Mercoledì 4 Dicembre 2024

21.01.13 Alexander Gaisch, Polizia StiriaNe ha sentite di cotte e di crude il centralinista della sala operativa della Direzione di Polizia del Land Stiria, quando ha risposto alla chiamata telefonica del vicedirettore e non è stato in grado di riconoscerlo. È accaduto la sera del 6 settembre 2019.

In Austria vi sono nove Direzioni regionali di Polizia, una per ciascun Land. Al vertice di ogni Direzione ci sta un comandante, due vicecomandanti e una specie di stato maggiore. Sono tutti alti ufficiali, indossano l’uniforme con i gradi, ma, anche se militarizzati, hanno titoli mutuati dalla burocrazia ministeriale. Così il comandante si chiama direttore, i vicecomandanti vicedirettori e così via. Soltanto a Vienna, chissà perché, il comandante è chiamato presidente anziché direttore.

In Stiria uno dei due vicedirettori era fino a un anno fa Alexander Gaisch (nella foto), 54 anni compiuti da poco. La sera del 6 settembre dalle parti di casa sua qualcuno aveva sparato dei fuochi d’artificio e il rumore lo aveva infastidito. Per questo aveva afferrato il telefono per far intervenire una pattuglia e porre termine al disturbo, ancorché legittimo.

Sfortunatamente a quell’ora l’”Inspektion” (corrisponde da noi a un commissariato di Polizia o a una stazione dei Carabinieri) non era presidiata e la chiamata è stata reindirizzata automaticamente al centralino della Direzione di Polizia a Graz. All’operatore che ha risposto – presumibilmente giovane, perché in servizio soltanto da marzo – Gaisch si è presentato con il suo nome e ha salutato amichevolmente con un “Servus”.

Si attendeva che all’altro capo del filo il telefonista, sentendo il nome del vicedirettore, scattasse sull’attenti e attendesse ordini. C’era stato invece un normale “Buonasera. Prego?”. L’alto ufficiale allora aveva chiesto incredulo “Mi conosce?”, ricevendo una risposta negativa.

A questo punto nelle persone che per qualche ragione rivestono una certa autorità scatta a volte una reazione, che è segno di irritazione e arroganza al tempo stesso. Non si vuole più chiarire chi si è e la ragione della telefonata, ma si punta a minacciare. “Qual è il suo nome, per favore?” è la richiesta di Gaisch al subordinato. La voce infastidita sottintende già il proposito di identificare il malcapitato, per fargliela pagare.

E il malcapitato, che non ha ancora ben capito quel che sta succedendo, risponde di nuovo con un flebile “Prego?”. La voce di Gaisch è ormai alterata: “Chi parla, per favore”. La risposta è quella che prescrive il regolamento e che il telefonista, benché alle prime armi, evidentemente conosce. Spiega che non può dare il suo nome al telefono, perché – questo non lo dice, ma lo si intuisce – la telefonata potrebbe arrivargli anche dal Papa in persona, ma al telefono non sarebbe in grado di accertarne l’identità.

Gaisch ormai è fuori dai gangheri e sbotta: “Qui parla il vicedirettore della Direzione di Polizia del Land. Lunedì nel mio ufficio! Ha capito?”. No, il centralinista non ha capito e chiede “per favore di ripetergli il nome”. Risposta: “Sono Alexander Gaisch, vicedirettore della Direzione di Polizia del Land. Lunedì, alle 8, nel mio ufficio”.

Il resto della telefonata è una sequela di minacce e rimbrotti sull’obbligo di tutti i poliziotti di conoscere per nome e cognome i loro superiori. Preannunciando un provvedimento disciplinare nei suoi confronti, Gaisch avverte il centralinista che lunedì, quando alle 8 si presenterà a rapporto, se non dimostrerà di conoscere a memoria i nomi di tutta la Direzione di Polizia della Stiria gli farà “die Wadln virerichtn”. L’espressione viene dal gergo di caserma e trae origine da una forma di tortura praticata in Austria fino al 18. secolo per estorcere confessioni. Oggi è solo un modo di dire, che serve a minacciare.

