L’Austria, come altri Paesi europei, sta per entrare in una fase di recessione. I segnali si erano già avvertiti da un po’ – con il fallimento di alcune aziende e la riduzione di personale in altre, la cui produzione non aveva più sbocchi – ma ora hanno trovato conferma nelle previsioni economiche per il 2024-2025, pubblicate dell’Österreichische Nationalbank, la banca nazionale austriaca. Mentre fino a qualche tempo fa si riteneva che il 2024 potesse chiudersi con una crescita del Pil dello 0,3% – dimensione modestissima, ma almeno di segno positivo – ora la previsione è di un -0,7%.
Siamo nel campo delle previsioni, che variano a seconda della fonte che le elabora. Così, per esempio, Wifo (Österreichisches Institut für Wirtschaftsforschung) e Ihs (Institut für Höher Studien), i due massimi istituti austriaci di ricerche economiche, avevano annunciato a fine giugno una crescita zero, che significa stagnazione. Ma all’inizio di questo mese Raiffeisen Research (gruppo si studio interno alle Raiffeisen Banken) aveva annunciato un indietreggiamento del Pil dello 0,5%. Ed ora il verdetto della Nationalbank di uno -0,7%, che non lascia adito a speranze.
Stando così le cose, l’Austria non avrà un anno di recessione, ma due. La Nationalbank, infatti, ha dovuto rivedere le sue previsioni anche per il 2025. L’andamento del Pil avrà sì segno positivo, ma si fermerà all’1,0%. Le precedenti stime, che davano per il prossimo anno una crescita del Pil dell’1,7%, sono state corrette al ribasso.
Perché succede tutto questo? Gli istituti economici menzionati puntano il dito verso la produzione economica, scesa di 2,1 punti percentuali dal secondo trimestre del 2022, quando aveva raggiunto il suo apice, al secondo trimestre di quest’anno. L’industria, in particolare, risente della debolezza della congiuntura internazionale. Ne risentono in particolare le aziende che consumano più energie e quelle nel settore delle costruzioni. Alla debolezza delle aziende fa riscontro inevitabilmente un aumento della disoccupazione, che quest’anno salirà allo 7,1% e il prossimo anno allo 7,5%.
Secondo Gabriel Felbermayr, direttore del Wifo, l’Austria sta affrontando il più lungo periodo di stagnazione dalla fine della Seconda guerra mondiale. Non sorprende, pertanto, che negli imprenditori intervistati dall’istituto prevalga il pessimismo.
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