Il furto della statuetta di Gesù Bambino dalla chiesa di Sankt Veit an der Glan, in Carinzia, ci ha permesso di scoprire che il sacerdote di quella parrocchia non è un carinziano, ma un uomo venuto dall’India, Jinu Joseph Mangalath. Il suo non è un caso isolato. Ormai sono molti i preti stranieri in Carinzia e nel resto dell’Austria. Senza questi immigrati gran parte delle parrocchie austriache rimarrebbero senza pastore.
Anche la comunità dei fedeli italiani di Vienna, per citare un caso che ci riguarda da vicino, non è assistita da un sacerdote italiano, ma da Thomas Manilil, un religioso dell’Ordine dei frati minori conventuali, venuto anche lui dall’India. Padre Manilil, che parla perfettamente l’italiano (oltre che il tedesco, naturalmente), svolge la sua opera pastorale nel convento-parrocchia dell’Alserstrasse. È lì che ha trovato asilo la comunità italiana di Vienna, dopo essere stata “sfrattata” dalla Minoritenkirche, la storica chiesa degli italiani (così viene menzionata anche nella guida del Touring). La Congregazione della nazione italiana, che ne era proprietaria, l’ha venduta nel 2021 alla Fratellanza sacerdotale San Pio X, il movimento religioso tradizionalista fondato dall’arcivescovo Marcel Françoise Lefebvre, che non riconosce il Concilio Vaticano II e continua a celebrare la liturgia in latino.
Ma torniamo in Carinzia, dove abbiamo scoperto l’esistenza dell’indiano Jinu Joseph Mangalat. Non è il solo. Nel Land ci sono altri 19 parroci venuti come lui dall’India. I preti della diocesi sono in tutto 221, di cui 42 in età pensionabile (75 anni). Ma, come dice il Vangelo, “la messe è molta ma gli operai sono pochi”. Molti sacerdoti ultrasettantacinquenni continuano ad esercitare la loro missione, pur senza esserne obbligati.
Nonostante la presenza di questi sacerdoti anziani, tuttavia, molte parrocchie rimangono scoperte. E ne rimarrebbero ancora di più, senza la presenza di preti stranieri. Attualmente ce ne sono 80. Il numero maggiore arriva dalla Polonia (22) e dall’India (20). Il loro inserimento nella diocesi non è stato facile, soprattutto per quelli provenienti dall’Asia e dall’Africa. Si sono dovuti affrontare enormi problemi culturali e linguistici. Non basta conoscere il tedesco, che è già una bella impresa, ma anche il tedesco parlato dai carinziani, che è un’altra cosa. E vi è una parte del Land dove è opportuno conoscere anche lo sloveno.
La situazione è drammatica e lo sarà ancora di più in futuro, perché l’età media dei sacerdoti attivi (179) è di 58,35 anni. Il più vecchio prete che continua a celebrare la liturgia ne ha 90. Il più giovane, ordinato l’estate scorsa, ne ha 31. Prima del suo arrivo erano passati tre anni senza ordinazioni di nuovi sacerdoti, mentre ogni anno tre o quattro se ne vanno in pensione o muoiono, e nei prossimi anni non sono previsti nuovi arrivi.
NELLA FOTO, il prete più giovane della Carinzia, Michael Rossian, mentre l’estate scorsa celebra la sua prima messa a Rattendorf, sul piano di carico di un camion.
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