Possiamo immaginarci il giovane centralinista sbiancato in volto, che tuttavia riesce a mantenere una ammirevole lucidità e, dopo tutte le rampogne dell’alto ufficiale, gli chiede comunque qual era stata la ragione della sua telefonata, per potervi provvedere. Solo allora Gaisch si ricorda che aveva chiamato perché, stizzito dai fuochi d’artificio, voleva che una pattuglia andasse sul posto a far finire il frastuono. Ma ormai, con tutto il tempo perso per colpa di quel giovanotto, colpevole di non conoscere il suo nome, era inutile, perché i fuochi non c’erano già più.

Non sappiamo se il lunedì successivo abbia avuto luogo il colloquio tra il “vicedirettore della Polizia del Land” e il giovane centralinista. Sappiano invece che un procedimento disciplinare è stato aperto, ma nei confronti di Gaisch. Il quale, dall’alto del suo grado, avrebbe dovuto sapere che tutte le telefonate alle centrali di Polizia vengono registrate. Tre mesi dopo, infatti, quella registrazione è diventata pubblica e la si può riascoltare anche su YouTube (l’hanno fatto finora quasi mezzo milione di austriaci).

A quel punto la Direzione di Polizia non ha potuto far finta di nulla. Ha trasferito Gaisch all’Ufficio per stranieri e richiedenti asilo (ovvero a un ruolo inferiore a quello di vicedirettore), sperando di poter lavare i panni sporchi in casa. Ma nel frattempo è arrivata una denuncia anonima alla Procura di Stato di Graz, con l’accusa di tentata violenza privata nei confronti dell’ormai ex vicedirettore. Per questioni di opportunità, la magistratura inquirente di Graz ha trasferito il caso a quella di Klagenfurt, che ora è giunta alla conclusione di dover rinviare a giudizio l’alto ufficiale.

Per far questo ci sono voluti quasi nove mesi, perché in Austria esiste ancora l’istituto feudale del “Weisungsrecht”. Ovvero, quando è inquisita una persona che conta – un politico, un banchiere, un personaggio pubblico – per procedere si deve avere prima l’autorizzazione della Corte d’appello, che a sua volta deve chiedere il via libera al “Weisungsrat”, organo consultivo presso il Ministero di Giustizia. Fino alla caduta dell’impero asburgico questo strumento consentiva all’aristocrazia e alla classe dirigente del tempo di avere un trattamento privilegiato rispetto ai cittadini normali. Anche negli anni della Prima e della Seconda Repubblica i ministri della Giustizia di turno se n’erano serviti per proteggere politici “amici”.

Da anni ormai il “Weisungsrecht” non viene più applicato, come dimostrano anche i casi recenti dell’europarlamentare ed ex ministro degli Interni Ernst Strasser e dell’ex ministro delle Finanze Karl-Heinz Grasser, entrambi dell’Övp ed entrambi condannati per corruzione. Non viene applicato, ma continua a esistere e comporta lunghe perdite di tempo (in questo caso nove mesi), perché nei passaggi tra Procura, Corte d’appello, Ministero e ritorno vanno presentate relazioni e devono essere date risposte motivate, che richiedono giorni e settimane di lavoro.

Ora, comunque, la Procura di Klagenfurt è arrivata al dunque, con la richiesta di rinvio a giudizio pronta sul tavolo. All’ex vicedirettore della Polizia della Stiria, tuttavia, la procedura penale austriaca offre una alternativa: l’imputato può accettare di pagare una sanzione (che il Tribunale fissa tenendo conto del suo reddito) e tutto finisce lì. Si chiama “Diversion” e per chi accetta questa soluzione è come se non nulla fosse accaduto. Non resta nemmeno traccia nel casellario penale.

Naturalmente se Alexander Gaisch ritiene di non avere alcuna colpa e di meritare l’assoluzione, potrà affrontare il processo. La decisione spetta a lui.

________________

Austria Vicina è anche su Facebook. Clicca “mi piace” alla pagina https://www.facebook.com/austriavicina.

 

Lascia un commento