Lunedì 2 Dicembre 2024

20.10.04 Duomo di Salisburgo - CopiaPrima o poi – più prima che poi – dovremo pagare il biglietto per entrare nel duomo di Salisburgo (nella foto). L’arcidiocesi ha le casse vuote e deve correre ai ripari. L’ingresso a pagamento sarà uno dei “ripari” previsti per sistemare i conti. Naturalmente i fedeli entreranno gratis per partecipare alle liturgie, ci mancherebbe! Il biglietto dovrà essere acquistato soltanto dai turisti, che sono interessati al duomo come architettura e scrigno di opere d’arte, non come casa di Dio.

Il provvedimento, per ora soltanto annunciato, colpisce molto, perché è il primo del genere in Austria. Si paga il biglietto anche in altre chiese, ma per visitarne spazi non direttamente legati al culto. Per vedere la cripta, per esempio, per salire sul campanile. A Salisburgo, invece, si pagherà proprio per mettere piede nel duomo.

Come si sia giunti a questo passo è presto detto. L’arcidiocesi deve recuperare al più presto quasi 5 milioni di euro, che corrispondono a poco meno di un decimo del suo bilancio annuale. L’importo è il risultato a un calo delle entrate di 3 milioni, dovuto principalmente all’esodo di fedeli.

In Austria, come abbiamo spiegato altre volte in questo blog, non esiste l’8 per mille, come in Italia. I finanziamenti avvengono in un modo più diretto: chi si dichiara cattolico all’anagrafe è tenuto automaticamente a versare un tributo annuale alla Chiesa, che corrisponde a una percentuale del suo reddito. Gli scandali degli ultimi anni, dovuti soprattutto a preti (e a un cardinale) pedofili, hanno indotto molti fedeli ad andarsene, dandone una comunicazione formale all’ufficio competente. Una delle conseguenze è stata il venir meno del contributo.

In Carinzia il fenomeno ha avuto un picco lo scorso anno, in seguito al comportamento scandaloso del precedente vescovo Alois Schwarz (che peraltro continua a fare il vescovo, alla guida della diocesi più importante di St. Pölten). E così anche qui molti fedeli se ne sono andati. L’aspetto singolare è che chi se n’è andato non lo ha fatto perché aveva perso la fede, ma al contrario perché convintamente cattolico non sopportava più alcune degenerazioni della sua Chiesa.

Quali che siano state le ragioni dell’abbandono, il risultato per l’arcidiocesi di Salisburgo è che ora si trova con l’acqua alla gola, finanziariamente parlando. In più si sono aggiunti 1,5 milioni di maggiori oneri per il fondo pensioni dei preti, che non vengono erogate dallo Stato.

Per far fronte all’emergenza si ricorrerà ai finanziamenti del piano di emergenza per il Covid-19 a favore delle organizzazioni no profit dell’arcidiocesi e si punterà a una gestione più efficiente del patrimonio immobiliare (leggi: aumento dei canoni di affitto di appartamenti e terreni di proprietà della Chiesa). Infine si introdurrà il biglietto d’ingresso al duomo, di cui si è detto sopra e su cui si conta molto: il duomo di Salisburgo è una delle chiese più visitate dai turisti in Austria.

Le difficoltà della Chiesa salisburghese sono condivise da molte altre diocesi, tra cui quelle di Klagenfurt e Graz.

Anche Vienna non naviga in buone acque. Il duomo di Santo Stefano era visitato da 6 milioni di turisti all’anno. L’epidemia da Coronavirus ha ridotto questo numero di due terzi, con enormi perdite finanziarie. Benché la chiesa sia accessibile gratuitamente, si paga l’ingresso alle catacombe, alla torre del Pummerin, alla “Steffi” (il campanile più alto), si pagano le visite guidate. Inoltre la maggior parte dei visitatori non se ne va senza prima aver acquistato qualcosa nello shop dei souvenir.

Il parroco Toni Faber ha stimato nei primi sei mesi dell’anno una perdita di 2 milioni. Si dovrà presto correre ai ripari. Già ora molti collaboratori nei servizi turistici sono in cassa integrazione. Ma mons. Faber non pensa a introdurre biglietti d’ingresso: risolverebbero molti problemi di cassa, ma, a differenza dei colleghi di Salisburgo, teme che i danni sul piano pastorale sarebbero enormi.

 

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