Con quali criteri l’Unione Europea distribuisce tra i 27 Stati membri i vaccini che acquista? In rapporto alla popolazione di ciascuno, ci era parso di capire. La Germania ha tanti abitanti e quindi tanti vaccini; Malta ne ha pochi, quindi pochi vaccini. Invece non è così! Lo avrebbe scoperto di recente Sebastian Kurz, cancelliere austriaco, che ha individuato in Bruxelles una sorta di “bazar” (ha usato questa definizione) dei vaccini, dove i Paesi trattano sottobanco con le case farmaceutiche e dove i più furbi riescono ad averne più degli altri.
Vi sono Paesi come Malta e Ungheria, che dispongono quasi del triplo delle dosi, rispetto all’Austria. E vi sono Paesi come la Lettonia e la Bulgaria che ne dispongono meno della metà. L’Italia si trova a metà strada, come l’Austria.
Il giovane “Basti” ha fatto questa sconcertante scoperta nel corso del suo recente viaggio in Israele, dove ha incontrato la prima ministra danese Mette Frederiksen. La Danimarca è tra i Paesi che al sopramenzionato “bazar” avrebbero saputo contrattare meglio, riuscendo ad assicurarsi più dosi, rispetto a quante sarebbero loro spettate in rapporto alla popolazione. Grazie a questa abilità un po’ levantina la Danimarca raggiungerà la copertura vaccinale già a maggio, mentre l’Austria ce la farà soltanto a fine estate.
Per porre fine a questo “scandalo” Kurz non è andato a battere i pugni a Bruxelles, anche se si propone di farlo a breve, e non ha telefonato alla presidente Ursula von der Leyen. Non ha consultato nemmeno il suo ministro della Salute, che in questi giorni è ricoverato in ospedale e a cui auguriamo pronta guarigione. Ha preferito invece convocare una conferenza stampa urgente, per far sapere al mondo come funziona il “bazar” europeo. Parlare male dell’Ue torna sempre utile per guadagnare consensi e in questo atteggiamento il populismo antieuropeo di “Basti” assomiglia sempre di più a quello dei Salvini e degli Orban.
L’iniziativa ha avuto molta risonanza. Ne hanno riferito le agenzie di stampa e ne è giunta l’eco perfino in Italia. L’agenzia di stampa russa Sputnik (sì, ha lo stesso nome del vaccino) ha battuto la grancassa, anche nella sua edizione in lingua italiana, facendo da megafono alle parole di Kurz. Purtroppo per il cancelliere tanto chiasso gli si è rivoltato contro, perché i colleghi della stampa austriaca sono andati a vedere come funziona davvero il “bazar” dei vaccini e hanno verificato che il loro cancelliere non la stava raccontando giusta.
Hanno scoperto che l’Europa compra i vaccini e li mette a disposizione dei Paesi membri in proporzione agli abitanti, come concordato. Ma ciascun Paese è libero di rinunciare a un certo quantitativo di vaccini di un tipo, se preferisce averne di un altro tipo. L’Austria, per esempio, aveva rinunciato a parte della sua quota dei vaccini Pfizer-Biontech, che costano di più (circa 12 euro), preferendo attendere gli AstraZeneca, che costano di meno (1,78 euro) e sono più facili da somministrare. Nessuno l’aveva obbligata a farlo, era stata una sua libera scelta. E aveva preferito AstraZeneka forse non per risparmiare, ma per la morfologia del suo territorio, dove era più facilmente distribuibile un vaccino che non richiede speciali celle frigorifero.
Ma l’AstraZeneca, come sappiamo, non ha rispettato gli impegni ed è in forte ritardo nelle consegne. I Paesi poveri come la Bulgaria, che avevano puntato molto sul vaccino a basso prezzo, ne stanno pagando le conseguenze. L’Austria è tra i Paesi più ricchi dell’Ue, ma ha dato la preferenza ad AstraZeneca, come la Bulgaria. Quando anche le consegne di AstraZeneca diventeranno regolari forse torneranno anche i conti.
