L’Austria ha da ieri una nuova dottrina per la sicurezza nazionale, che presenta due rilevanti novità. La prima riguarda la neutralità, “mito austriaco” che qui nessuno ha mai osato mettere in discussione. La neutralità resta, ma ridotta a un soprammobile. Secondo la nuova dottrina le ipotesi di cooperazione a livello Nato e a livello di Unione Europea sono tali e tante che la neutralità si riduce a un’etichetta.
L’altra grande novità è che la Russia di Putin è vista di nuovo come una minaccia, da cui ci si deve difendere. Siamo a una rivoluzione copernicana, dato che la precedente dottrina indicava la Russia come “partner”. È un cambiamento sorprendente, ove si consideri gli intrecci politici ed economici che i governi austriaci del recente passato avevano allacciato con Mosca. Ora questi legami sono stati sciolti o saranno rapidamente sciolti. Solo il contratto per le forniture di gas resterà in vigore, dato che il cancelliere Sebastian Kurz lo aveva improvvidamente prolungato fino al 2040, senza che ce ne fosse bisogno.
La nuova dottrina per la sicurezza nazionale è contenuta in un documento di 51 pagine, che è stato approvato ieri dal governo. Non serve l’approvazione del Parlamento – anche se in una materia così delicata sarebbe stato opportuno il coinvolgimento di tutte le forze politiche – ma per la sua attuazione saranno necessari ulteriori provvedimenti che richiederanno mesi. Ed è questo arco temporale che solleva molti sospetti.
Tra un mese esatto – domenica 29 settembre – sarà eletto un nuovo Parlamento, che ridisegnerà completamente la mappa dei partiti. Ci sarà un nuovo governo, certamente diverso dall’attuale, che potrebbe non condividere la dottrina messa in campo ieri. Potrebbe stravolgerla o semplicemente non fare nulla e lasciarla nel cassetto. Ma, anche se ciò accadesse, resta il fatto che ieri il governo di Vienna ha infranto per la prima volta il tabù della neutralità e ha fatto capire come la pensa sulla Russia.
È più che evidente che l’aggressione della Russia all’Ucraina ha pesato sulla decisione, tanto da indurre due partiti di governo – il Partito popolare (Övp) e i Verdi – ha votare per la prima volta all’unanimità su un tema su cui avevano sempre avuto posizioni divergenti. Tanto per capire di che cosa stiamo parlando, ricordiamo che i Verdi, fino a non molti anni fa, volevano addirittura sciogliere l’Esercito o trasformarlo in una specie di protezione civile.
Il documento prende le mosse dal fatto che “la sicurezza in Europa” si è radicalmente modificata, poiché l’attacco all’Ucraina “ha riportato la guerra” sul continente. Ciò ha anche “modificato fondamentalmente” il rapporto dell’Austria verso la Russia, che è diventata non solo un pericolo militare (inequivocabilmente anche nucleare), ma una minaccia di “destabilizzare le democrazie europee e dividerle” (inevitabile pensare all’atteggiamento assunto dall’Ungheria di Orban, che però non viene citato). Si attende di sapere che cosa ne diranno Dimitrij Peskov e Marija Zaharova.
Nello scenario mutato “il rischio di una escalation militare, fino all’impiego di armi di distruzione di massa, è cresciuto significativamente” e “un attacco all’Ue o a uno dei suoi Paesi membri è diventato più verosimile”. È la minaccia russa che ha imposto questa revisione della dottrina per la sicurezza, ma non vengono ignorate anche altre minacce, non riconducibili a determinati Stati nazionali, come il terrorismo, l’islamismo, l’estremismo di destra e di sinistra, lo spionaggio, la guerra cibernetica.
C’è poi il capitolo Nato. Come è noto, dal 1995 l’Austria collabora attivamente con gli alleati nell’ambito della “Partnerschaft per la pace”. Un esempio è dato dall’intervento in Kosovo. “Questa stretta cooperazione – si legge nel documento – è vista come un contributo alla sicurezza transatlantica ed europea”. La cooperazione con la Nato sarà intensificata con esercitazioni comuni e con l’interoperabilità delle forze operative.
C’è poi il capitolo Europa. Dal 2009 esiste la clausola di soccorso militare reciproco. “La solidarietà europea – si legge – non è una strada a senso unico; si appoggia sulla fiducia e sulla reciprocità”. In caso di attacco a un Paese dell’Ue, l’Austria garantisce “aiuti e sostegno” e “l’Austria a sua volta può attendersi tali interventi di solidarietà dai sui partner europei”.
La nuova dottrina per la sicurezza non manca di menzionare esplicitamente la neutralità austriaca, che rimarrà intatta. Come un soprammobile, appunto.
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