Era ancora buio ieri mattina quando quasi un migliaio di poliziotti, armati con fucili d’assalto e con addosso giubbotti antiproiettile, hanno fatto irruzione in una sessantina di abitazioni, negozi, edifici ritenuti luoghi di incontro o di residenza di appartenenti ad Hamas o alla Fratellanza musulmana. Tra gli edifici perquisiti, anche tre moschee. 70 persone risulterebbero indagate. I reati di cui sono sospettate vanno dall’associazione terroristica al finanziamento di attività terroristiche, al riciclaggio di denaro.
All’operazione in grande stile è stato dato il nome “Luxor” ed era programmata da tempo, inizialmente con il nome “Ramses”. Sarebbe dovuta scattare martedì scorso, ma l’attentato terroristico della sera precedente, non previsto, aveva costretto a rinviare tutto di una settimana. Considerando i preparativi e la mobilitazione di un migliaio di persone in quattro Länder, è davvero un miracolo che la notizia non sia trapelata nei giorni scorsi, facendo venir meno il fattore sorpresa.
“Intendiamo intervenire con tutte le nostre forze e con tutti i mezzi che uno Stato di diritto consente – ha dichiarato il ministro degli Interni, Karl Nehammer, in una conferenza stampa tenuta nella centrale operativa della Polizia – contro queste organizzazioni criminali, estremiste, che disprezzano gli esseri umani”.
L’operazione “Luxor” ha avuto inizio simultaneamente alle 5 in Stiria, Carinzia, Bassa Austria e Vienna e si è conclusa verso le 8.30. Sono stati sequestrati telefoni cellulari, computer, ma anche documenti cartacei e un’ingente somma di denaro (oltre un milione di euro). L’intervento era stato preceduto da un anno di lavoro investigativo degli Uffici regionali per la difesa della Costituzione e la lotta al terrorismo (è la sezione del Ministero degli Interni, articolata in uffici regionali in ciascun Land, che svolge funzioni analoghe a quelle del nostro Antiterrorismo) della Stiria e di Vienna (come si ricorderà, il responsabile di quest’ultimo è appena stato rimosso, per non aver saputo prevenire l’episodio terroristico di una settimana fa), e avrebbe richiesto 21.000 ore di lavoro. Ai preparativi avrebbero concorso anche gli Uffici regionali dell’antiterrorismo della Carinzia e della Bassa Austria, insieme con l’Ufficio federale di Vienna, che sovrintende a tutte le sedi locali.
L’autorità giudiziaria competente a seguire l’operazione è la Procura di Stato di Graz, che presto dovrebbe interrogare 30 presunti appartenenti alla Fratellanza musulmana e ad Hamas. La stessa Procura, peraltro, ha sottolineato che finora non è stato disposto alcun arresto. Non è stata fornita alcuna informazione sui luoghi delle perquisizioni, sulle persone indagate, sulla loro nazionalità. Per saperne di più bisognerà forse attendere qualche giorno.
La Procura di Graz ieri mattina ha sottolineato che “le indagini e le perquisizioni non sono rivolte contro i musulmani o contro la Comunità religiosa islamica. Al contrario, questi interventi dovrebbero servire a tutelare i musulmani, della cui fede viene fatto un uso strumentale per diffondere ideologie contrarie alla Costituzione”.
Al momento e in assenza di informazioni più dettagliate, emergono due elementi di perplessità. L’operazione è scattata dopo un anno di indagini e con l’impiego di quasi un migliaio di uomini e si è conclusa senza nemmeno un arresto. Dunque vi sono membri di “organizzazioni criminali, estremiste che disprezzano gli esseri umani”, come ha dichiarato il ministro Nehammer, ma non si è riusciti a contestare loro nemmeno un reato così grave da giustificare una misura detentiva? Tanto rumore per nulla, verrebbe da dire.
Il secondo elemento di perplessità riguarda la sovrapposizione temporale dell’operazione “Luxor” con l’attentato terroristico di lunedì della settimana scorsa a Vienna. Gli inquirenti e la Procura di Graz hanno assicurato che tra i due episodi non c’è alcuna relazione. Eppure sorge spontanea una domanda: come hanno fatto gli uomini dell’antiterrorismo a setacciare per un anno l’ambiente dell’estremismo islamico senza accorgersi che un ventenne austriaco, di famiglia nord macedone, si stava armando per sparare alla gente per strada? Come hanno fatto a non accorgersene soprattutto dopo che i servizi di intelligence slovacchi li avevano avvertiti che quel giovane aveva cercato di comprare armi nel loro Paese?
Il ministro Nehammer ha detto che è in corso una riorganizzazione dell’Ufficio antiterrorismo (denominazione ufficiale: Bundesamt für Verfassungsschutz und Terrorismusbekämpfung, in sigla Bvt) e il direttore generale per la sicurezza pubblica Franz Ruf ha precisato che ci vorranno due anni. Sarebbe opportuno accorciare i tempi, prima che qualche altro giovanotto islamico si armi e incominci a sparare all’impazzata sotto il naso di agenti dell’antiterrorismo in attesa di esssere riorganizzati.
NELLA FOTO, uomini del reparto Cobra (le nostre “teste di cuoio”) nel corso dell’operazione “Luxor” di ieri mattina.
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