Mercoledì 4 Dicembre 2024

21.03.19 Vaccino AstrazenecaL’Austria ha fatto bene a non interrompere le vaccinazioni con il siero AstraZeneca. O, per essere più precisi, ha fatto bene il ministro della Salute, Rudolf Anschober, ha imporre la sua volontà e evitare così che il suo governo si accodasse alla Germania, come avevano fatto Italia, Francia e una lunga schiera di altri Paesi. L’Ema ieri pomeriggio gli ha dato ragione.

Ovviamente Anschober, che è un maestro elementare, non aveva le competenze per decidere di testa sua di proseguire con le vaccinazioni, ma lo aveva fatto affidandosi al parere del Comitato nazionale per i vaccini. Questo organo tecnico-scientifico aveva consigliato di andare avanti per le ragioni molto semplici che avevamo esposto in questo blog due giorni fa: l’Austria doveva decidere non in base a ciò che era accaduto altrove nel mondo, ma in base all’unico decesso che si era registrato nel Paese dopo la vaccinazione.

Questo non perché gli altri decessi verificatisi in Italia, in Germania o altrove non fossero gravi e importanti, ma perché in quelli non poteva metterci il naso. Sul caso avvenuto in Austria invece – un’infermiera di 45 anni dell’ospedale di Zwettl, vittima di una trombosi manifestatasi 10 giorni dopo aver ricevuto il vaccino – il comitato scientifico incaricato dal governo aveva potuto fare un’accurata indagine, giungendo alla conclusione che tra vaccino e decesso vi fosse soltanto un nesso temporale e non anche di causalità.

L’annuncio dell’Ema di ieri pomeriggio è stato di conforto alla linea seguita dall’Austria e da pochi altri, che non avevano mai interrotto la somministrazione del vaccino AstraZeneca. Il problema ora non è più se usare o meno il vaccino, ma come procurarselo nelle quantità necessarie. L’Austria aveva ordinato da AstraZeneca 5,9 milioni di dosi, ma finora gliene sono state consegnate soltanto 369.000 e anche nell’immediato futuro ne arriveranno con il contagocce. La casa farmaceutica anglo-svedese si era impegnata a fornire all’Ue 300 milioni di dosi nel primo semestre, ma poi ha comunicato che potrà metterne a disposizione soltanto 100. Potrebbe andare meglio con Pfizer-Biontech, da cui l’Austria aspetta 11,1 milioni di dosi, che dopo il rallentamento iniziale ora sembra aver accelerato le forniture.

In attesa di sapere su quanti vaccini potrà disporre, l’Austria ora si trova a dover fare i conti con una rapida recrudescenza dei contagi. Lunedì, dopo il “rientro in servizio” del ministro Anschober (assente una settimana per problemi di cuore), si era tenuta una riunione alla Cancelleria federale, nella quale si sarebbero dovuti decidere allentamenti alle misure di prevenzione del Covid. Invece non si è potuto decidere nulla, a fronte del rapido aumento dei contagi e dei ricoveri. “Con le attuali misure per il contenimento dei contatti – ha dichiarato Gerald Gartlehner, della Donau Universität di Krems – saremmo riusciti ad avere in pugno l’originale variante del contagio, ma quella britannica che è diventata prevalente (94% dei contagi) è molto più pericolosa e si diffonde molto più rapidamente”. Gartlehner considera “troppo rischiose” le aperture previste in prossimità di Pasqua e raccomanda di proseguire con lo smart-working e con le altre misure che limitano la mobilità.

Dello stesso parere Peter Klimek, ricercatore all’Università di medicina di Vienna, che ritiene necessario un nuovo lockdown. Il collega Markus Zeitlinger ritiene addirittura che sia incominciata una nuova ondata di infezioni.

Ieri sera, frattanto, si è riunita la “Corona-Kommission” per un esame della situazione, che appare abbastanza complicata: mentre a Vienna, in Bassa Austria e nel Burgenland (ovvero nei Länder più orientali) si registra un numero elevato di nuove infezioni e gli ospedali sono in difficoltà, all’estremità occidentale dell’Austria, nel Vorarlberg, continua il calo dei contagi e dei ricoveri, con un’incidenza delle nuove infezioni settimanali per 100.000 abitanti scesa a 69,2. Di conseguenza, quando lunedì il governo dovrà aggiustare il tiro sulle misure anti-Covid, è quasi certo che dovrà prendere provvedimenti differenziati per le varie regioni.

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