La buona notizia arriva anche oggi dalla Carinzia. Ieri per la prima volta non è stato registrato nessun nuovo contagio ed è il primo Land dell’Austria in cui questo accade, da quando si è diffusa l’epidemia da Coronavirus. Anche a livello nazionale le cose stanno migliorando. Il numero delle persone contagiate, tolti i guariti e i deceduti, è sceso a 5.063. Ciò significa una calo del 13,4% rispetto al giorno precedente.
Nel comunicare questi informazioni il ministro della Salute, Rudolf Anschober (nella foto), ha voluto precisare che ovviamente il numero dei contagi dipende molto dai test effettuati. Più test si fanno, più è probabile incontrare qualcuno che è stato colpito dal Coronavirus e magari non presenta sintomi. Nel mettere le mani avanti, Anschober forse aveva in mente le critiche che sono state rivolte al povero Borrelli, che in Italia ogni giorno sciorina tristemente i numeri del contagio, che tutti sappiamo avere soltanto un valore indicativo, perché in questo campo si naviga a vista.
Si naviga a vista anche in Austria, ma ciò che conta è la tendenza. E la tendenza è “equilibrata e stabile”, per usare le parole del ministro, che conferma l’andamento discendente della famosa curva. E, siccome il numero dei test effettuati aumenta di giorno in giorno (l’altro ieri erano stati 6.015, con un aumento del 20% rispetto al giorno prima), è sempre più probabile che i dati comunicati corrispondano alla realtà.
Lo sforzo dei prossimi giorni sarà concentrato sulle case di riposo, che in Austria sono 918 e ospitano circa 130.000 anziani. Si vuole evitare che si verifichi un “massacro” di vecchi come quello accaduto in Italia. Anschober ha usato la parola “massacro”, la stessa che ne aveva dato il vicedirettore dell’Oms, Ranieri Guerra, con riferimento alla tragedia avvenuta nei nostri ospizi. L’obiettivo è sottoporre rapidamente a tampone tutti gli ospiti e tutto il personale sanitario e di assistenza.
I test effettuati finora hanno individuato soltanto due casi di contagio su cento. Ma la cautela non è mai sufficiente in queste istituzioni considerate particolarmente a rischio. Il ministro ha citato studi secondo i quali negli altri Paesi europei circa la metà delle persone decedute per Coronavirus erano ospiti di case per anziani. E anche in Austria i casi non sono mancati. In Stiria la Procura di Stato sta indagando su un istituto dove erano ospitati 160 anziani: 39 persone, tra ospiti e personale di servizio, sono rimaste contagiate; i decessi sono stati 12, di cui 6 sicuramente imputabili al virus. Ai dirigenti della struttura viene imputato di non aver dotato il personale di sufficienti strumenti di protezione, per cui sono diventati essi stessi veicolo di contagio.
Da martedì, come abbiamo riferito in questo blog, è incominciata in Austria la “fase 2”, che ha comportato la riapertura dei piccoli negozi (sotto i 400 metri quadri) e l’accesso ad altri servizi (supermercati, farmacie, drogherie e tabaccai erano sempre rimasti aperti). Sono state disposte rigorose norme di comportamento, per evitare che questa “liberalizzazione” possa innescare una nuova ondata di contagi.
Un altro passo avanti è stato compiuto ieri con la riapertura degli ambulatori medici. Nelle scorse settimane ne era stata ordinata la chiusura e i medici di famiglia erano potuti intervenire soltanto in situazioni di emergenza. Da ieri la Camera federale dei medici ha raccomandato (non si tratta di un ordine) ai colleghi sul territorio di riprendere l’attività, con le dovute precauzioni: uso della mascherina, rispetto della distanza di sicurezza, visite mediche previo appuntamento telefonico.
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