Mercoledì 4 Dicembre 2024

Mai come negli ultimi giorni il presidente dell’Ucraina, Wolodymyr Zelensky, ha volato tanto in giro per l’Europa e per il mondo. Tutto è cominciato con il volo dalla Polonia all’Italia. Poi il volo a Berlino, poi da Berlino a Parigi e quindi a Londra. Oggi, infine, lo abbiamo visto in Giappone.

In tutte queste trasvolate Zelensky è stato ospitato su aerei dei Paesi a cui andava a far visita. Non è la norma. Di solito i Capi di Stato o di governo viaggiano su aerei della propria flotta. Per il presidente ucraino, però, è stata fatta una eccezione, che è facilmente spiegabile. C’era la possibilità che il suo aereo fosse abbattuto. Non proprio dalla Russia, ma magari da “omini verdi” come quelli che nel 2014 avevano invaso la Crimea.

Per evitare di correre questo rischio, seppure remoto, i Paesi che hanno accolto in questi giorni il leader della Resistenza ucraina hanno preferito farlo viaggiare su propri aeromobili, nella convinzione che né la Russia, né gli “omini verdi” avrebbero osato abbatterli. Ma, per un eccesso di prudenza, tutti i voli sono stati accompagnati da due caccia intercettori delle varie aeronautiche militari, pronti a intervenire di fronte a eventuali minacce. Li abbiamo visti anche noi, quando la tv ha trasmesso in diretta l’arrivo a Ciampino dell’aereo del 31.mo Stormo (quello con la scritta “Repubblica italiana” sulla fusoliera, utilizzato dal nostro Paese per i voli di Stato) con a bordo il presidente Zelensky: accanto a lui volavano due Eurofighter dell’Aeronautica militare.

Wolodymyr Zelensky ha sempre potuto contare sulla protezione di due “angeli custodi” durante i suoi voli, tranne che per un breve lasso di tempo, in cui si è trovato solo. È accaduto quando l’Airbus A319 della Luftwaffe, che lo portava da Roma a Berlino, ha attraversato da sud a nord il territorio austriaco. L’Austria, infatti, è un Paese neutrale e, in quanto tale, non può essere sorvolato da aerei di Paesi in guerra, mentre può esserlo da aerei militari di altri Paesi, se preventivamente autorizzati.

Per l’Airbus tedesco che aveva a bordo il presidente ucraino non c’era necessità di alcuna autorizzazione ad hoc, perché disponeva di un’autorizzazione permanente. Ma tale autorizzazione non era stata chiesta per i due Eurofighter italiani, che pertanto si sono fermati al Brennero. L’Airbus tedesco con il presidente ucraino a bordo ha attraversato il breve tratto austriaco senza accompagnatori. Una volta entrato in territorio tedesco è stato subito affiancato da due caccia intercettori della Luftwaffe.

Il sorvolo è durato pochi minuti e il rischio è stato insignificante. Ma l’episodio rivela il carattere contradditorio della neutralità austriaca. Neutralità di un Paese che ha aderito liberamente all’Unione Europea, accetta la sua politica di sicurezza, è circondato da ogni lato da Paesi Nato che, in caso di aggressione, interverrebbero in sua difesa. Ma quando si tratta di transiti militari, sulla terra o in cielo, richiede un’autorizzazione.

Pare si tratti ormai di una formalità. Lo scorso anno, per esempio, sono state richieste e concesse 6.550 autorizzazioni e 6.550 volte aerei militari di altri Paesi europei hanno sorvolato l’Austria. Per i jet che accompagnavano Zelensky l’autorizzazione non era stata richiesta – forse perché il volo era stato ordinato all’ultimo momento, forse per ragioni di segretezza o forse perché il tragitto era breve – e così al confine del Brennero hanno dovuto invertire la rotta.

NELLA FOTO, l’arrivo di Wolodymyr Zelensky a Fiumicino con l’aereo del 31.mo Stormo.

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