Ieri e ieri l’altro si è tenuto a Vienna l’”International summit for peace in Ukraine”, un evento promosso da “personalità della società civile e della politica” per cercare una soluzione possibile alla guerra in Ucraina. Vi hanno preso parte esponenti di associazioni pacifiste di tutto il mondo, giunte a Vienna dall’India e dall’America Latina, dall’Africa e dagli Stati Uniti e, ovviamente, anche dall’Europa, Austria compresa. Un comunicato degli organizzatori informa che c’erano anche rappresentanti di Russia e Ucraina.
Il congresso si sarebbe dovuto svolgere nel “Catamaran”, il moderno centro congressi dell’Ögb (Österreichischer Gewerkschaftsbund), il sindacato austriaco, che figurava anche tra i sostenitori dell’evento. Invece, a soli due giorni dall’apertura dei lavori, il colpo di scena: l’Ögb ha negato la disponibilità della sala, costringendo all’ultimo momento gli organizzatori a trovare una location di ripiego.
Il sindacato austriaco aveva aderito di buon grado all’iniziativa in favore della pace, ma aveva cambiato idea non appena era venuto a conoscenza di due circostanze. La prima: uno dei relatori principali sarebbe stato l’economista statunitense Jeffrey Sachs, noto come uno nei maggiori sostenitori di Putin in Occidente, presente in Russia nelle trasmissioni di propaganda di Vladimir Solowjew. Ma la seconda e più importante circostanza era che nella bozza del documento finale del congresso, in cui veniva ribadita la necessità di una soluzione politica che ponesse fine al conflitto, non veniva anche chiesto alla Russia di ritirarsi dal suolo ucraino e di porre fine alle ostilità. L’aggressione, per la verità, veniva condannata, ma se ne addossava la responsabilità anche alle mire espansionistiche della Nato, che – come aveva detto papa Bergoglio – aveva abbaiato ai confini della Russia.
“Noi del sindacato – ha dichiarato un portavoce dell’Ögb – non ci siamo occupati degli inviti e dell’organizzazione del summit e quindi non possiamo esprimere un parere nel merito. Ma fin dall’inizio della guerra di aggressione della Russia il nostro sindacato si è schierato senza esitazione dalla parte del popolo ucraino e già un mese dopo l’inizio delle ostilità ha organizzato un trasporto di aiuti a quel Paese martoriato”.
Il passo indietro dell’Ögb era seguito alle critiche mosse dall’ambasciatore dell’Ucraina a Vienna, Wassyl Chymynez, che aveva definito alcuni dei partecipanti al congresso “quinte colonne della Russia” e aveva denunciato la mancanza nei documenti preparatori dell’evento della necessità del rispetto del diritto internazionale e della liberazione di tutti i territori ucraini occupati dalla Russia.
L’ambasciatore Chymynez non era stato l’unico a protestare contro il congresso dei pacifisti. Lo avevano fatto anche altri, tra cui l’ex campionessa di sci alpino Nicola Werdenigg, divenuta un’attivista contro gli abusi di potere, dopo aver svelato qualche anno fa i numerosi casi di stupro commessi da dirigenti della Federazione di sci alpino nei confronti delle giovani atlete. Werdenigg si era rivolta pubblicamente all’Ögb, chiedendogli di non concedere la sala ai propagandisti dell’”operazione militare speciale” di Putin.
Analoga richiesta era stata fatta dal movimento Attac Austria, che pure in origine era stato tra gli organizzatori del “summit”, salvo poi dissociarsene, dopo aver constatato la piega filorussa assunta dalla manifestazione. Una piega non condivisa da Attac, per il quale andava condannata “la guerra di aggressione della Russia e la negazione del diritto all’esistenza dell’Ucraina” e al tempo stesso andava riconosciuto “al popolo ucraino il diritto all’autodeterminazione”.
Simili motivazioni sono state date dal Presseclub Concordia (la più importante associazione giornalistica austriaca), che nei giorni scorsi si era rifiutata di mettere a disposizione la propria sede, nel centro storico di Vienna, per una conferenza stampa di presentazione del “summit”. “Si tratta – ha spiegato la segretaria generale Daniela Kraus – delle persone che parteciperanno a questo evento e della loro presenza nei media di propaganda del Cremlino, nei quali viene sostenuto il genocidio della popolazione ucraina”.
NELLA FOTO, una manifestazione dello scorso anno dei pacifisti italiani per le strade di Roma.
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