Che ne è stato delle scorte di vaccino Pfizer-Biontech a cui l’Austria, la Bulgaria e alcuni altri Paesi avevano volontariamente rinunciato? Ovviamente sono stati dirottati verso altri Paesi, che erano pronti a pagare per averne di più. Uno di questi è la Danimarca, che ora si trova in vantaggio rispetto all’Austria, come ha potuto vantare la sua premier Frederiksen nell’incontro con Kurz in Israele.
Il giovane cancelliere è caduto dalle nuvole e ha reagito inveendo contro il “bazar” di Bruxelles e convocando una conferenza stampa per denunciare quel traffico a suo dire illecito. Se si fosse consultato con i funzionari del suo Ministero della Salute avrebbe capito come stanno le cose. Anche perché il vicepresidente della speciale commissione che gestisce il piano vaccini a livello europeo è un certo Clemens Martin Auer, che è un austriaco, è stato indicato in quella funzione dal governo austriaco e, per giunta, è anche un esponente dell’Övp, il partito di cui Kurz è il segretario politico. Sarebbe bastata una telefonata ad Auer per rendersi conto che la distribuzione dei vaccini segue il criterio della proporzionalità e che il bazar esiste solo nella testa del cancelliere.
A far sapere a “Basti” che aveva capito fischi per fiaschi è stata la dichiarazione di un portavoce della Commissione europea, cui è seguita venerdì sera quella di un portavoce del governo tedesco. Il colpo di grazia è venuto ieri da Ines Stilling, segretaria generale del Ministero della Salute (ovvero di un ministero del governo Kurz), la quale, intervistata dall’Orf, ha dichiarato che le trattative per la distribuzione dei vaccini erano state “equilibrate e trasparenti”, che tutti i Paesi membri, e quindi anche l’Austria, avrebbero avuto la possibilità di acquisire le quote rese disponibili da altri Paesi e che pertanto a Bruxelles non c’era stato alcun bazar.
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Può una dipendente dello Stato smentire il suo cancelliere? Secondo l’Övp, il Partito popolare di cui Kurz è leader pro tempore, la risposta è no. Non può farlo nemmeno se si tratta di una dipendente ad altissimo livello, addirittura segretaria generale di un ministero, e benché i dipendenti pubblici, fin dal tempo dell’impero, siano stati considerati servitori dello Stato e non servitori di un cancelliere.
Ma i tempi sono cambiati e i vertici dell’Övp – o quanto meno quella cerchia di pretoriani che sta attorno a Sebastian Kurz – non la pensano così. Ines Stilling, l’incauta dirigente del Ministero della Salute che sabato, in un’intervista alla radio, aveva osato dire che le critiche del cancelliere erano ingiustificate e che a Bruxelles non esiste alcun bazar, è finita nel loro mirino. Gaby Schwarz, responsabile del settore salute dell’Övp, ne ha chiesto l’immediata sospensione dal servizio. Non solo, pretende che sia sollevato dall’incarico in sede Ue anche Clemens-Martin Auer, ovvero l’esperto austriaco, tra l’altro anche lui dell’Övp, che occupa il secondo posto nella commissione che per conto dell’Europa si occupa dei vaccini.
Nel frattempo si è appreso che il Ministero delle Finanze, retto da Gernot Blümel, un altro intimo di Kurz, aveva autorizzato il contratto di acquisto per un quantitativo ridotto di vaccini. La minore quantità a disposizione, pertanto, non doveva rappresentare una sorpresa per nessuno.
Insomma, gli elementi ci sono tutti per un bel conflitto interno alla coalizione, il secondo dopo quello dovuto al rimpatrio forzoso di una ragazza di famiglia moldava, ma nata e cresciuta a Vienna. Ma questo ha tutta l’aria di essere più grave del precedente.
NELLA FOTO, il cancelliere Sebastian Kurz durante la conferenza stampa convocata d’urgenza per denunciare il “bazar” dei vaccini dell’Ue.
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