Da domani diventa più complicato andare in Austria. Prima di mettersi in viaggio sarà necessario registrarsi presso il Ministero della Salute, compilando un apposito formulario on line. Non è una misura contro gli italiani o gli stranieri in genere, ma una precauzione per tracciare più facilmente eventuali contagi. Dovranno registrarsi, infatti, anche gli austriaci che rientrano dall’estero e che già lunedì hanno ricevuto una comunicazione in tal senso dal Ministero degli Esteri (sono circa 200.000 gli austriaci residenti stabilmente all’estero, cui si aggiungono circa 2.500 all’estero per turismo, che si erano registrati al Ministero prima di partire).
Nel formulario, disponibile in lingua tedesca e inglese, vengono richiesti i propri dati personali, le informazioni sul viaggio (data di arrivo, data di partenza, mezzo di trasporto, ma solo la data di arrivo è obbligatoria, le altre informazioni sono facoltative) e sulla quarantena obbligatoria (indirizzo in Austria dove si osserverà la quarantena). Il formulario è disponibile nel sito del governo federale austriaco, ma può essere scaricato anche qui.
Una volta compilato il formulario e dopo averlo spedito in via telematica si riceverà per posta elettronica un documento di conferma in formato pdf, contenente un codice QR, che a un eventuale controllo di polizia consentirà di verificarne l’autenticità.
Arrivati a destinazione si dovrà osservare un periodo di quarantena di 10 giorni. Dopo il quinto giorno (considerando quello di ingresso in Austria il giorno 0) si potrà interrompere la quarantena, sottoponendosi a un test molecolare o antigenico, con esito negativo.
In pratica, a parte il nuovo obbligo di registrazione, vanno osservate tutte le misure già in vigore e già note. Così come restano in vigore le eccezioni anch’esse già note, che riguardano per esempio i pendolari regolari per lavoro o studio, i viaggiatori che intendono soltanto attraversare l’Austria per raggiungere un altro Paese europeo, chi entra in Austria per urgenti esigenze di famiglia (per esempio, assistenza a un ammalato, decessi o funerali, nascite, assistenza ad animali o per esigenze agricole). Quanti si trovano in queste condizioni non avranno bisogno di registrarsi e non dovranno neppure sottoporsi alla quarantena.
Va precisato, inoltre, che la registrazione è prevista soltanto per chi proviene da un Paese considerato a rischio. È una precisazione superflua per noi italiani, perché in Italia, come in quasi tutti i Paesi europei, la diffusione dell’epidemia è tale che siamo considerati tutti a rischio. L’elenco dei Paesi “sicuri” viene aggiornato quotidianamente e i nomi si contano sulle dita delle mani (ieri erano Finlandia, Norvegia, Giappone, Corea del Sud, Australia, Nuova Zelanda). A tutela della privacy, il Ministero della Salute conserverà la registrazione soltanto per 28 giorni, per poi cancellarla.
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