Giovedì 27 Marzo 2025

Detto, fatto. Beate Meinl-Reisinger (nella foto), da una settimana ministra degli Esteri austriaca, si recherà venerdì a Kyiv. La scelta della capitale ucraina per il suo primo viaggio all’estero è un evidente segnale che l’Austria, pur con tutti i limiti che le derivano dal suo stato di neutralità, è schierata a fianco del popolo che da tre anni subisce l’aggressione russa.
In realtà non si tratta del primo viaggio della neo-ministra. Già giovedì scorso si era recata a Bruxelles, ma per incontrare i colleghi Renew Europe, il gruppo politico europeo di orientamento liberale, di cui fa parte anche Neos, il partito di Meinl-Reisinger. Ma non si era trattato appunto di un viaggio istituzionale da ministra. Quello di venerdì in Ucraina, dunque, possiamo considerarlo il primo in questa sua nuova veste.
A Kyiv Meinl-Reisinger incontrerà, tra gli altri, il collega ucraino Andrij Sybiha, con cui aveva già avuto un colloquio telefonico la settimana scorsa. In quell’occasione la ministra austriaca aveva confermato “il pieno impegno dell’Austria per l’indipendenza, la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina”. Parole di grande conforto per Sybiha. L’Austria è un Paese relativamente piccolo, ma, se al governo fosse andato il partito di estrema destra di Herbert Kickl, si sarebbe schierato al fianco degli altri Paesi filo russi, come l’Ungheria di Viktor Orban e la Slovacchia di Robert Fico. Questa prospettiva è sfumata per un soffio, dopo la travagliata crisi durata cinque mesi.
Durante la giornata a Kyiv sono previsti una visita all’ospedale pediatrico Ochmadyt, colpito lo scorso anno da un missile russo, e un ricevimento nell’ambasciata austriaca, a cui prenderanno parte anche operatori economici e rappresentanti di organizzazioni umanitarie.
In una recente intervista con Austria Presse Agentur, Beate Meinl-Reisinger aveva dichiarato che la sicurezza dell’Ucraina non può essere trattata sulle teste dei suoi cittadini, così come la sicurezza e il futuro dell’Europa non possono essere discusse a un tavolo senza che vi sia anche l’Europa. Con riferimento alla situazione geopolitica generale e alla svolta compiuta dagli Usa nei primi giorni di presidenza Trump, Meinl-Reisinger ha sostenuto la necessità che l’Europa sia in grado di agire reggendosi sulle proprie gambe.

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