Mercoledì 4 Dicembre 2024

Karl von Schwarzenberg, discendente di uno dei più antichi casati nobiliari dell’impero asburgico, è deceduto ieri all’età di 85 anni in un ospedale di Vienna, dov’era ricoverato da una settimana. La morte è sopravvenuta dopo due giorni di coma. Gli erano accanto la moglie Therese e i figli. La prima notizia del decesso è venuta dalla Cechia, con un twitt dell’ex ministro delle Finanze Miroslav Kalousek, amico personale del defunto e suo compagno di tante battaglie politiche.

Karl von Schwarzenberg (oggi si dovrebbe dire soltanto Karl Schwarzenberg, perché dopo la caduta della monarchia sia in Cecoslovacchia che in Austria i titoli nobiliari sono stati soppressi) era nato nel 1937 a Praga ed era quindi di cittadinanza ceca (a quel tempo cecoslovacca). Parlava il ceco, oltre che il tedesco, e il suo vero nome sarebbe stato Karel. Ma per le vicende storiche della sua famiglia e delle persecuzioni subite dopo l’avvento del comunismo, era vissuto 41 anni anche in Austria e ne era di fatto diventato cittadino, pur senza acquisirne formalmente la cittadinanza. Era, insomma, un testimone di quella comunità di popoli che era stato l’impero degli Asburgo.

Di solito gli esponenti della nobiltà possono vantare il loro passato e null’altro. Quello di Karl von Schwarzenberg è certamente un passato straordinario, che già nel 1670 vide attribuire agli esponenti del suo casato il titolo di principi. Il più illustre tra questi è sicuramente il feldmaresciallo Karl Philipp von Schwarzenberg, che nel 1813, al comando degli eserciti coalizzati d’Europa, sconfisse definitivamente Napoleone presso Lipsia, in quella che fu poi chiamata la “Völkerschlacht”, la “battaglia delle nazioni”. Una imponente statua di Karl Philipp a cavallo ricorda quell’evento nell’omonima piazza di Vienna.

Karl/Karel Schwarzenberg è vissuto con questo fardello di memorie sulle spalle, ma è lui stesso entrato nella storia. In quella della Cechia, prima e dopo la liberazione dal tallone sovietico. Da “esule” in Austria era stato un sostenitore della dissidenza boema e, dopo la “rivoluzione di velluto” era diventato consigliere e poi “cancelliere” (una sorta di capo di gabinetto) del neoeletto presidente Váklav Havel, per poi essere eletto senatore e assumere in due periodi successivi, fino al 2013, il ruolo di ministro degli Esteri della Repubblica, riuscendo, da convinto europeista, a condurla all’adesione all’Ue. Nel 2013 era stato candidato alla presidenza della Repubblica, sconfitto però al ballottaggio da Milos Zeman.

Karl von Schwarzenberg ha trascorso parte dei suoi ultimi anni tra le residenze in Cechia e quelle in Austria, in particolare il castello di Murau, in Stiria, e il palazzo barocco di Vienna, che sorge all’estremità sud della piazza Schwarzenberg citata sopra e che è parzialmente coperto dall’imponente monumento all’Armata rossa, imposto dall’Unione Sovietica all’Austria negli anni dell’occupazione.

Il “principe” lascia, oltre alla moglie, i figli Johannes Nepomucenus e Karl Philipp e la figlia Anna Carolina. Johannes ha sposato nel 2017 l’italiana Francesca Riario-Sforza. Lo scorso anno aveva fatto parlare di sé, perché in segno di solidarietà con l’Ucraina, aveva fatto dipingere con i colori della sua bandiera il muro di cinta del palazzo di Vienna, che per un centinaio di metri fanno da sfondo al monumento all’Armata rossa. Siamo certi che papà Karel, che già in tempi non sospetti aveva previsto e condannato le mire imperialiste di Vladimir Putin, ne era stato orgoglioso.

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