Il suo vero nome era Domenico Coceancig, storpiato dal fascismo in “Coceani”, ma a Brazzano di Cormons, dove era nato nel 1897 e dove è deceduto nel 1998, tutti lo conoscevano come Meni Pec. “Pec” in friulano significa panettiere, perché Meni Pec, almeno nella prima stagione della sua vita, aveva esercitato quel mestiere. Poi era stato anche guardia campestre e vigile urbano, ma è alla vita di panettiere che erano legati i suoi ricordi più intensi e incancellabili.
A quel tempo Brazzano era austriaca. Il confine con l’Italia era segnato dal vicino corso del fiume Judrio. Il 15 maggio 1915 (l’Austria era in guerra già da un anno, l’Italia vi sarebbe entrata pochi giorni dopo, benché ancora alleata di Austria e Germania) Domenico Coceancig venne arruolato nell’Imperial-regia marina militare e fu inviato nella baia delle Bocche di Cattaro, come fuochista (ma di fatto panettiere) a bordo dell’incrociatore “Saida”, su cui rimase per tutto il tempo della guerra, sfornando ogni giorno il pane per tutto l’equipaggio. L’incrociatore svolse servizio di pattugliamento lungo le coste della Dalmazia, tra Pola e Cattaro, e fu di rado coinvolto in vere e proprie battaglie navali.
L’emozione più grande Meni Pec la provò a guerra quasi finita. Il 1. novembre 1918, dal ponte del “Saida” all’ormeggio nel porto di Pola, vide affondare la corazzata “Viribus Unitis”, nave ammiraglia della flotta austriaca. Quella nave, orgoglio della marina asburgica (“viribus unitis” era stato il motto dell’imperatore Francesco Giuseppe) e da tutti ritenuta inaffondabile, era stata ceduta dalla mezzanotte precedente al Regno di Jugoslavia. Ciononostante, e benché la guerra fosse ormai al termine, due incursori della Marina italiana vi applicarono una carica esplosiva sotto la carena, che fece colare a picco la nave, causando oltre 300 vittime.
Finita la guerra avvenne quello che triestini e goriziani definirono il “ribalton”. L’impero d’Austria era crollato, l’ultimo imperatore Carlo I d’Asburgo aveva ceduto l’intera flotta al neonato regno di Jugoslavia e Domenico Coceancig, detto Pec, sbarcato dalla nave, dovette tornarsene a Brazzano a piedi. Quando vi giunse i paesani gli fecero grande festa e lo informarono anche che era diventato italiano.
A quel tempo aveva soltanto 21 anni e non immaginava certo che ne avrebbe avuti ancora molti da vivere, fino a raggiungere la bella età di 101 anni. Non immaginava, soprattutto, che con il tempo sarebbe diventato “der letzte Matrose der k.u.k. Kriegsmarine”, ossia l’ultimo marinaio vivente dell’Imperial-regia marina, testimone prezioso di quel “mondo di ieri”, per dirla con Stefan Zweig, che molti da queste parti ancora rimpiangono, pur non avendovi mai fatto parte.
È questa la ragione per cui ne parliamo in questo blog, dedicato all’Austria. E ne parliamo proprio ora, perché è appena uscito un libro a cura di Hans Kitzmüller, scrittore-editore, anche lui di Brazzano come Pec, che racconta la storia straordinaria del suo compaesano, pressoché ignorata dal pubblico italiano. Per la verità, non è una biografia vera e propria del panettiere, divenuto marinaio dell’imperial-regia marina, ma un collage di ciò che è stato scritto finora su questo personaggio in Italia e soprattutto in Austria.
E qui avviene la prima interessante scoperta. I primi a raccontare il passato di Domenico Coceancig non sono italiani, ma austriaci. Due giovani studenti di pubblicistica di Vienna, scesi in Italia durante un’estate di tanti anni fa, per curare la redazione dei servizi giornalistici in lingua tedesca di Telefriuli, trasmessi dall’emittente televisiva di Udine per i turisti austriaci e tedeschi in vacanza sulle spiagge dell’Alto Adriatico.
Gli studenti si chiamano Horst Bauer e Mario Manessinger. Vengono a sapere da Kitzmüller dell’esistenza dell’”ultimo marinaio dell’Imperial-regia marina” e decidono di intervistarlo. Il servizio va in onda e così non solo gli ospiti tedeschi, ma anche gli italiani apprendono che a Brazzano vive l’ultimo testimone dell’affondamento della “Viribus Unitis”. Bauer ne scriverà in seguito anche sul “Kurier”, quotidiano di Vienna, di cui diventerà giornalista. Ma ne riferirà in seguito anche un altro giornalista viennese sull’autorevole “Die Presse”, Thomas Chorherr. Poi sarà la volta della “Kleine Zeitung”, che pubblicherà un articolo scritto dallo stesso Kitzmüller, in quegli anni corrispondente dal Friuli del quotidiano carinziano.
In Italia il primo articolo su Meni Pec appare nelle pagine locali de “Il Piccolo”, quotidiano di Gorizia e Trieste, il 16 giugno 2003. L’”ultimo marinaio” è morto ormai da cinque anni. L’occasione è offerta dalla pubblicazione di un libro in italiano di Hans Kitzmüller, “Arcipelago del vento”, diario di un viaggio in barca a vela lungo le isole della Dalmazia, che nelle pagine dedicate alle Bocche di Cattaro rievoca le vicende di guerra del suo compaesano, da lui conosciuto personalmente poco prima che morisse ultracentenario.
Dunque, riepilogando: il servizio mandato in onda (solo in lingua tedesca) da Telefriuli è dei primi anni ’80. L’articolo di Kitzmüller per la Kleine Zeitung è del 1989. Quello di Chorherr su “Die Presse” è del 1997, giusto un anno prima della morte del nostro “Matrose”. L’articolo de “Il Piccolo”, il primo destinato ai lettori italiani, è soltanto del 2003. Il libro a cura di Kitzmüller è dunque un omaggio postumo a Domenico Coceancig. In esso troviamo, assieme a documenti conservati dalla famiglia e ad alcune citazioni dal libro “L’Austria sui mari del mondo”, di Renate Basch-Ritter, gli articoli già citati di Horst Bauer per il “Kurier” e di Thomas Chorherr per “Die Presse” e un articolo di Erwin Schatz, dell’associazione austriaca Marineverband. Tutti i testi sono riproposti nelle lingue originali (anche in quella friulana) e nella versione italiana.
Perché un libro oggi su Mene Pec? Lo abbiamo chiesto al suo curatore Kitzmüller. “Si sa così poco di chi ha combattuto contro l’aggressione italiana all’Austria del 1915. Ritengo sia anche interessante conoscere meglio come avevano vissuto i contemporanei il nostro passato. Meni Pec è un esempio di “austriaco”, termine che non indicava una nazionalità, ma l’appartenenza a un ‘Vielvölkerstaat’, uno Stato composto da molti popoli”.
Il libro è stato presentato ieri sera nella canonica di Brazzano. Seguiranno altre presentazioni in Italia e in Austria. Nei prossimi giorni sarà in vendita nelle librerie di Gorizia, Monfalcone e Trieste e anche a Udine, nelle librerie Tarantola e Moderna. Non è prevista la vendita online.
NELLE FOTO, Domenico Coceancig all’età di 18 anni, marinaio della marina asburgica, e a 97 anni, nella sua casa di Brazzano, e il varo della “Viribus Unitis” avvenuto a Trieste nel 1911.
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