Sabato 18 Maggio 2024

 

1011haider2_bigDieci anni fa, nella notte sull’11 ottobre, una potente Volskwagen Phoeton percorre la strada B59 che da Klagenfurt scende verso Ferlach. Viaggia a 140 chilometri all’ora e all’abitato di Lambichl, dove il limite è di 70, non fa in tempo a chiudere una curva e si schianta contro la colonnina di un idrante sul margine destro della carreggiata. Quando sul posto arrivano i soccorritori, scoprono che al volante ormai senza vita siede Jörg Haider, governatore della Carinzia, l’uomo più potente del Land, che nel bene e nel male aveva segnato quasi un quarto di secolo di storia dell’Austria.

Era ubriaco e probabilmente anche molto stanco, reduce da una giornata intensa di impegni: le celebrazioni del Volksabstimmung, il referendum che il 10 ottobre 1920 impedì che la fascia meridionale della Carinzia fosse annessa alla Jugoslavia; l’inaugurazione di una discoteca a Velden; infine la visita discreta a un locale di Klagenfurt per omosessuali, dove forse aveva alzato troppo il gomito. Stava tornando alla sua residenza nella Bärental, la “valle degli orsi”, un tempo proprietà di ebrei triestini, “arianizzata” dopo l’Anschluss dell’Austria al Reich di Hitler. A casa lo attendevano la moglie Claudia, le figlie Ulrike e Cornelia e la madre Dorothea, venuta apposta dall’Alta Austria, per festeggiare il suo novantesimo compleanno con il figlio.

Il giorno dopo, quando apprendono la notizia, i carinziani sotto choc. Gerhard Dörfler, vice di Haider al governo del Land, annuncia ai microfoni che “il sole è caduto dal cielo”. Il suo portavoce Stefan Petzner scoppia in lacrime davanti alle telecamere dei giornalisti, confessando che è morto il suo “Lebensmensch”, l’uomo della sua vita.

La Carinzia è in lutto. L’Austria è in lutto. Ai funerali a Klagenfurt partecipano i vertici dello Stato, dal presidente della Repubblica Heinz Fischer al cancelliere Alfred Gusenbauer (entrambi socialdemocratici). Dall’Italia arrivano il presidente del Friuli Venezia Giulia, Renzo Tondo, e quello del Veneto, Giancarlo Galan. C’è pure Saif el Islam Gheddafi, figlio del presidente libico e amico personale di Haider. Chi ha assistito ai funerali ha avuto l’impressione che l’intera popolazione del Land, in quella fredda mattina di inizio autunno, si fosse data appuntamento a Klagenfurt, per rendere omaggio al suo leader scomparso.

Da allora sono trascorsi dieci anni e la luce del “sole caduto dal cielo” si è quasi spenta. Un mito, che sembrava dovesse durare in eterno, si è invece appannato già solo pochi anni più tardi. Alle elezioni del 2009, pochi mesi dopo il tragico incidente, il suo partito si era presentato alle elezioni con la foto di Haider sui manifesti e aveva stravinto (si era parlato allora di un’”elezione postuma” del defunto governatore). Ma già alle elezioni successive, nel 2013, i rapporti politici si erano capovolti, con gli eredi di Haider precipitati al 16,8%.

Avevano indubbiamente pesato gli innumerevoli casi di corruzione venuti nel frattempo alla luce, primo fra tutti quello relativo ai 6 milioni di euro incassati per la vendita ai tedeschi della quota di Hypo Bank, la madre di tutte le tangenti. Altri episodi di malversazione avevano visto coinvolti i suoi più stretti collaboratori. Alcune vicende giudiziarie sono tuttora in corso.

Ma soprattutto aveva pesato il disastro di Hypo Bank, la cui responsabilità indiretta era fatta risalire ad Haider. Per anni la banca aveva goduto di garanzie follemente concesse dal governatore (fino a 27 miliardi di euro!), che il Land era stato chiamato a onorare dopo il fallimento. È questa la ragione per cui la crisi dell’istituto ha pesato in parte anche sulle casse della Carinzia, che finirà di pagarne il conto tra mezzo secolo.

Jörg Haider esce dal mito, ma resta comunque nella storia dell’Austria, di cui, piaccia o no, ha segnato una svolta. Quando nel 1986 assume la guida dell’Fpö, il partito della destra nazionalista impropriamente chiamato “liberale” (ma cacciato dalla federazione dei liberali europei, perché considerato filonazista), il potere in Austria è in mano a due soli partiti, quello socialdemocratico (Spö) e quello popolare (Övp), che si dividono incarichi pubblici e aziende di Stato con regole meticolose che nulla hanno da invidiare al manuale Cencelli. Non si trova lavoro, non si accende un mutuo, non si ottiene un alloggio di edilizia popolare se non si ha in tasca la tessera di uno dei due partiti.

Haider irrompe sulla scena e mette in discussione questo sistema di potere. Quando finalmente nel 2000 il suo partito va al governo assieme ai popolari, il mondo è in ansia, perché teme un rigurgito del nazismo. I partiti austriaci, invece, sono in ansia perché vedono minacciati i meccanismi della “Proporzdemokratie”, di quella democrazia basata sulla distribuzione rigorosamente proporzionale delle leve del potere. Ne fanno parte la Camera dell’economia, la Camera del lavoro, quella dell’agricoltura, il sindacato e gli altri strumenti di un sistema quasi corporativo, perfettamente oliato in tanti anni di “Grosse Koalition”.

