Venerdì 4 Ottobre 2024

kreuz_apa_031109_726La sentenza della Corte europea di Strasburgo, che impone all’Italia di togliere il crocefisso dalle aule scolastiche, fa discutere molto anche in Austria. Ne hanno riferito ieri tutti i giornali nei loro siti web e l’argomento ha appassionato i lettori, come dimostra la gran quantità di commenti pubblicati (a fine giornata erano 68 sul quotidiano “Kleine Zeitung”, 87 su “Die Presse” e addirittura 434 su “Der Standard”).

L’opinione di molti è che, dopo l’Italia, una sentenza analoga della Corte di Strasburgo possa essere pronunciata per l’Austria. Anche in questo Paese, infatti, il crocefisso è presente nelle aule scolastiche, in base al concordato del 1962 e alla legge sull’insegnamento della religione. Lo scorso anno alcuni genitori avevano contestato l’esposizione del crocefisso in una scuola materna di Linz, ma non avevano fatto ricorso alle aule di giustizia, né a quelle austriache, né men che meno alla Corte europea.

Secondo alcuni costituzionalisti, la sentenza di ieri nei confronti dell’Italia non sarebbe immediatamente applicabile all’Austria. Il Concordato con il Vaticano, infatti, non prevede l’esposizione del crocefisso in tutte le aule, ma soltanto in quelle in cui si sia espressa a favore della religione cristiana oltre la metà degli alunni. Questa distinzione potrebbe indurre la Corte europea a un atteggiamento diverso nei confronti dell’Austria.

Del resto, una modifica della norma appare al momento piuttosto complicata. Avendo il rango di norma costituzionale, si richiederebbe una maggioranza di due terzi del Parlamento, difficile da raggiungere. Il Partito popolare (Övp), infatti, è contrario all’eliminazione del crocefisso e il Partito liberalnazionale (Fpö) vorrebbe una modifica della norma, ma in senso contrario: rendendo obbligatorio il crocefisso anche là dove gli alunni di religione cristiana siano minoranza. Si richiederebbe, inoltre, una modifica del Concordato, raggiungibile soltanto con l’accordo della Santa Sede.

In Austria il crocefisso è esposto anche nelle aule dei tribunali, ma questo, secondo i giuristi, non dovrebbe costituire un problema. In quelle sedi il crocefisso non ha un significato religioso, ma solo un valore funzionale: serve per prestarvi sopra il giuramento. Tant’è che se il testimone non è di fede cristiana, gli viene chiesto di giurare sulla Thora o sul Corano.

Anzi, l’uso del testo sacro dell’Islam è sempre più frequente, dato l’alto numero di immigrati di fede musulmana. Si stima che entro il prossimo anno i fedeli di questa religione supereranno per numero i protestanti, diventando così la comunità religiosa più consistente dell’Austria dopo quella cattolica. Mentre, infatti, il numero dei cattolici e dei protestanti è in costante, drammatico calo, quello degli islamici è in rapida crescita.

I dati degli ultimi 35 anni sono significativi. I cattolici, che nel 1971 erano 6.548.316 (su 8 milioni di abitanti), nel 2006 sono scesi a 5.630.700; nello stesso arco di tempo, i protestanti sono scesi da 447.070 a 326.117. Al contrario, gli islamici sono cresciuti da 22.267 a oltre 400.000.

I dati sono molto precisi, perché in Austria le comunità religiose beneficiano di un contributo dello Stato in base al numero degli aderenti, che devono dichiararlo ufficialmente. La dimensione del fenomeno dell’esodo dalla Chiesa – cattolica o protestante – non è rilevata da sondaggi, ma dai registri dello stato civile. E ha, naturalmente, un importante risvolto economico. L’abbandono della religione cattolica di quasi un milione di fedeli ha comportato una perdita di svariati milioni di euro.

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