Venerdì 8 Novembre 2024

20.07.15 WörtherseeÈ scaduto il termine per la raccolta di firme della consultazione popolare sui laghi carinziani. È una sorta di referendum, che però non pone l’alternativa di voto tra un sì e un no, ma invita gli elettori a sottoscrivere un documento in cui si chiede al Landtag, ovvero al consiglio regionale, di discutere un determinato argomento. In questo caso si tratta della richiesta di un vincolo sulle sponde dei laghi non ancora in mani private, perché siano lasciate al godimento della collettività.

Una consultazione del genere in Italia non avrebbe senso, perché tutte le sponde dei laghi e dei fiumi, nonché dei mari, sono demanio pubblico. Possono essere cedute in concessione temporanea a privati per qualche ragione (in genere per essere gestite come spiagge per il bagno), ma non essere vendute.

In Austria invece l’ordinamento giuridico consente ai privati l’acquisto di terreni che si affacciano sui laghi e di farne l’uso che vogliono. Chi conosce il Wörthersee – il più grande lago della Carinzia, il quarto dell’Austria – sa che ormai non si trova quasi più un metro di sponda libero. Le rive, specie quella settentrionale, sono una successione ininterrotta di case, ville, alberghi, capanni per barche.

L’invasione edilizia ebbe inizio alla fine del 19. secolo, quando la nuova ferrovia che da Vienna scendeva a Gorizia e a Trieste, con deviazione lungo il lago carinziano, facilitò l’arrivo della ricca borghesia viennese, che non tardò molto ad accaparrarsi i terreni per costruirvi le sue residenze per la villeggiatura. Molti di quegli edifici esistono ancor oggi e costituiscono un patrimonio edilizio di grande pregio storico, perché contraddistinti da quella che è stata catalogata come la “Wörthersee Architektur”, l’”architettura del Wörthersee”.

Un secolo è mezzo dopo le sponde del lago sono quasi completamente recintate. Chi volesse farvi il bagno si troverebbe in seria difficoltà. Soltanto all’estremità orientale (quella su cui si affaccia Klagenfurt) vi sono stabilimenti balneari pubblici. Altrove sono quasi tutti di proprietà di alberghi e vi possono accedere soltanto i clienti.

Detto questo, si capisce il senso del referendum consultivo che dice “basta” alla privatizzazione delle sponde. Nella settimana prevista per le firme ne sono state raccolte 4.169, che insieme con quelle raccolte in precedenza portano il totale a 11.717. Gli aventi diritto alla sottoscrizione erano 433.330, per cui le firma raccolte rappresentano il 2,7%. Non una enormità, ma quanto basta perché il consiglio regionale sia obbligato ad affrontare la materia.

I promotori dell’iniziativa – Walter Polesnik e Gerhard Godescha – si sono dichiarati soddisfatti. Il loro obiettivo primario è quello di ottenere il divieto assoluto di vendita a privati delle superfici sulle sponde dei laghi. Un secondo obiettivo è il divieto di nuove edificazioni. Un terzo obiettivo è la creazione di un fondo, con le cui risorse poter acquistare i terreni disponibili sul lago, per destinarli al godimento della collettività. Ad alimentare questo fondo dovrebbe essere istituita un’apposita imposta sulle barche a motore che hanno il permesso di navigare sui laghi.

La consultazione di cui stiamo parlando ha una particolarità: si è svolta a livello regionale. Una cosa del genere non capita di frequente, perché in Austria quasi tutti i referendum e le consultazioni hanno dimensioni nazionali. L’ultima limitata al solo Land Carinzia si tenne 32 anni fa.

L’esito della consultazione non vincola in alcun modo i consiglieri del Land. Saranno obbligati a discuterne, ma poi potranno non tenerne alcun conto, come del resto è accaduto quasi sempre anche in simili consultazioni a livello nazionale. Polesnik e Godescha, tuttavia, confidano che le 11.717 firme raccolte rappresentino un segnale forte alla politica, che, secondo loro, non potrà far finta di nulla.

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