Nel viaggio dall’Ucraina al Canada, dove parteciperà al G7, Volodymyr Zelensky è riuscito a fare una breve tappa in Austria. Il tempo necessario per incontrare il Capo dello Stato, Alexander Van der Bellen, alla Hofburg, e poi anche il cancelliere Christian Stocker (Övp) e il vicecancelliere Andreas Babler (Spö). La ministra degli Esteri, Beate Meinl-Reisinger l’aveva salutata già prima, perché era andata ad accoglierlo all’aeroporto.
I rapporti tra Ucraina e Austria non sono ben chiari. Ufficialmente il governo di Vienna si è sempre dichiarato al fianco del Paese aggredito dalla Russia e a Bruxelles ha sempre dato il suo voto favorevole ai pacchetti di sanzioni deliberati dall’Unione Europea. Ma a livello politico gli atteggiamenti sono differenti.
L’Fpö – come del resto tutti i partiti europei dell’estrema destra sovranista, come la Lega in Italia – sono contrari alle sanzioni alla Russia. Quando, nel marzo 2023, Zelensky, collegato in video, aveva rivolto un messaggio al Parlamento austriaco, i deputati dell’Fpö avevano abbandonato l’aula per protesta. Ma lo stesso avevano fatto anche metà dei deputati socialdemocratici. Insomma, al di là delle dichiarazioni di rito, non tutta l’Austria è schierata dalla parte dell’Ucraina. Molti esponenti della sinistra, per esempio, condividono la singolare tesi che, pur di raggiungere la pace, gli ucraini si dovrebbero arrendere e accettare l’occupazione russa. Per l’Fpö, invece, l’Austria, come Paese neutrale, dovrebbe svolgere un ruolo di mediatore tra l’aggressore e l’aggredito. Come sta facendo Donald Trump, con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti.
A Vienna Zelensky e la sua delegazione (alcuni ministri, tra cui quello degli esteri Andrij Sibyha) sono stati ricevuti con tutti gli onori. Davanti all’ingresso del palazzo presidenziale è stato schierato il battaglione della guardia, con la banda, che ha intonato gli inni dei due Paesi. Van der Bellen ha accolto calorosamente l’ospite, quasi volesse dissipare l’impressione che l’Austria sia troppo esitante nel sostegno del Paese che da tre anni subisce l’aggressione e i bombardamenti russi. Ha poi ripetuto l’ormai noto ritornello: “Siamo neutrali sul piano militare, ma non su quello politico”. Che tradotto significa: vi abbiamo dato e vi daremo ancora aiuti finanziari e, quando sarà il momento, anche subito, le nostre aziende saranno pronte a intervenire nella ricostruzione.
Per non perdere tempo, a questo scopo è già stato nominato un coordinatore della ricostruzione nella persona di Wolfgang Anzengruber. Per comprendere il ruolo che l’Austria potrebbe avere nell’Ucraina post-bellica – ammesso e non concesso che sia ancora uno Stato sovrano e non un satellite russo – è consigliabile una visita al Museo della città di Vienna, che in questi giorni dedica una mostra ai dieci anni di occupazione alleata e al Piano Marshall, che aiutò l’Austria a risollevarsi delle devastazioni della guerra.
Zelensky ha dimostrato di apprezzare le parole del presidente austriaco. Ha soltanto sollecitato a continuare le pressioni economiche sulla Russia, in particolare nei confronti delle società energetiche, i cui profitti servono al Cremlino per bombardare i civili in Ucraina. Ha anche riparlato di una tragedia spesso dimenticata: i 20.000 bambini (ma secondo alcune fonti sarebbero molti di più) deportati in Russia dal Donbass, in una delle più massicce operazioni di russificazione delle generazioni più giovani. Zelensky ha chiesto un aiuto all’Austria, perché queste giovani vittime siano restituite alle loro famiglie.
Quella di oggi è la prima visita di Volodymyr Zelensky in Austria, da quando è incominciata l’invasione russa. Ormai il presidente Ucraino è stato in quasi tutti i Paesi europei. Mancano soltanto la Slovenia e Cipro.
NELLA FOTO, il presidente Volodymyr Zelensky, mentre passa in rassegna il battaglione della guardia, accompagnato dal Capo dello Stato austriaco, Alexander Van der Bellen.
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