Lunedì 7 Ottobre 2024

Supponiamo che voi foste stati l’amante di Jörg Haider. Per quale ragione vi sarebbe venuto in mente, a un anno dopo la sua morte, di far sapere al mondo questa relazione e di farla sapere non attraverso un organo di informazione della vostra città, ma attraverso un quotidiano che sta in un altro Paese e la cui credibilità è inversamente proporzionale alla tiratura? È quello che ha fatto l’altro ieri un cameriere di Klagenfurt, che in un’intervista alla “Bild Zeitung” tedesca ha confessato di aver amato per otto lunghi anni Haider. Un amore ricambiato, a quanto pare.

C’è qualcosa che non quadra in questa storia, di cui anche il nostro giornale ha riferito ieri nell’edizione stampata. A cominciare dall’identità dell’intervistato. Si dice che uno fa outing, perché esce allo scoperto con nome e cognome. Il nostro lo ha fatto invece soltanto con il nome, Renè, che è tutto in programma, perché suona inventato: in tutta l’Austria i Renè si contano sulle dita di una mano.

L’intervista è stata rilasciata alla “Bild”. Perché non a un giornale austriaco? Forse perché i giornali austriaci non l’avrebbero pubblicata? Non è vero. Prova ne sia che è stata immediatamente ripresa, prima ancora di essere stampata (ma già diffusa attraverso internet), dal quotidiano viennese “Österreich”, che in quanto a credibilità è uno strenuo concorrente della “Bild”.

L’impressione è di trovarsi in presenza di una notizia inventata o, per lo meno, accolta senza serie verifiche da un giornale che vive di notizie di questo tenore. Vera o falsa che sia, non toglie nulla al personaggio Haider. Perché già se ne presumeva l’omosessualità – o bisessualità – involontariamente confermata il giorno dopo la tragedia dal suo portavoce Stefan Petzner. Il quale, probabilmente senza la volontà di fare outing, non aveva saputo trattenere le lacrime davanti alle telecamere per la perdita di quello che aveva definito il suo “Lebensmensch”, l’uomo della sua vita.

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 L’outing involontario di Petzner risale ai giorni della tragica morte di Haider e un anno dopo l’immagine del leader austriaco non ne appare minimamente scalfita, al contrario rafforzata. Il mito diventa leggenda. Gli organizzatori della mostra allestita nelle gallerie del Kreuzberg (ieri abbiamo riferito dell’inaugurazione) si attendono 75.000 visitatori. Con quali calcoli abbiano potuto azzardare una simile previsione è difficile da capire, ma è probabile che i biglietti staccati daranno loro ragione.

Basta recarsi a Lambichl, lungo la strada che da Klagenfurt scende alla Rosental. Lì, nel luogo in cui Haider ha perso la vita, c’è un viavai continuo di gente che porta fiori, candele, foto plastificate, lastre di marmo con scolpite parole di cordoglio. Ce n’è anche una in italiano, deposta da tre amici “aus Triest”, Fulvio, Tiziana e Nadia. La si nota subito, perché ha un proprio sistema di autoilluminazione con mini-pannello solare.

“Arrivano un centinaio al giorno – ci riferisce una donna che abita di fronte, lungo una stradina che sale verso la collina – e con il tempo il loro numero aumenta, anziché diminuire”. Lo conferma la padrona della villetta situata proprio alle spalle del luogo dell’incidente: “Le auto si fermano davanti al mio cancello, bloccando l’uscita. Da un anno sono prigioniera in casa”. Per limitare i disagi, il Land nelle scorse settimane ha costruito una piccola area di sosta, che però è appena sufficiente per uno o due veicoli.

Sul punto esatto dello schianto sarà collocata oggi un’edicola, simile a quelle che si trovano lungo i sentieri di montagna, dedicati ai santi e alle Madonne. La colonnina dell’idrante che stava proprio lì (e che era stata abbattuta dall’auto di Haider) è stata spostata più avanti di una decina di metri. In attesa dell’assetto definitivo, nei mesi scorsi erano state poste due installazioni in acciaio, una con la scritta “Danke” (grazie) e l’altra “Zum Gedenken” (in memoria), sovrastate da una gigantografia di Haider, con le montagne alle spalle e la scritta sovrastampata “In eterno nei nostri cuori. Grazie Jörg”.

Una situazione simile si rivede nell’alta Valle degli orsi, la Bärental, dove gli Haider hanno casa e dove il Landeshauptmann è sepolto, in una tomba costruita non in un cimitero, ma a fianco dell’antica chiesetta di Sankt Michael. Anche qui, fiori, foto, messaggi su carta o su pietre, statuine, piccoli gonfaloni. Più in là un centinaio di lumini ardono su un’impalcatura metallica costruita allo scopo. Su una panca addossata alla parete esterna della chiesetta siede una donna anziana in preghiera.

Non c’è dubbio. Jörg Haider è entrato ormai nella leggenda e nulla, neppure le interviste della “Bild” potranno offuscarne la memoria. Resta soltanto da chiedersi quali straordinarie alchimie abbiano potuto determinare un simile coinvolgimento emotivo di un intero Land.

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