Martedì 3 Dicembre 2024

20.10.12 Michael Ludwig vincitore alle elezioniVienna resta la “Vienna rossa”, resta cioè saldamente in mano al partito socialdemocratico, mentre l’estrema destra sovranista è letteralmente al collasso. Gli exit-poll di ieri sera hanno confermato, infatti, ciò che da un mese andavano dicendo tutti i sondaggi. Stiamo parlando di risultati provvisori, sia ben chiaro, perché deve ancora avvenire lo spoglio dei voti inviati per posta, che questa volta hanno raggiunto il record del 40%. Questa sera o al più tardi domani conosceremo i risultati definitivi, che tuttavia non potranno discostarsi di molto da quelli già disponibili.

Eccoli: Spö, Partito socialdemocratico 42,2% (+2,6 rispetto alle precedenti elezioni del 2015); Övp, Partito popolare 18,8% (+9,6); Verdi 14,0% (+2,2); Neos, Neues Österreich 7,8% (+1,7); Fpö, Partito liberal-nazionale 7,7% (-23,1); Lista Strache 3,6% (non presente alle precedenti elezioni).

L’Spö resta dunque saldamente il primo partito. Lo era sempre stato fin dalla nascita della Repubblica, a volte addirittura con maggioranze assolute. Pareva che questa volta i consensi dovessero scendere, sia perché dopo un secolo al governo della capitale è inevitabile un certo logoramento, sia perché in queste elezioni si presentava per la prima volta come capolista Michael Ludwig, un candidato in apparenza scialbo e non certo carismatico come il suo predecessore, l’esuberante Michael Häupl.

Invece è arrivata l’epidemia da Covid-19, che ha dato una mano. Le difficoltà dovute al virus hanno fatto risaltare i temi tipici della socialdemocrazia – la sicurezza del lavoro, l’assistenza sanitaria, lo stato sociale – e hanno rimosso quello dell’immigrazione, fin prima in auge. A ciò si aggiunga il crollo verticale dei partiti di estrema destra, i cui voti in libertà sono confluiti in parte nell’Spö.

Al secondo posto è risultato l’Övp di Gernot Blümel, che ha beneficiato dell’effetto trainante del cancelliere Sebastian Kurz, ma non nella misura auspicata (e persino annunciata dagli ultimi sondaggi). I Popolari hanno avuto un balzo di quasi il 10% (dovuto anche al fatto che quello del 2015 era stato il peggior risultato mai ottenuto dal partito), ma non se ne faranno nulla. Blümel potrebbe diventare vicesindaco, verosimilmente senza portafoglio, ma dovrebbe lasciare la ben più importante poltrona di ministro delle Finanze che attualmente occupa. È stato probabilmente questo suo doppio ruolo di ministro e di candidato al Comune di Vienna a non aver convinto gli elettori. Troppo impegnato nel lavoro di governo per potersi dedicare a tempo pieno alla città, troppo coinvolto nella campagna elettorale per occuparsi delle finanze dello Stato.

Al terzo posto i Verdi, che hanno ottenuto il risultato migliore della loro storia nella capitale, avanzando di oltre due punti percentuali. Partivano in svantaggio, per la difficoltà di mettere bene a fuoco la loro identità: da un lato partner dell’Spö nella giunta uscente di Vienna, dall’altro alleati dell’Övp nel governo federale, dove avevano dovuto ingoiare la politica anti-immigrati del cancelliere. Non potevano sbilanciarsi in critiche né da un lato, né dall’altro, volendo restare al governo nazionale con Kurz e aspirando a tornare al governo di Vienna con Ludwig. Ciononostante non sono stati puniti dagli elettori e ora possono tirare un sospiro di sollievo.

Quarta a sorpresa è la piccola Neos (Neos Österreich, Nuova Austria), che questa volta è riuscita a scavalcare l’estrema destra. Con i voti e i seggi ottenuti potrebbe persino aspirare a governare Vienna con l’Spö (al posto dei Verdi o insieme con essi). Benché si tratti di un partito di destra, liberale e conservatore, e benché si tratti di un partito esplicitamente laicista, sui temi umanitari (leggi: accoglienza e integrazione dei migranti) appare più “cristiano” dell’Övp, che pure sostiene (o sosteneva) di ispirarsi alla dottrina sociale della Chiesa e si ritiene erede del Partito cristiano-sociale della Prima Repubblica. In altre parole, potrebbe essere un partner compatibile con l’Spö, il cui leader Ludwig, peraltro, ha confermato proprio ieri sera di non voler escludere per il momento alcuna alleanza, se non quella con l’estrema destra.

E veniamo allora all’estrema destra, che questa volta si presentava agli elettori con due liste: quella dell’Fpö, il partito storico della destra nazionalista e sovranista, e la Lista Strache, creata apposta per rimettere in corsa l’ex leader Heinz-Christian Strache, cacciato dall’Fpö dopo lo scandalo di Ibiza. Il risultato conseguito ci ha suggerito la definizione di “collasso”, che abbiamo usato nel titolo e nelle prime righe. Precipitare dal 30% di cinque anni fa al 7,7% e diventare così l’ultimo partito del nuovo consiglio comunale di Vienna significa scomparire di fatto dalla scena politica nella capitale e non contare più nulla. Chi soltanto tre anni fa avesse previsto uno scenario del genere sarebbe stato preso per pazzo.

Invano i nuovi vertici dell’Fpö hanno cercato di prendere le distanze da Strache. Non sono riusciti a convincere i loro elettori, rimasti sconvolti dalle “tangenti russe”. E Strache, a sua volta, ha giocato l’ultima carta per restare a galla, ma senza successo. Per entrare in consiglio comunale si deve superare la soglia del 5% e gli exit-poll di ieri davano la sua lista al 3,6%. È inimmaginabile che i voti per posta gli consentano di recuperare quell’1,4% che manca.

 

NELLA FOTO, il sindaco uscente (e certamente rientrante) Michael Ludwig saluta festante gli elettori, dopo il successo di ieri.

________________

Austria Vicina è anche su Facebook. Clicca “mi piace” alla pagina https://www.facebook.com/austriavicina.

Lascia un commento