettorali distrettuali e di due seggi; una è indicata come “autorità comunale”. A breve il processo.

 

NELLA FOTO, i due candidati alla presidenza dell’Austria, Nobert Hofer e Alexander Van der Bellen. Il partito del primo per invalidare il voto del primo ballottaggio ha messo nei guai 246 scrutatori.

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