“È incredibile che nel nostro Paese possano accadere fatti del genere”. Queste sono le parole pronunciate da Donald Trump, dopo che un proiettile gli aveva sfiorato l’orecchio, andando poi ad ammazzare un uomo che stava alle sue spalle. In verità il suo tentato assassinio, in un Paese dove circolano più armi che persone, non è affatto incredibile. È già accaduto altre volte, fin dai tempi di Abraham Lincoln.
Un caso del genere sarebbe invece “incredibile” in Austria, almeno nell’Austria democratica del dopoguerra, dove nessun Capo dello Stato e nessun cancelliere è mai rimasto vittima di attentati. Sono cose che erano accadute negli ultimi anni dell’impero, basti pensare a Francesco Giuseppe, sopravvissuto alla pugnalata infertagli nel 1853 da un ungherese, che voleva così vendicare le centinaia di rivoltosi fatti impiccare dall’imperatore nel 1849. La moglie Elisabetta di Baviera – meglio nota come Sissi – non sopravvisse invece al colpo al petto infertole con una lima dall’anarchico italiano Luigi Lucheni. La storia degli “attentati imperiali” e la stessa storia dell’impero si concludono il 28 giugno 1914, con le pistolettate del bosniaco Gavrilo Princip, che a Sarajevo colpiscono a morte l’erede al trono Francesco Ferdinando e la di lui moglie Sofia.
Quasi esattamente 20 anni più tardi, il 25 luglio 1934, l’Austria divenuta repubblica e poi dittatura fascista, assiste all’assassinio del suo cancelliere Engelbert Dolfuss. Ad ammazzarlo non sono i socialisti, contro i quali Dolfuss aveva ordinato all’esercito di sparare per reprimere la rivolta scoppiata pochi mesi prima. Ad ammazzarlo sono i nazisti, nel tentativo non riuscito di anticipare l’Anschluss dell’Austria al Terzo Reich di Hitler.
Nel 1945, con la nascita della Seconda Repubblica, la stagione delle violenze ai vertici dello Stato cessano, ma si ripresentano ai livelli inferiori. Capi di Stato e cancellieri possono vivere tranquilli, ma non Leopold Wagner, governatore della Carinzia dal 1974 al 1988, ferito con un colpo di arma da fuoco da un ex collega di scuola (erano stati entrambi insegnanti) nella toilette di un ristorante di Klagenfurt. Ce l’aveva con lui, perché non gli aveva trovato il posto di lavoro promesso. Wagner sopravvive all’attentato, ma poco dopo lascia la guida del Land.
L’altro attentato di cui abbiamo ricordo – ma forse la memoria ci fa difetto – è quello capitato a Helmut Zilk, sindaco di Vienna dal 1984 al 1994. Nel 1993 riceve un pacco-bomba che gli esplode nelle mani, mentre sta per aprirlo. Rimane gravemente ferito e perde due dita della mano sinistra, ma sopravvive. L’attentatore, si saprà un paio di anni dopo, è un estremista di destra, responsabile di attentati contro migranti, rom, sinti e contro persone che si prendono cura di loro. Aveva preso di mira Zilk, perché da sindaco di Vienna aveva promosso iniziative di aiuto agli immigrati.
NELLA FOTO, Helmut Zilk, sindaco di Vienna dal 1984 al 1994, con la mano sinistra fasciata dopo le ferite procurategli dal pacco bomba.
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