Oltre 6 milioni di austriaci decideranno domenica, con il loro voto, chi dovrà rappresentarli nel nuovo Parlamento. I deputati da eleggere sono 183 e lo scenario che si prospetta è alquanto diverso da quello a cui eravamo abituati nelle precedenti legislature (la prossima sarà la 29.ma dalla fine della Seconda guerra mondiale).
La novità principale sarà data dalla crescita clamorosa dell’Fpö, il partito dell’estrema destra sovranista. Stando ai sondaggi degli ultimi due anni, dovrebbe diventare primo partito. Non era mai accaduto finora nei quasi 80 anni dell’Austria postbellica. Finora a contendersi il primato erano sempre stati il Partito popolare (Övp) o il Partito socialdemocratico e anche i cancellieri designati a presiedere i governi erano sempre stati esponenti di uno dei due partiti.
Ora l’aria è cambiata, anche se lo sbandamento a destra dell’elettorato austriaco ha cambiato fisionomia. Non è un rigurgito di neonazismo, come era stato alla nascita dell’Fpö (inizialmente con il nome di “Lega degli indipendenti”), che appariva un bacino di raccolta di ex iscritti al “Nationalsozialistische Deutsche Arbeiterpartei”, o dopo il 1986, negli anni di Jörg Haider. Ora l’Fpö cavalca gli stessi temi dei sovranisti europei, in primo luogo la lotta all’immigrazione, ma anche l’euroscetticismo e, per non farsi mancare nulla, l’opposizione ai “sieri” anti Covid.
Il punto di domanda alla vigilia del voto riguarda il risultato effettivo dell’Fpö. È sempre stato in testa a tutti i sondaggi (50 soltanto quest’anno), distaccando Övp ed Spö di 4-5 punti percentuali. In quelli di settembre, però, le distanze dall’Övp si sono ridotte e negli ultimi due li separa ormai un solo punto percentuale. Lo scavalcamento, quindi, rientra tra le possibilità. Che cosa abbia determinato questa inopinata crescita dei Popolari è difficile da individuare. L’unica spiegazione che se ne dà è la straordinaria esposizione mediatica del cancelliere uscente Karl Nehammer e del suo partito, dovuta ai nubifragi che nelle ultime settimane hanno devastato l’Austria orientale, Vienna compresa. In altre parole, Nehammer non ha avuto bisogno di tenere comizi, perché gli austriaci lo hanno visto in tv a colazione, a pranzo e a cena, in mezzo alle case allagate. L’evento calamitoso ha provocato danni all’Austria stimati in più di un miliardo, ma è stato un colpo di fortuna per l’Övp.
Se domenica i Popolari si confermeranno primo partito, quasi certamente Nehammer riceverà l’incarico di formare il governo dal presidente della Repubblica, Alexander Van der Bellen, molto riluttante ad affidarlo al leader dell’estrema destra, Herbert Kickl. Naturalmente siamo nel campo delle ipotesi, che solo domenica sera potranno essere confermate o smentite.
Molto dipenderà non soltanto dal partito che si classificherà al primo posto, ma anche dai rapporti di forza tra le altre liste presenti sulla scheda di voto. Sono in tutto nove, di cui però solo cinque hanno reali possibilità di superare lo sbarramento del 4%. Le elenchiamo nell’ordine e con le percentuali risultanti dall’ultimo sondaggio di ieri (in Austria non ci sono limiti a questo genere di consultazioni): Fpö 26%, Övp 25%, Spö 21%, Neos (liberali di centro) 12%, Verdi 8%. Rimarrebbero fuori dal Parlamento i comunisti (Kpö), il Partito della birra (Bierpartei), entrambi al 3%, e alcune liste minori sotto la soglia dell’uno per cento.
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