Gli abitanti di Graz sono rimasti sbalorditi questa mattina uscendo di casa. Alle fermate degli autobus e dei tram hanno trovato manifesti elettorali apparentemente autentici, ma che autentici non potevano essere, per il loro contenuto che inneggiava all’austrofascismo e al nazismo. A prima vista sembravano affissi dall’Övp (Partito popolare), dall’Fpö (estrema destra sovranista) e da Neos (liberali di centro). C’erano i loro simboli, i loro colori, la loro grafica. Ma evidentemente non erano stati loro ad esporli. Soltanto Spö (socialdemocratici) e Verdi erano stati risparmiati da quella che, a nostro avviso, sembra una burla, a volte atroce.
I partiti presi di mira, invece, se la son presa molto male, minacciando o annunciando querele. Vedremo se alle parole seguiranno i fatti o se, smaltita l’irritazione iniziale, coglieranno l’aspetto burlesco della faccenda e decideranno di lasciar perdere.
Ciò che colpisce soprattutto dell’iniziativa è la cura professionale dal punto di vista della grafica e delle immagini e l’attenzione rigorosa ai riferimenti storici. Insomma gli autori, per ora ignoti, non solo hanno dimostrato di sapercela fare, ma hanno anche speso molto tempo per farcela. E non solo. Per esporre i frutti della loro burla hanno dimostrato competenze degne della banda Bassotti.
Gli spazi per i manifesti alle fermate dei mezzi di trasporto pubblico, infatti, sono protetti da vetri sigillati. Per affiggere o togliere i manifesti si deve disporre della chiave che consente di aprire la protezione in vetro come l’anta di una finestra. I responsabili dell’iniziativa non solo sono stati capaci di aprire le vetrate, ma anche di richiuderle, dando così l’impressione che i manifesti fossero autentici o, in ogni caso, fossero stati esposti dal personale dell’azienda per le affissioni del Comune e non abusivamente. Per giunta gli stessi messaggi dei manifesti erano riportati anche in locandine appese – non si sa da chi e nemmeno quando – nei tram e negli autobus.
All’Övp sono dedicati due manifesti. Nel primo si vedono di profilo il cancelliere in carica Karl Nehammer e, di fronte a lui, il dittatore austro-fascista Engelbert Dollfuss (progenitore dell’Övp). Sullo sfondo la Kruckenkreuz (la “croce potenziata”) simbolo del Vaterländische Front (Fronte patriottico), partito unico nel breve periodo dell’austro-fascismo. La scritta dice: Il fascismo lo facciamo ancora noi.
Nel secondo manifesto il messaggio è più criptico. C’è la faccia dell’ex cancelliere Sebastian Kurz, condannato nei mesi scorsi per falso. La scritta sovrapposta alla foto, “È di nuovo qua”, evoca due casi, entrambi inquietanti: quella del film “Hitler è tornato”, ma anche quella di Jörg Haider, che in un periodo tormentato della sua vita politica era diventato famoso, al limite del ridicolo, con le frasi “ich bin schon weg” (“me ne sono andato”), quando voleva far credere che stesse per ritirarsi a vita privata, e “ich bin wieder da” (“sono di nuovo qua”), quando al contrario annunciava il suo rientro nell’agone politico.
A Neos, partito molto attento ai temi economici, i nostri affissori abusivi, hanno dedicato un manifesto in cui si vede un’infermiera stravolta dalla stanchezza, con mascherina anti Covid abbassata, e la scritta: “Arbeit macht reich… an Erfahrung” (“Il lavoro rende ricchi… per esperienza”). È un adattamento di una scritta agghiacciante che tutti conoscono, per averla letta sul cancello d’ingresso del campo di sterminio di Auschwitz: “Arbeit macht frei” (“Il lavoro rende liberi”).
Anche all’Fpö sono riservati due manifesti. Nel primo viene ripescato lo slogan di Donald Trump, tradotto in “Make Austria great again”. La frase è attribuita a Herbert Kickl, che appare affacciato a una finestra che dà sulla Heldenplatz, affollata dai cittadini che nel marzo 1938 avevano acclamato l’arrivo a Vienna di Adolf Hitler, subito dopo l’Anschluss dell’Austria alla Germania nazista. In alto appare lo slogan “Ein Volk, ein Kanzler” (“Un popolo, un cancelliere”), che evoca evidentemente lo slogan di quasi novant’anni fa “Ein Volk, ein Reich, ein Führer” (“Un popolo, un impero, un Führer”).
L’altro manifesto, se così possiamo dire, è più drammatico. Vi si legge la frase, attribuita anche questa volta a Kickl, “Non servono nuove idee”. Perché non servano appare evidente da una foto in bianco e nero di epoca nazista, in cui si vedono dei bambini che fanno il saluto con il braccio teso e sopra le loro testoline lo striscione con la scritta in caratteri gotici “Remigration jetzt!” tra due croci uncinate. “Remigration” è tra le parole che compaiono nel programma elettorale dell’Fpö e vogliono significare la deportazione in massa degli immigrati giunti in Austria. La scritta in gotico e la foto che rimanda al Terzo Reich fa pensare a che cosa volesse significare allora la parola deportazione, riferita a ebrei, rom, minorati, testimoni di Geova, oppositori politici.
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