Non ci saranno crocifissi nelle camere del nuovo Ospedale Nord di Vienna (nella foto), inaugurato da meno di un anno nel quartiere periferico di Florisdorf, oltre il Danubio. In Austria questa è una notizia, perché per tradizione in tutti gli ospedali è presente il crocifisso. Avervi rinunciato questa volta non è dunque un caso, ma una scelta precisa del Krankenanstaltverbund (Kav), la holding pubblica di Vienna che amministra tutti gli ospedali della città.
L’Ospedale Nord è l’ultimo della serie e sicuramente il più importante, dopo l’Ospedale generale che si trova in centro città. In questa sede sono confluiti reparti di altri ospedali minori, alcuni dei quali sono stati addirittura chiusi. Con si suoi 800 posti letto è dimensionato per accogliere ogni anno 40.000 pazienti, offrire prestazioni ambulatoriali ad altri 250.000 e consentire 16.000 interventi in sale operatorie.
Perché dunque in questa nuova “cattedrale” della salute si è ritenuto che fosse meglio lasciare fuori dalla porta il crocifisso e ricoprire invece le pareti con rasserenanti immagini di boschi di betulle? “La decisione – spiega il direttore sanitario Jochen Haidvogel – era stata presa già in fase di progettazione. La croce è un simbolo religioso e in quanto tale costituirebbe un elemento di discriminazione nei confronti di altre confessioni religiose”. Per la verità, nessun e ebreo o mussulmano finora aveva mai sollevato obiezioni, “ma – aggiunge Haidvogel – nessuno nemmeno ha mai sentito la mancanza di simboli religiosi nelle camere”.
E negli altri ospedali di Vienna come ci si regola? Il Kav lascia i direttori sanitari liberi di decidere come meglio credono. Nell’Ospedale generale (1.800posti letti, quasi 80.000 ricoveri all’anno) i crocifissi ci sono in ogni stanza. Spiega la portavoce Karin Fehringer: “Per le altre religioni abbiamo riservato locali per la preghiera. Fino ad oggi nessuno ha mai avuto da ridire per la presenza dei crocifissi”. E a nessuno della direzione per ora è venuto in mente di toglierli.
L’arcidiocesi di Vienna non ha protestato per la scelta diversa fatta per l’Ospedale Nord. Ma, a domanda del giornalista del programma di informazione dell’Orf “Wien heute”, il portavoce Michael Prüller ha dichiarato: “Naturalmente la cosa ci dispiace, perché noi vediamo nella Croce non soltanto il simbolo del Cristianesimo, ma anche un segno che dalla sofferenza può derivare la salvezza e che la malattia e la morte non hanno l’ultima parola”.
Inevitabile che il bando al crocifisso diventi anche carburante della imminente campagna elettorale per il rinnovo del Comune di Vienna. Per l’Fpö, il partito dell’estrema destra sovranista, la rinuncia al simbolo del Cristianesimo è un evidente atto di sottomissione all’Islam trionfante. Forse non è così, anche perché nessun paziente musulmano ha mai protestato per la presenza di croci non solo negli ospedali, ma anche nelle scuole e nelle aule giudiziarie. Le contestazioni vengono, semmai, da ambienti agnostici.
L’aspetto curioso della vicenda è che i responsabili del Kav, che hanno bandito il crocifisso, sono gli stessi che in fase di costruzione dell’Ospedale Nord si erano rivolti a un “energetico” del Mondsee (Alta Austria), per proteggere l’area dalle energie negative della natura. Questi aveva “analizzato” il terreno, sentenziando alla fine che si dovesse realizzare tutto intorno un anello, per tenere al largo le “energie negative”. La prestazione esoterica era costata 95.000 euro (ne avevamo riferito in questo blog il 19 marzo 2018). Nessuno se ne sarebbe accorto se, a causa degli scandali per tangenti e corruzione che avevano fatto lievitare i costi da 800 milioni 1,4 miliardi, non si fosse resa necessaria una revisione contabile da parte della magistratura. E dalle fatture passate al setaccio era sbucata fuori anche quello dell’”energetico” del Mondsee.
In altre parole, si può non credere in Dio e nella religione cristiana, ma si può credere alla magia.
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