Martedì 8 Luglio 2025

Se la mucca di un alpeggio assale a calci e cornate un escursionista che gli passa accanto, l’allevatore non è responsabile per le lesioni subite dal malcapitato. Così ha deciso la Corte suprema di Vienna in relazione a un episodio accaduto nell’ottobre del 2023, confermando alla lettera le sentenze già pronunciate in primo grado dal Tribunale di Klagenfurt e in secondo grado dalla Corte d’appello di Graz.

Il fatto era avvenuto su un pascolo nella zona della Turracher Höhe. Una coppia di coniugi stava percorrendo un sentiero segnato dell’Alpenverein, quando davanti a essi si era presentata una vacca con il suo vitellino di appena 7 giorni. Difficile aggirare l’ostacolo, benché il sentiero fosse relativamente largo (anzi, si trattava addirittura di una strada forestale), perché a destra e a sinistra il pendio era scosceso.

I due avevano deciso, quindi, di proseguire, sfiorando quasi gli animali. Ma il loro comportamento aveva risvegliato l’istinto materno della vacca, che ritenendo minacciato il suo vitellino, si era scagliata contro l’uomo, mandandolo a terra. La donna, accorsa in soccorso del marito, era stata a sua volta aggredita dalla mucca, che a calci e cornate le aveva causato 22 fratture e una lesione polmonare.

In seguito i due avevano citato in giudizio il malgaro, ritenendolo responsabile della disavventura. A loro avviso, il gestore dell’alpeggio avrebbe dovuto recintare la zona di pascolo con una elettro-recinzione, per evitare che gli animali raggiungessero il sentiero. Per le lesioni subite la donna aveva chiesto un risarcimento di 35.000 euro.

La Corte suprema non è stata dello stesso parere, come non lo erano stati i giudici di Klagenfurt e di Graz. “In linea di principio – si legge nella sentenza – non esiste alcun obbligo di delimitare con recinzioni un percorso che conduce a una zona di pascolo”. Una recinzione non è usuale e nemmeno ragionevole. Si rende necessaria, talvolta, se nella mandria vi sono animali particolarmente vivaci e pericolosi, la cui pericolosità sia nota all’allevatore. Oppure se il pascolo si trova in prossimità di una sciovia o di una strada di grande traffico.

Nel caso in esame, invece, queste condizioni non erano presenti. Nella zona della Turracher Höhe il pascolo libero di vacche con vitelli è usuale e gli animali non dimostrano una significativa aggressività. Lo dimostra il fatto che al malgaro citato in giudizio, che lavora in quell’alpeggio da quando aveva 15 anni, non era mai capitato finora un incidente del genere. Inoltre il sentiero percorso dai due coniugi è poco frequentato e vi sono dei cartelli che invitano a evitare di avvicinarsi alle bestie, in particolare alle vacche fattrici che pascolano con i loro vitelli.

La sentenza, naturalmente, non ha un valore generale, ma è riferita esclusivamente a questo caso specifico. Rappresenta, comunque, un richiamo alle responsabilità di cui tutti dovrebbero farsi carico, anche se la cronaca spesso ci racconta casi di senso contrario. Quando capita qualcosa di male, a volte anche di tragico, si tende a dare la colpa sempre a qualcun altro e mai alla propria disattenzione o imprudenza.

 

NELLA FOTO, il tratto di sentiero sui monti della Turracher Höhe, dove i due coniugi avevano affrontato la vacca nella loro escursione di due anni fa.

 

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