Dalla fine del prossimo anno cessa l’impegno militare dell’Austria nel Libano, che durava da 5 decenni. Il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha recentemente deciso di non prolungare la missione Unifil. L’Austria vi partecipa attualmente con 173 soldati nel Camp Naqoura, al confine con Israele. I compiti del contingente austriaco si limitano al settore logistico, ai trasporti e ai servizi di vigili del fuoco. Alla missione Unifil partecipano reparti militari di Indonesia, India, Ghana, Italia e Nepal.
Attualmente sono 550 i militari austriaci impegnati in missioni all’estero sotto l’egida dell’Onu. Il numero maggiore si trova in Bosnia-Erzegovina (205 uomini) e in Kosovo (137). Piccoli contingenti (sotto le 10 unità) partecipano a missioni Onu in Georgia, Armenia, Cipro, Iraq e in Medio Oriente.
Il governo austriaco aveva deliberato a suo tempo di mettere a disposizione delle Nazioni Unite fino a 1.100 soldati. Attualmente, come abbiamo visto, ne vengono impiegati meno della metà e il loro numero si ridurrà ulteriormente con la cessazione della missione Unifil. Ma non è sempre stato così. Nel biennio 2011-2012 l’Austria aveva inviato all’estero fino a 1.800 soldati.
La storia dei soldati austriaci con l’elmo blu dell’Onu ebbe inizio nel 1960. Nel dicembre di quell’anno il governo guidato dal cancelliere Julius Raab (Övp) inviò 50 soldati dei servizi sanitari in Congo (allora ancora Congo belga). L’Austria aveva da soli 5 anni riacquistato la sua piena sovranità e indipendenza, dopo l’occupazione alleata. Quella missione in Africa era un modo per ripresentarsi sulla scena internazionale, dopo gli anni dell’Anschluss alla Germania.
Non fu una operazione fortunata. I sanitari con l’uniforme austriaca, appena messo piede in Congo, furono subito fatti prigionieri e dovettero essere liberati da un reparto di soldati nigeriani, anch’essi con l’elmo blu dell’Onu. Ci furono parecchi morti e l’equipaggiamento che avevano portato con sé andò perduto.
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