Ma è davvero giustificato il timore che con Haider il nazismo potesse essere sdoganato, dopo che per tutto il dopoguerra l’Austria aveva cercato in ogni modo di nascondere sotto il tappeto la sua complicità con i crimini del Terzo Reich? La domanda non ha trovato ancora una risposta definitiva. Era stato Haider stesso ad alimentare questo timore, strizzando l’occhio alla componente nazionalista (nel senso pantedesco) dell’Fpö, definendo la nazione austriaca “un aborto ideologico” (perché doveva considerarsi parte della grande Germania), attingendo spesso a un repertorio dei nostalgici del Reich (basti pensare all’elogio delle Waffen Ss, “persone responsabili e con carattere, che restano ferme nelle loro convinzioni”) o a quello della “ordinata politica dell’occupazione del Terzo Reich”, che nel ’91 gli costò la sua prima presidenza della Carinzia.

Del resto Haider era figlio di nazisti della prima ora, costretti a fuggire in Germania, quando l’Austria era fascista e metteva in carcere i nazisti. La sua formazione giovanile, la sua adesione alle “Burschenschaften” di estrema destra, le sue prime frequentazioni politiche lo collocavano inevitabilmente nell’area tedesco-nazionale. Ma strada facendo il suo percorso politico aveva cambiato direzione. Per convinzione o per opportunismo con il tempo Haider aveva tentato – per la verità, senza molto successo – di dare una svolta al suo partito, chiudendo i conti con il passato.

Senza rinnegare del tutto i legami con il nazismo (non ricordiamo un ripudio simile a quello di Gianfranco Fini nei confronti del fascismo), Haider compì alcuni gesti eclatanti, come quello di invitare in Carinzia ebrei sopravvissuti alle camere a gas, perché potessero rivedere la terra in cui erano nati. Nominò segretario generale dell’Fpö un noto giornalista ebreo. Fece l’impossibile per ricucire le relazioni con Israele (che aveva richiamato l’ambasciatore da Vienna, dopo la formazione del governo di centrodestra). Ma il suo desiderio di essere invitato a Tel Aviv non fu mai esaudito.

Ma, a parte l’ombra del nazismo, che continua a pesare sulla sua figura, qual è il giudizio che si può dare su Haider come amministratore politico? I conti, che si sono potuti fare dopo la sua morte, dicono che fu un pessimo gestore del denaro pubblico. Negli anni in cui ha governato la Carinzia, vale a dire dal 1999 al giorno della sua morte, ha dilapidato le risorse del Land in innumerevoli progetti fallimentari, nati soprattutto per creare consenso. A perenne memoria della sua politica delle mani bucate resta il sovradimensionato stadio di calcio di Klagenfurt, costruito per i Campionati europei del 2008, con un costo di 85 milioni, in un Land che allora e anche oggi non ha alcuna squadra di prima serie. Giocate un paio di partite degli Europei, lo stadio non è stato quasi più utilizzato e ora serve talvolta per ospitare eventi musicali.

Alla sua morte Haider ha lasciato un Land indebitato per oltre due miliardi, pur avendo venduto nel corso del tempo quasi tutti i suoi gioielli: gli immobili di edilizia pubblica abitativa, le quote della società elettrica Kelag e infine quasi il 50% di Hypo Bank (quando la banca era ancora fiorente e molto appetibile).

Non tutti i soldi, però, sono stati spesi male. In particolare in due investimenti si può dire che Haider sia stato lungimirante. Il primo riguarda la promozione della ricerca scientifica, con lo sviluppo di un parco tecnologico a Klagenfurt. Il secondo riguarda la costruzione del corridoio ferroviario Baltico-Adriatico, di cui attualmente sono in costruzione i tunnel di base del Semmering e della Koralm. Quando il progetto era ancora in forse, Haider decise che la Carinzia vi avrebbe contribuito con quasi mezzo miliardo e sollecitò la Stiria a fare altrettanto: quel finanziamento, modesto rispetto al costo complessivo dell’opera, convinse tuttavia il governo di Vienna e le Ferrovie austriache a dare il via ai lavori. Se un giorno vedremo arrivare sulla Pontebbana treni partiti dal Baltico, sapremo che parte del merito spetta anche al defunto Landeshauptmann.

Non sarà questo l’unico legame con la nostra regione e con il nostro Paese. Jörg Haider è sempre stato affascinato dall’Italia. Vi veniva spesso per assistere a opere liriche a Trieste o a Venezia, per visitare mostre, ma anche per una cena in trattoria con la moglie Claudia nella Bassa friulana. Aveva anche cercato di imparare l’italiano, frequentando corsi estivi a Empoli: non era in grado di parlare la nostra lingua, ma riusciva a capire gli interlocutori italiani. Una delle sue figlie, Ulrike, ha sposato un italiano, il politologo Paolo Quercia, e ora vive a Roma, dove insegna diritto pubblico comparato all’università.

Naturalmente non sono mancati anche rapporti con il mondo politico italiano, in particolare con esponenti di Forza Italia e della Lega Nord, per la quale aveva partecipato anche a qualche manifestazione elettorale. Ma nelle relazioni con l’Italia non aveva fatto distinzioni politiche: i suoi rapporti con il presidente Riccardo Illy e con la sua giunta (a parte un solo assessore, che si era rifiutato di incontrarlo) erano stati eccellenti e avevano permesso di dare avvio al progetto dell’Euroregione. 

 

NELLA FOTO, il giovane Haider portato in trionfo al congresso dell’Fpö di Innsbruck del 1986, che con un colpo di mano dell’ala tedesco-nazionale lo elesse leader partito.

______________________

Austria Vicina è anche su Facebook. Clicca “mi piace” alla pagina https://www.facebook.com/austriavicina.

 

 

 

Lascia un commento