La commissione d’inchiesta sul “caso Ischgl” ha concluso i suoi lavori e ha presentato ieri il suo rapporto finale, nel quale si denunciano errori da parte degli organi locali di vigilanza nella gestione della vicenda, si accusa il cancelliere Sebastian Kurz di aver generato il caos nel polo sciistico assumendo decisioni avventate, senza consultarsi preventivamente con gli operatori del posto, si “assolve” infine il governatore e la giunta del Land Tirolo dall’accusa di aver esercitato pressioni indebite per evitare la chiusura anticipata della stagione.
Stiamo parlando dello scandalo scoppiato nel marzo scorso, quando per giorni fu irresponsabilmente taciuto il diffondersi del Coronavirus tra le migliaia di ospiti di Ischgl e St. Anton am Arlberg, due tra le stazioni sciistiche più importanti dell’Austria, frequentate da ospiti da tutta Europa e non solo. Migliaia di essi tornarono a casa, portando con sé il virus e spargendolo in mezzo continente.
Attualmente è in corso un’inchiesta giudiziaria della Procura di Stato di Innsbruck, mentre il Verbraucherschutzverein (un’associazione per la tutela dei consumatori) ha avviato una class action, raccogliendo circa 6.000 adesioni da 45 Paesi. Per mille casi sono state avviate quattro azioni nei confronti dello Stato, con richieste milionarie di risarcimento danni.
La commissione d’inchiesta si affianca alle iniziative in corso. Era stata costituita in giugno, per iniziativa del Land Tirolo. Ne fanno parte sei esperti ed è presieduta dal giudice a riposo Ronald Rohrer (nella foto), già vicepresidente della Corte suprema. Suo compito era far luce su ciò che accadde a Ischgl nel marzo scorso, allo scoppio dell’epidemia, sulla tempestività o sul ritardo nei provvedimenti presi, sulle responsabilità di chi si sarebbe dovuto informare e avrebbe dovuto informare.
Il primo giudizio della commissione riguarda i tempi. Il rinvio fino al 12 marzo del provvedimento di chiusura degli impianti di sci e della stagione sciistica è stato definito un errore “dal punto di vista epidemiologico”. Già il 9 marzo doveva essere chiaro al Land che i bar e gli après-ski, le telecabine degli impianti di risalita, gli ski-bus erano i luogo principali di contagio del virus. La decisione di chiudere i pubblici esercizi fu presa il 10 marzo, quella degli impianti di risalita solo il 12.
A questo punto entra in scena Kurz. Tutti ricordano la conferenza stampa a Vienna in cui annunciò varie misure per contenere la diffusione del contagio e dispose, tra l’altro, la chiusura delle località sciistiche di Ischgl e St. Anton. Lo fece di testa sua, benché non fosse di sua competenza, e senza consultare o preavvertire le autorità amministrative del posto, che non erano preparate a gestire un simile provvedimento. La conseguenza fu il caos e il panico generale, con migliaia di turisti espulsi dagli alberghi e in cerca disperata a piedi di un mezzo che li portasse via dalla zona (ricordiamo che, a parte gli ospiti tedeschi e di qualche altro Paese confinante, quasi tutti erano arrivati in aereo e quindi non avevano una propria auto per allontanarsi). La polizia dovette organizzare appositi autobus per il trasporto di quei disperati fino a Innsbruck, dove alcuni trovarono alloggio, diffondendo ulteriormente il virus, altri trascorsero la notte all’addiaccio.
In realtà Kurz aveva telefonato in mattinata al governatore del Tirolo, Günther Platter, che però gli aveva fatto presente che il personale sul posto aveva ancora molto da fare e non era pronto per gestire un simile esodo in massa, che avrebbe richiesto l’intero weekend. Kurz stesso, interrogato dalla commissione, aveva ammesso di aver ordinato la chiusura delle due stazioni nell’erronea convinzione che i necessari preparativi fossero già stati fatti.
In un punto successivo del rapporto la commissione muove critiche al Ministero della Salute. Pur essendo a conoscenza del pericolo di contagio, non avrebbe predisposto e reso pubblico un piano per affrontare la pandemia. Inoltre non avrebbe verificato se l’antiquata legge sulle epidemie, risalente al 1950, fosse applicabile ai poli di turismo invernale e non aveva provveduto alle modifiche richieste dalla mobilità dei giorni nostri.
Infine l’”assoluzione” per i vertici politici del Land: tutte le decisioni relative a Ischgl erano state prese dalle autorità amministrative del distretto di Landeck (quello dove si trovano Ischgl e St. Anton), senza che vi fossero state pressioni o condizionamenti da parte del Land.
La commissione ha tenuto complessivamente quattro udienze, ciascuna delle quali è durata più giorni e nelle quali sono state ascoltate 53 persone “informate sui fatti”. Tra queste, operatori turistici, gestori degli impianti di risalita, persone rimaste contagiate dal virus, un giornalista televisivo, un rappresentante del Verbraucherschutzverein, medici e scienziati, nonché amministratori del distretto, del Land Tirolo e dello Stato.
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