Sabato 8 Novembre 2025

Il 2025 è un anno di anniversari “tondi”, avevamo scritto il 20 ottobre, citando la capitolazione del Reich (1945), la riacquistata sovranità dell’Austria (1955), la sua adesione all’Unione Europea (1995). Ma, accanto agli anniversari della storia, vi sono quelli della cronaca. Perché il 2025 segna anche il 40. anniversario dello scandalo dei vini adulterati.

L’adulterazione avveniva non con l’aggiunta di metanolo, come in Italia, ma di glicole dietilenico, un liquido antigelo, che aveva la miracolosa proprietà di trasformare vini da tavola di basso pregio in “Prädikatsweine”, vini di alta qualità, assimilabili a quelli che noi diremmo “a denominazione di origine controllata”. C’erano controlli? Sì, c’erano, ma evidentemente insufficienti o inadeguati per accorgersi delle sostanze chimiche presenti nel vino.

Il trucco dei vignaioli austriaci – in particolare del Burgenland e della Bassa Austria (si trova in questo Land la celebre zona vitivinicola della Wachau) – non venne scoperto da autorità di controllo austriache, bensì da quelle tedesche. Fu il Ministero per la salute della Germania a mettere in guardia i suoi consumatori sulla pericolosità del vino austriaco. I sospetti erano nati non tanto da un’analisi di laboratorio del prodotto, quanto dalla grande quantità di liquido antigelo acquistato dai vignaioli, del tutto ingiustificato per l’uso che ne avrebbero dovuto fare per le loro macchine agricole.

All’allarme lanciato dai vicini tedeschi seguì quello di altri Paesi. Il Belgio non si limitò ad avvertire i propri cittadini del pericolo, bloccò del tutto le importazioni dall’Austria. La notizia fece il giro del mondo e finì persino sulla prima pagina del “New York Times”. In breve i vini austriaci scomparvero dai mercati di tutti i Paesi, l’export si ridusse a zero, 227.550 ettolitri di vino furono posti sotto sequestro.

Il danno economico e di immagine per l’Austria fu immenso. L’esportazione di vini, che nel 1984 era di 47,85 milioni di litri, era precipitata nel 1986 a soli 4,2 milioni. La scoperta dell’adulterazione con antigelo portò a una sequela di arresti e di processi per truffa aggravata. Il bilancio giudiziario dell’anno successivo allo scandalo fu di 325 denunce, 52 rinvii a giudizio, 21 persone condannate a pene detentive, per molte senza condizionale. La condanna più grave – 5 anni di reclusione senza condizionale – fu inflitta a un vignaiolo del Burgenland.

Ma lo scandalo del 1985 fu anche una benedizione per il mondo enologico austriaco. Con una rapidità senza precedenti, nello stesso anno il Parlamento emanò una nuova legge che disciplinò in modo estremamente rigoroso il settore vinicolo. Da allora non si sono più registrati casi di adulterazione e soprattutto la qualità dei vini è nettamente migliorata.

Attualmente viene coltivata a vite una superficie di 44.210 ettari, di cui il 70% è destinata ai vini bianchi, il restante 30% a quelli rossi (un tempo la produzione era quasi interamente di vini bianchi, con in testa il Grüner Veltliner). La produzione annuale è di 2,5 milioni di ettolitri, destinata in gran parte al mercato interno. Le aziende vitivinicole un po’ alla volta si sono fuse tra loro: erano 32.000 nel 1999, ora sono poco meno di 10.000.

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Uno scandalo per i vini adulterati si ebbe anche in Italia, l’anno dopo. Da noi il comportamento criminale dei vignaioli ebbe conseguenze molto più gravi, perché, allo scopo di aumentare la gradazione alcolica dei vini, vennero aggiunte dosi elevate di metanolo. Il fenomeno venne alla luce perché molte persone che avevano bevuto quei vini finirono intossicate all’ospedale. Il bilancio fu di 23 persone decedute, 153 intossicate, alcune con danni neurologici permanenti, 15 rimaste non vedenti.

NELLA FOTO, vigneti sulle colline di Sausal, nella Stiria meridionale.

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