Mercoledì 4 Dicembre 2024

21.04.20 Wiener Philharmoniker con Riccardo MutiL’orchestra dei Wiener Philharmoniker è tra le più prestigiose al mondo. È conosciuta al grande pubblico, anche a quello non appassionato ai classici della musica, per il Concerto di Capodanno, trasmesso via tv in un centinaio di Paesi di tutti i continenti.

In questi giorni, però, gli orchestrali di Vienna stanno facendo parlare di sé non per la loro attività artistica, ma per quella epidemiologica: all’inizio della scorsa settimana sono stati vaccinati in anticipo, scavalcando la fila delle priorità, che divide la popolazione austriaca in sette categorie, da quella dei più vecchi e fragili a quella dei più giovani e sani.

I Philharmoniker, salvo eccezioni, sono tutti sani e abbastanza giovani, per cui si collocano nella fascia inferiore della scala delle priorità. E pur tuttavia è stata data loro la precedenza. La giustificazione? Gli impegni concertistici internazionali, per assolvere ai quali sarebbe richiesta una preventiva immunizzazione al virus. Altrimenti non avrebbero potuto prendere l’aereo per suonare in giro per il mondo e l’orchestra sarebbe stata colpita da pesanti penali. Forse è questa la ragione per cui il vaccino è stato somministrato a 95 dei 148 filarmonici: hanno ricevuto la dose quelli in procinto di partire, mentre gli altri attenderanno il loro turno. Ma è soltanto una ipotesi.

C’è dunque una logica in questa spiegazione, che però non ha convinto tutti. Gli artisti che aderiscono alla Ig Freie Theaterarbeit, per esempio, hanno definito il privilegio concesso ai Philharmoniker “uno schiaffo in faccia”. In una nota diffusa sabato scorso rimproverano alla città di Vienna di “distinguere gli uomini e l’arte in classi diverse” e di sostenerli di conseguenza in modo diverso. Da questo modo di procedere deriva “una discussione motivata dall’invidia che proprio in questi tempi è oltremodo controproducente”. Tempi in cui anche le prove per gli spettacoli teatrali, per esempio, comportano elevati rischi di infezione, che richiederebbero un immediato avvio di vaccinazioni “per tutte le artiste e gli artisti che lo vogliano”.

L’Ig Freie Theaterarbeit è una associazione (“Ig” sta per “Interessengemeinschaft”) che raggruppa persone che operano in campo teatrale, per lo più con rapporti di lavoro autonomo e quindi più penalizzati in tempo di pandemia (a differenza dei Philharmoniker che, essendo tutti anche orchestrali della Staatsoper, hanno uno stipendio assicurato). Ma anche la Ig Autorinnen Autoren, associazione di scrittori, lamenta il “trattamento di second’ordine riservato all’arte e alla cultura”. “Le motivazioni che i Philharmoniker a ragione fanno valere – ha osservato Gerhard Ruiss, uno degli “Autoren” – valgono anche per tutti gli altri, non soltanto per alcuni eventi e per alcune istituzioni”.

La vicenda ha aperto una discussione anche sui giornali austriaci. Scrive Michael Jungwirth sulla Kleine Zeitung: “Che i Wiener Philharmoniker siano stati vaccinati alla chetichella e in segreto è scandaloso”. Si sostiene a giustificazione del fatto che i celebri orchestrali siano “systemrelevant”, ovvero determinanti perché il sistema regga.

Ma, osserva Jungwirth, “se in Austria alcuni sono rilevanti per il sistema, quelli sono i commessi e le commesse dei supermercati, i tecnici che lavorano nelle centrali elettriche, i fornitori dei servizi di telefonia, delle ferrovie, delle autostrade, dei trasporti pubblici di Vienna, delle forze armate”, ma non dei musicisti che attualmente non possono suonare.

La precedenza concessa ai Philharmoniker, inoltre, secondo Jungwirth, manifesta una discutibile visione del mondo sul piano culturale e politico, poiché “insinua l’idea che questi orchestrali debbano essere annoverati nel patrimonio culturale austriaco”. Per chiedere subito dopo: “Quindi ora sarà data la precedenza alle vaccinazioni anche ai Sängerknaben (i piccoli cantori di Vienna, nda), agli stallieri della Scuola di equitazione spagnola, ai produttori di Mozartkugel”?

 

NELLA FOTO, l’orchestra dei Wiener Philharmoniker in un concerto in cui erano diretti da Riccardo Muti.

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