Venerdì 4 Ottobre 2024

Siamo arrivati all’ultima settimana prima del voto in Austria per la rielezione del Parlamento. Dal 2022 l’Fpö, partito dell’estrema destra sovranista, è sempre in testa a tutti i sondaggi e lo è anche nell’ultimo, commissionato dall’emittente privata Servus Tv all’istituto Ogm. Ma la novità interessante è che il suo distacco sugli inseguitori si è sensibilmente accorciato.

Soltanto quest’anno sono stati condotti 49 sondaggi, nei quali l’Fpö viaggiava sempre fra il 28 e il 30, a volte anche il 31%. Övp (Partito popolare) ed Spö (Partito socialdemocratico) seguivano con 5 o 6 punti percentuali in meno. Insomma, trionfo sicuro per l’estrema destra austriaca, come quelli già visti altrove, dalla Francia ai Länder della Germania orientale. Ora però il trionfo non appare più tanto scontato. C’è persino la possibilità che non vi sia alcun trionfo o che vi sia addirittura una retrocessione al secondo posto. Davvero una beffa per un partito che finora era sempre stato largamente premiato dai consensi, sia pure limitati ai campioni di elettori selezionati dagli istituti demoscopici.

Naturalmente un sondaggio resta sempre un sondaggio: l’ultimo, condotto due giorni fa su un campione di oltre 1000 austriaci, e i 48 precedenti. I risultati delle urne potrebbero smentirlo, come già accaduto altre volte in passato. Pur tuttavia merita attenzione il cambiamento di opinione che vi si registra.

L’Fpö, come abbiamo detto, resta sempre al primo posto, ma solo con il 26%. Così in basso era risultato due sole volte, in gennaio e in giugno. Restano quasi invariate, invece, le posizioni di Övp ed Spö: rispettivamente al 25 e al 21 per cento. Poiché il range di errore è di 3,1 punti, è chiaro che i ruoli tra Fpö e Övp (un solo punto di differenza) potrebbero invertirsi. L’Övp, in altre parole, potrebbe ridiventare il primo partito, anche se non con quel vantaggio delle precedenti elezioni (nel 2019 aveva ottenuto il 37,5%, ma quel tempo era guidato ancora da Sebastian Kurz). Nessuna possibilità di rimonta per l’Spö.

Tuttavia c’è un’altra novità che emerge dal sondaggio Ogm e che potrebbe avere notevoli conseguenze sui risultati finali: la competizione tra i partiti minori in coda alla classifica del sondaggio. Non ci riferiamo a Verdi e a Neos (liberali di centro), che si confermano quarti e quinti (o quinti e quarti), rispettivamente con 10 e 9 per cento (nel 2019 avevano ottenuto il 13,9 e l’8,1 per cento.

No, ci riferiamo ai fanalini di coda: Kpö (Partito comunista), Bierpartei (Partito della birra), Lmp (lista personale di Madeleine Petrovic, già leader dei Verdi) e Keine (il nome completo è “Keine von denen”, “nessuno di loro”, ed è un distillato di populismo). Ci sono poi altre liste non presenti in tutti i Länder: una si chiama Gaza (nome completo “Gaza, voti contro il genocidio), l’altra già nota è l’Mfg (il cui programma si sintetizza nelle parole “no vax”).

Sono “fanalini di coda” che però meritano attenzione. Stando ai risultati del sondaggio, nessuno di essi dovrebbe superare la soglia del 4% richiesta per entrare in Parlamento. Kpö e Bierpartei sono al 3 percento, gli altri non arrivano all’uno. L’esito del loro voto è importante non se vinceranno, ma se non vinceranno. Se, cioè, non riusciranno ad eleggere i loro rappresentanti, i loro voti si ridistribuiranno proporzionalmente ai partiti maggiori, rendendo possibili coalizioni e maggioranze che fino a ieri erano impensabili.

Le ipotesi finora tenute in considerazione da tutti gli osservatori austriaci erano: 1) l’Fpö vince, ma non trova partiti disposti ad allearsi con lui e quindi non è in grado di formare un governo ed esprimere per la prima volta un cancelliere di estrema destra. 2) Oppure uno dei partiti non vincitori accetta di formare una coalizione con l’Fpö, pur di entrare nella stanza dei bottoni (il pensiero va principalmente all’Övp, che già aveva governato con l’Fpö ai tempi di Haider). 3) Nasce un governo di coalizione formato da alcuni dei partiti perdenti, che costringerebbe il vincitore all’opposizione, come sta accadendo in Francia.

La novità che ci suggerisce l’ultimo sondaggio è che fino a ieri un governo “dei perdenti” avrebbe richiesto una coalizione almeno a tre. L’uscita di scena dei partiti mignon invece restituirebbe punti percentuali a Övp ed Spö, che potrebbero da soli (loro due insieme) superare il 50%. Rinascerebbe quel governo a due tra popolari e socialdemocratici che aveva contrassegnato i primi decenni del dopoguerra e che veniva definita “Grosse Koalition”, “grande coalizione”, come in Germania, perché superava l’80%, a volta il 90% dell’arco parlamentare. Per comodità di linguaggio verrebbe chiamata così anche oggi, benché la definizione di “Grosse Koalition”, per due partiti che insieme arriverebbero al 50% solo grazie alla disfatta dei partiti minori, faccia un po’ ridere.

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