La recessione internazionale si è fatta sentire anche negli investimenti stranieri in Austria, fortemente calati nel 2009 per tutti i Paesi, tranne che per l’Italia. Un osservatorio privilegiato del fenomeno è l’Austrian Business Agency (Aba), agenzia del Ministero dell’economia per la promozione degli insediamenti industriali. Lo scorso anno l’Aba ha “accompagnato” la nascita di 158 aziende internazionali, il 38% in meno rispetto al 2008 (che però era stata un’annata record); ancor più significativo il calo nell’ammontare degli investimenti, sceso a 83,1 milioni (-81%). Ciononostante per l’agenzia viennese quello del 2009 è stato il terzo miglior risultato in 27 anni di attività
In controtendenza il numero degli investimenti dall’Italia, che è rimasto sostanzialmente invariato rispetto al 2008: erano stati 23 allora, sono stati 21 nel 2009. Un terzo di essi viene da società del Nord Est; gli altri vengono da Roma e Lazio, Napoli, Emilia e Romagna, Lombardia, Toscana e Piemonte.
Sono anni – fa sapere l’Aba – che le imprese italiane hanno scoperto l’Austria, tant’è vero che nel 2005 il numero di investitori del nostro Paese assistiti dall’agenzia è più che raddoppiato. “Grazie alla nostra efficiente attività di marketing – afferma Marion Biber, direttrice per l’Italia di Aba – si stanno via via scoprendo i vantaggi della localizzazione in Austria. In aggiunta a fattori già noti, quali la situazione fiscale, il clima favorevole all’imprenditoria e un diritto del lavoro più flessibile rispetto all’Italia, per gli investitori italiani vi sono aspetti come la certezza del diritto e la stabilità politica dell’Austria che assumono un’importanza crescente”. Attualmente sono in fase di negoziazione altri 98 progetti italiani.
René Siegl, direttore di Aba, spiega così i risultati del 2009: “Le imprese che intendono investire e trasferirsi all’estero reagiscono in maniera molto sensibile alla fluttuazione congiunturale e si muovono pertanto con grande cautela. Poche aziende si sono dimostrate disponibili a investire forti somme di denaro, anzi! Gli insediamenti si sono rilevati oltremodo modesti e alcuni progetti sono stati ostacolati dalla mancanza di capitale di credito”.
Se sul fronte italiano i responsabili di Aba possono dichiararsi soddisfatti, lo sconforto viene da quello tedesco. Dalla Germania, principale partner economico dell’Austria, sono state solo 53 le aziende che nel 2009 si sono stabilite in Austria, grazie all’assistenza di Aba, esattamente la metà dell’anno precedente, quando erano state 106. La flessione si spiega non solo con la crisi economica, che ha frenato i progetti di espansione, ma anche con la stretta creditizia che ha tolto alle imprese il necessario respiro finanziario.
L’interesse a stabilirsi in Austria resta vivo tra gli investitori dell’Europa centro e sud-orientale. Su 34 imprese insediate nel 2009 (rispetto alle 41 dell’anno precedente), 14 sono di origine russa, 10 ungheresi e 5 ucraine. La loro scelta testimonia il ruolo strategico dell’Austria, non solo come tradizionale “ponte” verso l’est, ma anche come “hub” tra est e ovest e nodo strategico del “trade” al Centro Europa. La tendenza a investire rispecchia anche il fenomeno della globalizzazione. Non a caso nel 2009 Aba ha registrato un interesse crescente da parte di aziende originarie dagli stati cosiddetti Bric: su 26 progetti, oltre il 15% delle localizzazioni realizzate nel 2009 è stato generato da Brasile (4), la già citata Russia (14), India (3) e Cina (5). Solo 5 anni fa Aba contava soltanto 4 insediamenti di aziende provenienti da questi Paesi.
Per il 2010 il direttore di Aba René Siegl è ottimista, sia per quanto riguarda il numero delle imprese che sceglieranno di mettere piede in Austria, sia per il volume di investimenti, sia per la creazione di nuovi posti di lavoro.
Nella foto, René Siegl, direttore dell’Austrian Business Agency.