Le alunne di fede islamica, che frequentano le scuole austriache, d’ora in poi potranno tornare a indossare il velo. La Corte costituzionale, infatti, ha dichiarato illegittima la norma introdotta dal precedente governo di destra-estrema destra, che vietava quell’indumento, che, come è noto, copre la testa e la fronte, ma non il viso, un po’ come il velo delle suore. La messa al bando era stata fortemente voluta dall’Fpö, che allora faceva parte del governo. La scelta era stata condivisa dall’Övp.
“L’indicazione puntuale di un determinato capo di abbigliamento connotato religiosamente rappresenta uno stigma mirato nei confronti di un determinato gruppo di persone”. Le parole citate tra virgolette sono al centro della motivazione della sentenza letta nel tardo pomeriggio di ieri dal presidente della Corte costituzionale, Christoph Grabenwarter. La norma contestata, infatti, è rivolta esclusivamente alle ragazze islamiche e viola in questo modo il dovere costituzionale dello Stato di essere neutrale nei confronti delle confessioni religiose. In questo caso si colpisce una specifica religione, quella islamica, senza alcuna motivazione.
È ben vero che il divieto introdotto dal governo Övp-Fpö nell’anno scolastico 2019-2020 non menziona espressamente il copricapo islamico. Dai documenti del provvedimento di legge, tuttavia, appare evidente la volontà di impedirne l’uso. Lo si evince dai riferimenti del legislatore alla necessità di “proteggere” le scolare islamiche dalle “pressioni sociali” dei loro compagni e delle loro compagne di classe.
Nella sentenza la Corte costituzionale non disconosce che tali pressioni vi siano e possano portare anche a conflitti di ordine religioso. Ma è un’argomentazione che i giudici supremi non accettano, perché il divieto colpirebbe non chi provoca quei conflitti (gli alunni non islamici), ma proprio le alunne che ne sono vittime e che non hanno turbato “la pace scolastica”.
L’eccezione di illegittimità costituzionale era stata sollevata dai genitori di due alunni educati secondo la religione islamica. Essi avevano avevano visto nel divieto un’intromissione sproporzionata nella libertà religiosa e nella formazione religiosa dei loro figli. Nel ricorso alla Corte costituzionale, inoltre, avevano denunciato una violazione del principio di uguaglianza, poiché nel provvedimento di legge veniva proibito il velo, ma non, per esempio, la kippa ebraica o il turbante sikh.
La sentenza della Corte è stata accolta con soddisfazione dall’Iggö, la Comunità religiosa islamica austriaca, che ha parlato di “fine di una politica populista di divieti”. La decisione – ha dichiarato il presidente Ümit Vural – dimostrerebbe che “la nostra fiducia nello Stato di diritto e la nostra pazienza erano ben riposte”.
“L’Iggö – ha proseguito il presidente – è contro ogni forma di imposizione. Il conseguimento della parità di diritti per le ragazze e per le donne nella nostra società non si raggiunge attraverso i divieti. Noi non approviamo un atteggiamento di disprezzo nei confronti delle donne che per convincimento personale decidono di non portare il velo, né possiamo condividere una limitazione della libertà religiosa di quelle musulmane, che considerano il copricapo un componente integrale della pratica di fede vissuta”.
NELLA FOTO, l’aula della Corte costituzionale austriaca, dove ieri è stato abrogato il divieto di velo islamico.
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