Sabato 8 Novembre 2025

Le casse mutue di malattia in Austria sono in gravi difficoltà, che potrebbero diventare drammatiche tra pochi anni. Parliamo di enti di assistenza sanitaria, per la copertura di spese mediche e ospedaliere, analoghe a quelle esistenti in Italia prima della nascita del Servizio sanitario nazionale. In Austria di queste casse ce ne sono più d’una – per diverse categorie professionali, per dipendenti pubblici, per differenti aree geografiche – autonome e indipendenti l’una dall’altra, ma riunite in una organizzazione a livello nazionale, la Österreichische Gesundheitskasse (Ögk).

A lanciare l’allarme sulla gravità della situazione è stato il suo presidente Peter McDonald. Ha fornito pochi, ma essenziali dati per farsi capire: le classi di età tra i 55 e i 65 anni tra non molto avranno superato tutte i 65 anni e ciò significherà un enorme aggravio per i conti dell’Ögk. Nel 2000 (25 anni fa) gli assicurati con più di 65 anni erano in Austria 1,2 milioni. Oggi sono 1,8 milioni, con un aumento del 50%. Le previsioni dicono che tra 25 anni saranno 2,7 milioni.

Contemporaneamente sta calando drammaticamente il numero delle persone al lavoro, che versano i loro contributi alle casse sanitarie. Tra 25 anni l’Austria ne avrà 300.000 in meno, che significherà un calo contributivo di un miliardo. A ciò si aggiunga un atteggiamento comportamentale sfavorevole: gli austriaci sono campioni del mondo nel ricorrere alle cure mediche. I numeri non mentono: gli ultrasessantacinquenni si rivolgono al medico mediamente una volta ogni due settimane, ovvero 26 volte all’anno.

Insomma, sempre più anziani da assistere, ma con minori entrate, perché la popolazione attiva diminuisce, perché aumenta il tasso di disoccupazione, perché (ma questo è un fenomeno contingente) la crescita economica è negativa. McDonald ha lanciato l’allarme, ma senza essere in grado di proporre soluzioni, se non quella di “prepararci fin d’ora per il futuro, discutendo su nuovi metodi per un miglior servizio ai pazienti, ma sollecitando anche una maggiore responsabilità dei singoli”.

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