Venerdì 17 Gennaio 2025

Il monte Prisojnik si trova nelle Alpi Giulie slovene, sopra il passo Vrsic. È noto agli alpinisti, perché lungo la sua cresta si spalanca una enorme finestra nella roccia, molto più grande di quella del monte Forato. Gli sloveni la chiamano Okno, che vuol dire appunto “finestra”. Una delle vie ferrate di salita passa proprio di lì. Non è difficile, anche se fa un po’ impressione affacciarsi dall’alto su quella finestra e vedere i cavi d’acciaio e le staffe che la raggiungono dal basso.

Proprio in quel tratto terminale del percorso attrezzato un’alpinista di 17 anni, dell’Alta Austria, è rimasta vittima di un incidente che avrebbe potuto costarle la vita e che invece le ha procurato lesioni gravi, ma non mortali. La giovane stava arrampicando sulla ferrata assieme alla sorella di 24 anni. Nel tratto terminale, in prossimità dell’Okno, avevano incontrato banchi di neve indurita, non visibili dal basso. Dopo aver superato con cautela i primi tratti, si erano rese conto che sarebbe stato rischioso proseguire, non avendo ramponi e piccozze per affrontare una pendenza di 45 gradi. Tuttavia, come spesso accade in montagna, la discesa si era presentata loro più difficile della salita, cosicché si erano viste costrette a continuare la salita, incoraggiate dal fatto che l’uscita dalla “finestra” appariva ormai vicinissima.

Erano ormai a due metri dalla finestra, quando la più giovane è scivolata, compiendo un volo di 120 metri: dapprima sul pendio di neve, poi su un tratto di ghiaie, poi di nuovo su un banco di neve, per finire in un crepaccio profondo due metri. Davvero un colpo di fortuna, perché poco sotto quel crepaccio avrebbe trovato un salto di roccia di 150 metri.

A quel punto è stato determinante l’intervento della sorella maggiore, che con estrema cautela è scesa lungo il nevaio, nella direzione in cui aveva visto precipitare la sorella minore. Ha potuto individuare il crepaccio, sentendo i lamenti della sorella: era incastrata e affondata nella neve fino alla cintola. Impossibile trarla da quella morsa. In attesa dei soccorsi, chiamati via telefono, la 24enne si è calata anche lei nel crepaccio e, raggiunta la sorella, le ha somministrato degli antidolorifici, le ha infilato in testa una cuffia e le ha avvolto il corpo con un telo termico.

Subito dopo è uscita dal crepaccio e ha tracciato dei segni nella neve, perché fossero facilmente individuabili dall’elicottero del soccorso alpino. Questo è arrivato con un’ora e mezza di ritardo, perché impegnato in altre missioni. I primi due soccorritori calati con la fune sul posto non sono stati in grado di recuperare la ragazza. Sono dovuti intervenire altri quattro uomini, in tutto sei, e solo allora è stato possibile portarla in superficie e poi trasferirla in elicottero all’ospedale di Jesenice.

La giovane era ricoperta di sangue dalla testa ai piedi. Presentava una vasta ferita alla spalla sinistra, un polmone perforato, fratture multiple alle costole, due vertebre cervicali fratturate, contusioni e abrasioni ovunque. Inizialmente la prognosi era riservata, ma già dopo due giorni di cure intensive, in particolare al polmone, i medici hanno potuto dichiararla fuori pericolo ed è stato possibile il trasferimento al Klinikum di Klagenfurt.

NELLA FOTO, l’Okno (la “finestra”) del Prisojnik, come si presenta all’alto. Sulla destra si vedono gli ultimi cavi della ferrata, che però apparivano coperti di neve nel giorno dell’incidente. La ragazza è scivolata quando ormai era a due metri dall’uscita.

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