È incredibile quante e quali sorprese ci possono riservare le cantine delle nostre case, dove gli oggetti di famiglia si sono accumulati nel tempo. Lo scopriamo soltanto in occasione di uno sgombero o di un trasloco.
Negli scantinati del Parlamento di Vienna, in occasione dei lavori di risanamento del palazzo, sono state trovate due teste in bronzo di Adolf Hitler. Erano state nascoste da qualche solerte funzionario dopo la capitolazione del Reich e dopo l’ingresso nella capitale dei soldati dell’Armata Rossa. Non se l’era sentita di distruggerle, ma nemmeno di lasciarle in bella vista, per timore che dai kalashnikov dei bolscevichi che avevano preso possesso della città potesse partire qualche colpo.
Qualcosa del genere era accaduta anche a Linz, dove il Führer aveva pronunciato il suo primo discorso dopo l’Anschluss dell’Austria nel marzo del 1938. Il microfono usato per l’occasione era stato custodito come una reliquia nella sede locale della radio (oggi Orf) ed è tornato alla luce solo di recente.
Cinque anni fa Vienna ha inaugurato un museo dedicato alla storia dell’Austria. Nella capitale ci sono musei di ogni genere, ma questo mancava. Si chiama Haus der Geschichte Österreich, Casa della storia dell’Austria. Mette in mostra una selezione di oggetti e di documenti che seguono il tortuoso cammino dell’Austria, dalle origini del ducato all’impero, alla repubblica, fino ai giorni nostri.
Molti austriaci, appresa la notizia, hanno voluto offrire il loro contributo, donando al museo cimeli ritenuti preziosi ripescati dalle cantine. Inutile dire che gran parte di quella cianfrusaglia risaliva al periodo dell’austrofascismo e poi del nazismo. Foto di famiglia, collezioni di adesivi con la croce uncinata, uniformi militari, opuscoli di propaganda.
Sono oggetti che di solito finirebbero nei mercatini delle pulci, ma che non possono uscire di casa, perché rientrano tra quelli proibiti dalla legge sul nazismo, emanata subito dopo la guerra. Se sono ricordi di famiglia, si possono conservare, ma non devono essere esibiti, perché ciò configurerebbe il reato di apologia del nazismo (da qualche anno il divieto è stato esteso anche ai simboli di altri regimi fascisti, come gli ustascia, i cetnici, i domobranci).
A molti, pertanto, che non sapevano cosa farsene e non se la sentivano di distruggerli, la donazione alla Haus der Geschichte è parsa la soluzione ideale. Il museo se n’è fatto carico e ha pensato di servirsene per allestire una mostra. Ovviamente una mostra che consentisse a una rilettura critica del passato nazista, a lungo rimosso dagli austriaci, che per anni avevano preferito esserne considerati le “prime vittime”. Per questo sono stati scelti soltanto alcuni oggetti, osservando i criteri di provenienza, di utilizzazione, di conservazione e soprattutto considerando se il loro contenuto si prestasse a raccontare delle storie su ciò che era stato il nazismo.
Per queste considerazioni la mostra è stata intitolata “Hitler entsorgen. Vom Keller ins Archiv”, che pensiamo di poter tradurre “Hitler da smaltire. Dalla cantina all’archivio”. La prima edizione è stata allestita non nel Museo della storia dell’Austria, ma nella Hofburg (che peraltro è adiacente). In seguito è stata riallestita nel Landesarchiv di Linz, assumendo così le caratteristiche di una mostra itinerante.
Ora è la volta di Klagenfurt, in Carinzia. È stata aperta nell’atrio del Kärnten Museum, alle spalle del palazzo del governo del Land e sarà visitabile fino all’8 settembre. L’orario di apertura è da martedì a domenica, dalle 10 alle 18 (giovedì fino alle 20). Per questo ne diamo oggi notizia. Perché dall’Italia a Klagenfurt si arriva e si ritorna in giornata ed è quindi un’occasione buona per visitare la mostra. Oltretutto l’ingresso è gratuito.
NELLA FOTO, la locandina della mostra, con una scatola usata per custodire cimeli del nazismi, su cui appare scritto a pennarello “Nazi dreck”, sudiciume nazista.
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