Sabato 14 Dicembre 2024

10.03.06 01 Christoph Schönborn cardinale di ViennaProprio nel giorno in cui il vescovo di Ratisbona affrontava in una lettera i casi di molestie sessuali nei confronti dei ragazzini del coro del suo duomo (la stampa internazionale ne ha riferito ieri), a Vienna si riuniva la Conferenza episcopale austriaca, per affrontare lo stesso tema, scossa da una serie di gravi episodi, l’ultimo in ordine di tempo nell’abbazia di Admont, in Stiria. La coincidenza di tempi è casuale – la riunione dei vescovi austriaci era stata convocata da un pezzo, senza che si sapesse ciò che stava maturando a Ratisbona – ma è un segnale di quanto diffuso sia il fenomeno della pedofilia nelle istituzioni religiose (soprattutto in collegi e seminari) e di come la Chiesa abbia deciso di voltare pagina, per affrontarlo di petto e senza reticenze. Il documento conclusivo della conferenza episcopale è eloquente. E ancor più eloquente è il fatto che il primate della Chiesa austriaca, cardinale Christoph Schönborn, abbia accettato di parlarne in apertura del telegiornale delle 22, il più seguito in Austria, rispondendo a tutte le domande della conduttrice Ingrid Thurner, anche alle più scabrose.

“Purtroppo – ha ammesso il porporato – in passato si è preferito ingiustamente proteggere i carnefici, anziché le vittime. Mentre la preoccupazione per queste deve stare al primo posto”. Soltanto negli ultimi anni nella Chiesa è prevalso il convincimento che “di fronte alle accuse di abusi sessuali nulla conta di più della verità, la sola capace di rendere liberi”. Schönborn ha proseguito asserendo che sono passati i tempi in cui si preferiva nascondere sotto il tappeto i casi di pedofilia. Oggi i sacerdoti che si macchiano di un simile peccato vengono immediatamente sospesi dal loro ufficio. A titolo d’esempio, il cardinale ha citato un prete della Bassa Austria, ridotto recentemente allo stato laicale, dopo una condanna subita per molestie a minori.

Le affermazioni di Schönborn possono sembrare scontate, ma non lo sono, ove si consideri la storia recente della Chiesa austriaca. Soltanto 15 anni fa erano venuti alla luce episodi di abusi sessuali nei confronti di seminaristi, commessi in gioventù dall’anziano arcivescovo di Vienna Hermann Groer, predecessore di Schönborn. In quell’occasione le accuse erano state respinte e nei confronti delle vittime la Curia viennese aveva sollevato infami insinuazioni, chiedendosi come mai si fossero decise a parlare dopo tanti anni.

Ma lo scandalo Groer del 1995 è risultato alla fin fine uno “choc salutare” (sono parole di Schönborn), perché ha avviato un salutare processo di riflessione all’interno della Chiesa austriaca. “Negli anni ‘90 – ha dichiarato Schönborn – le tardive rivelazioni di casi di pedofilia venivano rimosse mettendo in dubbio la credibilità delle vittime. Per tali comportamenti oggi non possiamo che provare rimorso, chiedere perdono e fare ogni sforzo per rimarginare le ferite”.

Non soltanto parole, ma un impegno preciso. Entro l’estate, come si è detto, una apposita commissione elaborerà linee guida valide in tutta l’Austria per prevenire altri episodi di pedofilia nelle istituzioni della Chiesa e per intervenire tempestivamente ove questi si dovessero riproporre.

Nella foto, il cardinale Christoph Schönborn, primate della Chiesa austriaca.

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