Domenica 3 Novembre 2024

L’Ungheria di Viktor Orban è casualmente membro dell’Unione Europea e della Nato. Di fatto è un Paese che non perde occasione per schierarsi a fianco della Russia di Putin. Lo aveva fatto già ai tempi della pandemia, acquistando vaccini Sputnik non riconosciuti dall’agenzia del farmaco dell’Ue. Lo sta facendo di nuovo ora, adottando acriticamente la propaganda anti-ucraina di Mosca e votando contro ogni provvedimento europeo a favore del Paese aggredito con l’”operazione militare speciale”.

Questo ultimo tema è presente anche nella campagna elettorale per l’Europarlamento, a cui in Ungheria si aggiunge quella per il rinnovo dei consigli comunali. Orban, come molti filo-putiniani in Italia, è convinto che la pace in Ucraina si possa raggiungere soltanto per via diplomatica, convincendo Zelensky ad arrendersi e cedendo ai russi i territori invasi. Chi non la pensa come lui è un “guerrafondaio”, che non vuole la pace e preferisce correre il rischio che la guerra si allarghi, coinvolgendo altri Stati, magari anche l’Ungheria.

Uno che non la pensa come Orban è Andras Nemeny, sindaco di Szombathely, 78.000 abitanti, la città più antica dell’Ungheria, capoluogo della contea di Vas, al confine con l’Austria. Nemeny è un nemico di Orban e per questo Fidesz, il partito del premier, lo ha definito “l’uomo della guerra”, in quanto non condivide il pacifismo filorusso del premier. Ma Nemeny è anche un amico dell’ex premier Ferenc Gyurcsany, da sempre avversario di Orban.

Per attaccare Nemeny, Fidesz ha diffuso casa per casa un volantino in cui si vede una città in fiamme e in primo piano una anziana donna che si copre il volto in lacrime con le mani. Il messaggio è chiaro: se il partito di Orban dovesse subire un tracollo, andrebbero al potere i guerrafondai e le città dell’Ungheria sarebbero messe a ferro e fuoco (dai russi?), come quella che appare nella foto.

Il problema però è che la città raffigurata nella foto non è ungherese. Si tratta evidentemente di una immagine trattata con photoshop, per aggiungere lingue di fuoco e fumo agli edifici e lungo la strada. Benché fumo e fiamme mascherino in parte l’immagine, all’occhio attento non può sfuggire che la strada e gli edifici che la fiancheggiano sono quelli del Getreidemarkt, una delle strade più note e frequentate di Vienna. È quella che incomincia al Volkstheater, passa a fianco del MuseumsQuartier (a destra) e ai Natur- e Kunsthistorische Museen (a sinistra), per terminare al palazzetto della Secession. In altre parole, il partito di Orban ha “dato fuoco” a una strada del centro di Vienna, per far capire ai suoi elettori quali pericoli si potrebbero correre non obbedendo ai diktat di Vladimir Putin.

Chi conosce la capitale austriaca identifica facilmente gli edifici. Ma, se ancora sussistessero dubbi, a tagliar la testa al toro è il logo della Technische Universität, che appare sulla facciata di uno degli edifici, al secondo piano, in un riquadro delle dimensioni di una finestra. Il riquadro ha gli angoli arrotondati e sul fondo blu appaiono in grosso formato le lettere “TU” (acronimo dell’Università tecnica) e sotto la scritta “WIEN”.

Nel volantino che spaccia Vienna per una città dell’Ungheria, c’è anche spazio per un sillogismo: “Gyurcsany è un uomo per la guerra. Nemeny è un uomo di Gyurcsany. Chi vota per lui, vota per la guerra”.

NELLE DUE FOTO, in alto, l’immagine apparsa nel volantino di Fidesz: si vedono palazzi in fiamme; in basso, la foto attuale del Getreidemarkt, ripreso avendo alle spalle la Secession. In entrambe le foto si può intravedere nell’edificio di sinistra, al secondo piano, la tabella con il logo della Technische Universität Wien.

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