Sabato 12 Ottobre 2024

20.07.19 Angela Merkel, Emmanuel Macron, Sebastian Kura (Bruxelles)A Bruxelles si decide in questi giorni sui soldi – tanti soldi – che dovrebbero consentire agli Stati, in particolare all’Italia, di superare l’emergenza causata dalla pandemia. Ma si decide al tempo stesso del futuro dell’Unione Europea, che non sopravvivrebbe se uno dei suoi Paesi fondatori, la terza economia del continente, fosse abbandonato al suo destino. Una crisi epocale come questa non ammette la formula del “si salvi chi può”: o ci si salva tutti, o si affonda tutti, anche quelli che finora avevano tenuto in ordine i loro conti e legittimamente ora sono restii a pagare per quelli che non lo avevano fatto.

Stiamo scrivendo queste righe prima di sapere se a tarda notte al vertice di Bruxelles sia stato raggiunto un accordo. Ci auguriamo che sia così, ma i segnali della serata non erano confortanti. Qui, per il momento, ci preme soltanto fare il punto sulla posizione dell’Austria, uno dei cosiddetti “paesi frugali” (assieme a Olanda, Svezia e Danimarca), fermamente contrari a un aiuto incondizionato all’Italia, soprattutto in forma di sussidi a fondo perduto.

Ieri pomeriggio il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, aveva avanzato una nuova proposta di compromesso con il gruppo dei “frugali”, a cui l’Olanda aveva reagito positivamente. Un diplomatico della delegazione olandese lo aveva definito “un serio passo nella giusta direzione”, aggiungendo però che molte questioni restavano ancora da chiarire.

Per il cancelliere austriaco Sebastian Kurz, invece, c’è “movimento nella giusta direzione”, ma la questione di fondo – aiuti all’Italia in forma di prestiti e non di finanziamenti a fondo perduto e soprattutto condizionati da riforme – resta aperta e con essa la possibilità di veto. Kurz ritiene in linea di principio giusto che sia introdotto un meccanismo di controllo, perché si tratta di soldi dei contribuenti europei. Rispetto a Mark Rutte, tuttavia, sarebbe più flessibile circa le modalità dei controlli.

Benché la questione della spartizione degli aiuti e del loro volume rimanga ancora aperta, il cancelliere austriaco ieri sera appariva soddisfatto dall’andamento dei due giorni di vertice. E ne aveva ben donde. Il presidente Michel, nella sua proposta di compromesso, ha proposto di concedere all’Austria uno sconto di 287 milioni sulla quota annuale che il Paese versa al bilancio dell’Ue. 287 milioni ogni anno, per i prossimi 7 anni (è questo l’arco temporale dei bilanci europei), al posto della precedente proposta di sconto di 237 milioni. Kurz ne è lieto, ma non soddisfatto: vuole di più.

Ogni Paese concorre al bilancio dell’Ue con un contributo rapportato al proprio Pil. All’Austria e agli altri “frugali” verrebbe concesso di pagare di meno, pur di far passare il piano di aiuti da 750 miliardi, che interessa soprattutto all’Italia. Non solo. L’ultima proposta di Michel prevedeva anche un rapporto tra finanziamenti a fondo perduto e prestiti del 60 e 40 per cento. Quindi finanziamenti per 450 miliardi e prestiti per 300 (prima erano 500 e 250). Ma un portavoce del cancelliere Kurz ha fatto sapere che anche questo non è abbastanza per l’Austria.

 

NELLA FOTO, l’incontro che il cancelliere austriaco Sebastian Kurz, primo a destra, ha avuto con la collega tedesca Angela Merkel e con quello francese Emmanuel Macron, in occasione del vertice di Bruxelles.

__________________

Austria Vicina è anche su Facebook. Clicca “mi piace” alla pagina https://www.facebook.com/austriavicina.

Lascia un commento