Il quadro è ormai definito. Saranno due i candidati alla presidenza della Repubblica austriaca (si vota il 25 aprile): il capo dello Stato uscente Franz Fischer, socialdemocratico, e Barbara Rosenkranz, esponente storica dell’estrema destra espressa dall’Fpö, il Partito liberalnazionale guidato fino al 2005 da Jörg Haider.
Uno scenario scontato, dopo la prevedibile rinuncia a una propria candidatura dell’Övp, il Partito popolare, per ragioni abbastanza semplici, anche se contestate da alcuni all’interno del partito: nella storia della Repubblica austriaca il presidente uscente che si ricandida (la Costituzione consente due soli mandati) è sempre stato rieletto, perché gode di una popolarità che nessuna campagna elettorale avversaria è mai riuscita a scalfire. Perché mai l’Övp avrebbe dovuto bruciare un suo candidato in una costosa battaglia persa in partenza?
La decisione dell’Övp di non esporsi è stata comunicata ufficialmente l’altra settimana e qualche giorno dopo è giunto l’annuncio della candidatura della Rosenkranz, che sarà dunque la sola alternativa a Fischer nel voto del 25 aprile. Anche l’esponente liberalnazionale non ha alcuna chance di battere il presidente uscente, ma l’Fpö ha voluto lo stesso farla scendere in campo per ragioni che sono già state spiegate in questa pagina.
L’Fpö ha un peso politico che si aggira intorno al 17,5% (risultato alle elezioni politiche del 2008), aumentato probabilmente di qualche punto percentuale dopo la recente aggregazione di una parte del Bzö (il partito carinziano fondato da Haider dopo la scissione del 2005). Ma la candidata alla presidenza della Repubblica riuscirà molto probabilmente a far convergere sul proprio nome una percentuale superiore, perché voteranno per lei non soltanto gli elettori abituali dell’Fpö, ma anche molti dell’Övp privi di un proprio candidato e non disposti a dare il proprio voto a un socialdemocratico. Gli altri se ne staranno a casa, disertando le urne.
Insomma, c’è la probabilità che il 25 aprile l’Fpö veda raddoppiare i propri voti. Un risultato che, certo, non consentirebbe alla sua candidata di entrare alla Hofburg, ma avrebbe comunque un grande valore d’immagine. Significherebbe che una elevata percentuale di austriaci (forse il 35%) non hanno avuto remore a dare il proprio voto a un’esponente della destra estrema. E, una volta rotto il ghiaccio, potrebbero rifarlo anche alle prossime politiche nel 2013.
La mossa dell’Fpö era dunque prevedibile. L’unica incertezza rimaneva sul nome. Era stata avanzata l’ipotesi di Heinz Christian Strache, attuale leader del partito, presto accantonata per far posto a quella di Barbara Rosenkranz, definita “la nostra candidata ideale per la carica presidenziale”. Del resto, la Rosenkranz corrisponde perfettamente al modello di donna prediletto dalla destra austriaca: quello di sposa e madre (di 10 figli) esemplare, che ama definirsi “casalinga” (pur avendo una laurea in storia e filosofia) e indossa il Tracht, il costume tradizionale austriaco, anche in Parlamento, dove è presente dal 2002. Tanto per capire di che pasta è fatta: l’ultima sua proposta in Parlamento è il ripristino dei controlli di polizia ai valichi di confine, in deroga agli accordi di Schengen.
Nella foto, Barbara Rosenkranz, candidata dell’Fpö alla presidenza della Repubblica austriaca, assieme a Christian Heinz Strache, leader del suo partito.