Perché Rudolf Anschober (nella foto), ministro della Salute, piace a gran parte degli austriaci, tanto che il suo gradimento nei sondaggi è pari a quello del cancelliere. Forse perché è una persona normale, che usa parole di buon senso e cerca il consenso, per convincere la gente che lo ascolta e gli oppositori in Parlamento. L’essere un maestro di scuola elementare può essergli stato utile per il linguaggio che adopera, con cui, pur non essendo lui uno scienziato, riesce a tradurre per la gente il linguaggio degli scienziati. Un compito importante in tempi in cui si ha a che fare con un virus di cui ancora si conosce poco.
Anschober ha dato prova delle sue qualità anche ieri, quando ha tenuto una “dichiarazione” pubblica su ciò che farà il governo per fronteggiare quella che lui ha chiamato la “fase 4” dell’epidemia da Covid-19. Lo ha fatto in particolare quando ha annunciato che, in caso di una nuova situazione di emergenza, andrà a riferirne alla prima commissione del Parlamento (dove sono rappresentati tutti i partiti), così come viene richiesto dalle opposizioni. “Ovunque vi siano interventi lesivi dei diritti fondamentali – ha detto – ci confronteremo con la prima commissione”. Ma anche con il Parlamento e con il Bundesrat (la seconda Camera rappresentativa dei Länder) sarà intensificato il dialogo.
Vediamo ora in dettaglio i punti principali della “dichiarazione” di Anschober.
Il primo riguarda il vaccino. Il ministro conta di poter disporre fin da gennaio di 600.000 dosi, con cui potrebbero essere praticate 300.000 vaccinazioni. “La condizione – ha detto – è che le ditte che se ne stanno occupando mantengano le promesse e che segua tempestivamente l’immissione sul mercato”. In tutto dovrebbero essere disponibili cinque vaccini di diverse case farmaceutiche. Naturalmente le prime dosi consegnate non risolveranno tutti i problemi, ma almeno comporteranno un alleggerimento della situazione. La precedenza nelle vaccinazioni sarà data a chi lavora nell’ambito sanitario e dell’assistenza.
Resta un punto di domanda sull’efficacia del vaccino e su quante persone si faranno effettivamente vaccinare. La propensione nei confronti dei vaccini per le tradizionali influenze in Austria è molto bassa, tra l’8 e il 9 per cento. Ma di fronte al Covid-19 il ministro spera che possa andare oltre il 50%. Solo se oltre la metà della popolazione sarà vaccinata nella prossima stagione estiva anche i gruppi a rischio saranno protetti da un’infezione.
E in attesa che arrivi il vaccino? La mascherina naso-bocca – ha detto il ministro – ci sarà costante compagna nel prossimo autunno e nell’inverno, perché dovrà proteggerci anche da il rischio di contagio di altre influenze e malattie da raffreddamento. La fase quattro dell’epidemia è quella in cui potrebbe manifestarsi una seconda ondata di contagi, che spesso, come dimostra la storia delle malattie infettive, è più forte della prima. Insomma, il messaggio forte e chiaro di Anschober è di non abbassare la guardia ed è rivolto a connazionali che invece in questi ultimi tempi l’hanno molto abbassata, quasi che il problema Coronavirus fosse ormai un capitolo chiuso.
Il ministro ha parlato poi del turismo invernale e della scuola. Quanto al primo, si sta lavorando alacremente per stabilire le regole da applicare nei poli sciistici. Saranno pronte entro al fine del mese. Si potrà sciare, ma nel rispetto di determinate condizioni. Come dire che non potrà esserci un’altra Ischgl.
Per la scuola Anschober non ha fatto altro che confermare le indicazioni già venute dal ministro dell’Istruzione. L’attività didattica riprenderà normalmente quasi come prima dell’epidemia. Ma ha aggiunto che, nell’eventualità di nuovi, numerosi contagi si dovrà intervenire con determinazione.
A proposito di monitoraggio dei contagi, non poteva mancare un riferimento all’”Ampelsystem”, ovvero a quel “semaforo” a quattro colori che si vuole introdurre per classificare la gravità dei contagi, regione per regione. L’attribuzione dei colori (dal verde, che sta per nessun pericolo, al rosso, che segnala il massimo allarme) avverrà in base a quattro indicatori: il numero dei contagi, il numero dei test, l’analisi dei focolai (ove si manifestassero), la capacità del sistema sanitario.
L’analisi di questi dati consentirà alla commissione di esperti di esprimere un giudizio complessivo, che sarà dato in piena trasparenza. Tutti gli elementi e i dati saranno pubblicati su una pagina web, in modo che ogni cittadino possa averne contezza.
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